Capitolo Tre

183 18 2
                                    




Il destino mi saluta con la mano, ma il giudizio universale mi cammina alle spalle.

Shawn non é cambiato. La mascella emaciata é dovuta alle linee più marcate dei suoi muscoli, a dispetto del ciuffo floscio e del maglione slargato. Non sembra un incontro di lavoro, ma credo abbia mantenuto un aspetto casual appositamente. Sapeva avrei fatto lo stesso. L'ultima volta che indossava una giacca con cravatta é stato quando mi ha stretto la mano al funerale di Lauren. Il prete ci aveva esortato a scambiarci un gesto di pace. Noi c'eravamo guardati negli occhi sapendo che non avremmo mai trovato la nostra.

«Ciao, Camila.» Sorride, ma intreccia le mani fra loro, come se si costringesse a non scadere in convenevoli o brutti ricordi.

Premio lo sforzo con un sorriso gentile: «Stai aspettando da tanto?» Mi assicura di essere appena arrivato, ma la sua tazza di cioccolata é già finita. Non lo contraddico. La gentilezza é dovuta, ma la cordialità sarebbe troppo persino per me.

Improvvisamente non sappiamo cosa farcene delle nostre voci e dei nostri corpi. Sostiamo uno davanti all'altro, farfugliamo senza parole. Shawn mi fa cenno di sedermi e io mi muovo come un robot a cui sia stato impartito un ordine, ma con la grazia di una chitarra scordata. Non so quale dei due riveli più di me, ma é troppo impegnato a barcamenarsi nel medesimo paradosso per far caso al mio. La meccanicità di chi vuol nascondere, la goffaggine di chi non ci riesce.

«Dall'essere un pezzo di ferro ad un panetto di burro. Camila, nemmeno nella paura sai essere te stessa.» Lauren non ha di questi problemi. La sua essenza eterea fluisce senza strappi. Sono una brutta persona se, in questo momento, la invidio?

La cameriera mi serve un caffè doppio.

«Ho ordinato per te, spero non ti dispiaccia.» Balbetta Shawn.

«Si ricorda anche come bevi il caffè.» Lauren stampa un sorriso sornione sulle sue perfide labbra. «Tu cosa ricordi di lui? Oltre l'odio per te stessa, ovviamente.» Il suo mente scivola sulla mano. Mi osserva dal basso verso l'alto, ma non c'è niente di affettuoso in lei. É più dolce il mio caffè amaro del suo sguardo. Mi obbligo a non deflettere gli occhi da Shawn, ma oggi più che mai é difficile in quale realtà dividersi.

Sorseggio il caffè con un grazie sulle labbra. Arrossisco quando la tazzina trema contro il piattino.

«Lui sarà lusingato dalla tua emozione. Se solo sapesse che é tutto rimpianto e risentimento.» La voce di Lauren mi sollecita a far presto. Per lei questo giorno é come la mattina di Natale: i due colpevoli del suo ultimo respiro nella stessa stanza. Ma per me é come morire al posto suo. Di nuovo.
E ancora una volta mi chiedo: sono una brutta persona se canalizzo il suo dolore nel mio imbarazzo?

«Carter mi ha detto che avresti bisogno di una pubblicità diversa per il tuo album "innovativo".»

Drizza le spalle scrollandosi di dosso la confidenza. Siamo qui solo per una cosa e l'ho appena messo in chiaro. Questo non é il nostro confessionale e tantomeno il patibolo che ci aspetta. Beh, no. Forse per lui non ci sarà alcuna penitenza, ma in quel caso mi sentirei meglio o peggio? Conoscendomi sconterei la punizione al posto suo rendendo doppia la mia.

«Ho bisogno di qualcuno che mi conosca molto bene per valorizzare la musica che ho intenzione di produrre.»

«Ti serve solo qualcuno molto bravo nel suo lavoro.» Chiarisco, forse perché quel "molto" mi fa sentire addosso le tracce di un crimine.

«No, non c'entra la professionalità, quanto la comprensione. Le persone mi capiranno solo se qualcuno spiegherà loro i motivi della mia scelta e solo chi mi conosce saprebbe validarli.» I suoi occhi austeri mi mettano in soggezione, ma annuisco composta. «Non c'è niente di male in questo.» Evidenzia, ed io vorrei davvero pensarla come lui, per una volta. Sorrido. Non parlerò con il mio complice della colpa di un reato commesso a quattro mani. Sarebbe come compierlo daccapo.

HauntedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora