La Cisterna - Seconda parte

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Zitta. Fino ad allora non aveva mai udito altro che respiri. Fino ad allora non aveva mai pensato che potesse esistere la parola.

Ci aveva mai pensato che esistesse la voce? Grigor indovinò che quello sfrigolio che le si accese sulle labbra poteva essere il primo vagito che pensava di venir fuori. Le strozzò il tentativo sul nascere, l'indice a premere sulle labbra.

Non provarci nemmeno! Stiamo già rischiando troppo. Non fare un fiato! Nemmeno quando verranno a prenderti. L'hai visto? Arrivano in due: camici e mascherine. Ti prendono per un braccio e ti portano via.

Sì: l'hai visto. Vai via così e ritorni così.

Questa è la tua vita. Questo sei: una carcassa in una Cisterna.

Il tono di Grigor s'era fatto ruvido.

Ricorda: non sei viva! Né adesso, né quando ti avranno riempito quella testa vuota. Tu non hai una vita: né passato né desideri. Non esisti! Quello che sentirai, penserai, vorrai o non vorrai? Stronzate. Bugie buone a farti essere quello che le belve chiederanno.

Immobile, adesso. La testa spaccata. Quel pezzo duro serrato dietro la gengiva. Ogni volta che lo sente, torna alla mente la Cisterna. L'oceano di corpi. La voce di Grigor.

Non so che vita ti metteranno addosso, stavolta. Ti ho vista entrare ed uscire dal serbatoio già molte volte. Una cosa la so di sicuro: quel che hanno in serbo non sarà piacevole. Quando sarai pronta, la vita che ti troverai ad indossare ti sembrerà bella, vera. Ti ci attaccherai con le unghie e con i denti. Per quanto detestabile, squallida, sarà comunque la tua vita. E quando ti verrà in mente che potrai perderla, ti farà male.

Anche se non aveva capito nessuna di quelle parole, quel contatto freddo e fastidioso in bocca l'aveva convinta ad ascoltare. Cucire quelle parole dietro i timpani.

Tremerai. Piangerai. Urlerai. Pregherai. Te la farai sotto.

Ti faranno cose terribili. Ti scaricheranno addosso tutto il male che hanno in corpo. Ti spaccheranno. Ti useranno. Senza limiti e confini. Conoscerai dolore e paura. È questo, quello che le belve vogliono. Hanno fame della tua paura e sete del tuo dolore. Senza, restano cani affamati. Senza, alla lunga, sono corpi vuoti. Senza, in astinenza, finiscono ad azzannarsi tra loro.

Scelse di credere.

Fino a quando noi non smetteremo di nutrirli, questo orrore andrà avanti. Non smetteranno di mungerci, tenerci qui stivati, riempirci, massacrarci e ripulirci. Svuotarci di nuovo per ricominciare.

C'è solo un modo per farli smettere. Dobbiamo smettere di pensare che possiamo soffrire. E avere paura. Perché le carcasse non conoscono dolore. E perché le carcasse non hanno una vita. Se non puoi soffrire e non hai nulla a cui tenere, non ha senso avere paura.

Grigor si mosse. Un colpo, come una frustata feroce. La mano del vecchio le si stampò sul viso. Il mare di respiri che tinteggiava il silenzio s'increspò di quel colpo secco. Le voltò lo sguardo. Quel coso duro ed amaro le tintinnò contro i denti. Tornò a guardare il vecchio, con gli occhi che stavano zitti a chiedere cosa fosse successo.

Visto? Solo la testa che si muove: nessun dolore, nient'altro. Questo è il minimo, lì fuori, quando ti avranno consegnato alle belve. Non dimenticarlo: nessun dolore! Sei soltanto una carcassa: non sai soffrire. Questo schiaffo, non dimenticartelo mai.

L'afferrò dalla nuca con entrambe le mani, avvicinandosela velocemente al viso, ficcandole gli occhi rattrappiti dritti nei suoi.

07-12-1987L: scarabocchi dorati, le parvero, quelli che lesse in fondo al nero delle sue pupille..

Questo è il codice che mi hanno dato. Anche tu ne hai uno. Ma questo è il loro codice. Questo è come loro ci chiamano. E se non smettiamo di usarlo, continueranno a vincere loro. Io non sono quello che vedi lì. Sono Grigor e sono tuo fratello.

E tu, tu sarai Siràn.

Da oggi. Forza, ripetilo!

Sei Siràn!

La Cisterna - I racconti di Archology 0.001Where stories live. Discover now