Alla Luna

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Quando venne il sole, la Creatura ebbe il timore di non rivedere mai più la Sua Luna.
Disperato, i polmoni si colmavano di acido e corrodevano le carni sottili fino a picchiettare sui tessuti del cuore vivo.
"Le Creature non piangono" si disse.
"Le Creature non fuggono il sole" continuò.
Eppure sotto la pelle pallida percepiva i raggi caldi e ne era scottato, offeso, dal tradimento della bella Luna che aveva giurato di non lasciarlo.
Si decise ad aspettarla, rimirare l'azzurro che con le ore si spegneva, morto, spaziando nel ventre scuro oltre l'atmosfera.
Le nubi diradate ora erano fredde, gentili. Mostravano alla Creatura ciò per cui aveva atteso per una vita intera.
"Sono numerosi gli sguardi che ti hanno donato, Luna mia. Potrò mai competere con essi?" L'esitazione si nutriva della carne, delle ossa, entrava prepotente e distruggeva tutto senza rimorso alcuno.
Il grande amore della Creatura non poteva rimanere stipato in un misero corpo terreno, entrambi lo sapevano, entrambi si bramavano.
La Luna sorrise, forse per la prima volta, e guardò la Creatura a sua volta.

"Ti vedo."

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