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POV: Xavier 

Dopo dieci minuti eravamo già entrambi davanti all'entrata della setta dei belladonna. Mercoledì era seduta sulla pietra fredda con lo sguardo perso nel vuoto mentre ascoltava la musica, potevo vedere i cavetti delle cuffiette mimetizzate coi suoi capelli.

-Vedo che fai buon uso del telefono che ti ho regalato alla fine-

-Ti aspettavi che ti avrei chiamato nel tempo libero?-

-Però mi hai scritto-

-Ti ho risposto, se non mi avessi scritto tu probabilmente non ci saremmo mai parlati gli scorsi mesi-

-Probabilmente? Quindi ci sarebbero state comunque delle possibilità che tu mi avresti scritto- Ricevetti uno dei suoi sguardi di morte e prima che potessi ancora dire qualcosa, si alzò di scatto e iniziò a marciare verso la foresta, e io la seguii.

-Avevi ragione, la luna è proprio bella sta sera-

-Ho sempre ragione-

-Quindi, è un appuntamento questo per caso?- chiesi io in tono sarcastico, ma probabilmente non si era sentito abbastanza perchè Mercoledì, che camminava proprio davanti a me, si fermò dal suo passo militare e le andai addosso, quasi cadendo. Lei era perfettamente intatta nel frattempo, senza parole.

-Non lo dire mai più, non lo pensare nemmeno-

-Scusa drama queen, stavo solo scherzando- dissi alzando le braccia al cielo.

-Bene. Non voglio che pensi che ti abbia veramente invitato ad un appuntamento, sarebbe imbarazzante per entrambi-

-Nulla di personale, vero?- le chiesi io ricordando cosa mi aveva detto lei qualche mese fa, quando avevo scoperto perché mi aveva veramente invitato al Raven. 

-Esatto-.

Eravamo fermi in mezzo ai boschi sotto la luce della luna, potevo sentire la tensione che si era creata, i suoi occhi scuri e profondi come un buco nero erano fissi ai miei, i raggi argentati della luna si erano posati taglienti sul suo viso e mi chiesi cosa si prova a toccare quelle guance pallide, sarebbero state morbide, lisce o entrambe le cose? Non potei non guardare le sue labbra violacee, e speravo che non si sarebbe schifata così tanto da tornare indietro correndo. Ma non tornò indietro. Restò la e per un momento mi sembrò che mi si stava avvicinando, ma poi riprese a camminare e mi lasciò impalato per qualche secondo a pensare a quello che era appena successo.

Mercoledì era veramente il libro cifrato più difficile che io abbia mai avuto tra le mani.

Il tempo passò in fretta e in poco tempo fummo davanti alla cripta di Clarkston, una delle tappe a cui avevo fatto più visita le scorse settimane. Anche dopo quello che era successo, con la resurrezione di quello stronzo ammuffito non avevano chiuso la cripta, ma al suo interno mancava il coperchio del sarcofago al centro di essa. Era inquietante, ma pensavo che a Mercoledì sarebbe piaciuto.

Entrammo pochi attimi dopo e quando fummo entrambi dentro la porta alle nostre spalle si chiuse da sola alle nostre spalle. Ci immobilizzammo, l'unico rumore era quello dell'eco del tonfo che aveva causato la porta. Ci guardammo a mia sorpresa che anche Mercoledì aveva un'espressione un po' spaventata, anche se si poteva notare solo da vicino. 

-Cos'è stato?- chiesi io sotto voce. 

-Non lo so, Clarkson è morto definitivamente, dubito che la sua anima sia ancora in circolazione alla ricerca di reietti da uccidere-. A quel punto si accesero tutte le candele dei candelabri attorno a noi, facendomi soffocare un grido. Mercoledì mi guardava terrorizzata, ma non perché probabilmente stavamo per morire soffocati da un demone, ma perché nel sobbalzare mi ero aggrappato a lei senza accorgermene. 

Midnight rain- WavierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora