Capitolo 25 Diverbi continui

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Capitolo 25 Diverbi continui pt1/3

"You are the cause of my euphoria"

Rimasi chiuso in casa per ben due giorni, insieme a Jungkook

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Rimasi chiuso in casa per ben due giorni, insieme a Jungkook. Quel posto era diventato il nostro nido d'amore, e ben presto mi dimenticai del perché fossi tanto arrabbiato con lui, la felicità di averlo ritrovato prese posto dell'ira, ricordandomi delle promesse che avevo fatto a me stesso molto tempo prima, ovvero di non avere rimpianti. Amavo quel ragazzo, lasciarlo andare per l'orgoglio era la cosa più stupida che potessi fare. Lo avevo cercato, e sperato con tutto il cuore di trovarlo, per davvero troppo e ora che era davanti ai miei occhi non lo avrei mai fatto andare via, nemmeno sotto tortura. Mi rivedevo in lui, quando lo guardavo ci scorgevo solo tanto amore e un futuro, quello che agognavo tanto e che non avevo trovato mai in nessuna persona che mi era stata accanto, nemmeno in Somin con cui avevo passato ben sei anni della mia vita. Jungkook lo conoscevo da molto più tempo, ma il destino ci aveva inesorabilmente allontanati fino a farlo diventare quasi un estraneo. È tornato con un'altra identità, ma la sua persona mi ha catturato dal primissimo istante. Ironico pensare che lui, praticamente uno sconosciuto per me, sapesse di "per sempre" molto più di Somin. Con lui sognavo una famiglia, tanti bei momenti, cene e festività felici. Certo, i miei genitori erano ancora lontani da me. Dall'ultima discussione con mio padre non li avevo più visti, e nonostante mamma avesse provato a inviarmi messaggi e a chiamare, io e il mio orgoglio avevamo fatto finta di non vedere le notifiche sul cellulare. Tutto il periodo passato da Jimin, e le sue relative richieste di starmi lontano fino a quando non sarei stato meglio, l'avevano tenuta ancora più distante e, siccome ero rimasto da lui più giorni di quanti ne avessimo pensato, sicuramente qualche volta era venuta a cercarmi a casa mia senza mai trovarmi. Un po' mi ero pentito di quella scelta. La rabbia per come mio padre mi aveva trattato, e le parole infelici sulla situazione di Jungkook, che mi stava tanto a cuore, non mi permettevano di dimenticare e andare avanti facendo finta di nulla. Ho sempre sognato di ritrovare in loro, nella figura dei miei genitori, qualcuno che appoggiasse sempre me e le mie scelte, ma così non era stato e nei momenti più bui della mia vita, piuttosto che essermi d'aiuto, avevano contribuito ad affossarmi ancora di più. Come potevo perdonarli? Papà non mi aveva chiamato nemmeno quando la televisione aveva annunciato una possibile guerra tra le due Coree dopo il ritrovamento della spilla e della divisa nordcoreana, eppure ero un generale e sarei stato il primo a scendere in campo se fosse scoppiato l'irrimediabile. La possibilità di morte in battaglia era alta, ma a lui non importava niente di me. Mi faceva male il cuore, ma Jungkook era sempre stata la mia ancora di salvezza e il volere che tutti quelli che mi amavano gli portassero rispetto superava di gran lunga il resto.
Sebbene non fosse stato del tutto sincero, fingendosi un altro e avendo avuto cattive intenzione al suo arrivo, mi fidavo solo delle cose che avevo visto negli ultimi periodi insieme. E ci credevo nel suo pentimento, credevo nella sue parole e nelle sue lacrime, credevo al fatto che mi amasse più della sua stessa vita. In fin dei conti aveva davvero rischiato di farsi uccidere tornando nel nord per informarli di voler abbandonare la missione che gli era stata affidata, e questo per me contava più di qualsiasi altra cosa. Per questo motivo era mia responsabilità proteggerlo da chiunque volesse fargli del male. Non mento quando dico che lo avrei seguito da qualsiasi parte, persino incontro alla morte se necessario. Avevo pensato ovviamente alle conseguenze delle nostre azioni, ma Jungkook era originario del sud, era stato solo rapito e costretto da un sistema più grande di lui a fare delle azioni belliche, che in fin dei conti non erano mai state portate a termine. Dovevano capire la verità celata dietro quegli occhi nerissimi come la notte ma brillanti come stelle luminose che appartenevano a Jungkook soltanto. Non si poteva fare del male a una creatura tanto bella e dolce come lui, e se c'erano persone tanto cattive da sfiorarlo solo per ferirlo non me ne sarei mai stato con le mani in mano a guardarli mentre lo uccidevano.

Ho inseguito le stelle|Taekook🦋Where stories live. Discover now