Gleðileg Jól

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⚠️Avvertenza!⚠️

Potete leggere questa one-shot anche senza conoscere la storia di appartenenza o avendo letto solo il prologo, dal momento che è ambientata pochi mesi dopo. In caso riscontriate confusioni potete consultare le note inserite a lato (sotto forma di commento), e se avete ulteriori curiosità o dubbi non esitate a chiedere!

Per chi conosce la storia invece, non è necessario ma se vuole può darci un'occhiata, perché alcune specificano parti fin'ora solo accennate che saranno importanti più avanti.

Buona lettura!

Torino, 24 dicembre 2004

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Torino, 24 dicembre 2004

Lenti e cadenzati, uno dopo l'altro i fiocchi di neve si posavano sull'asfalto delle solitamente cupe strade che componevano la fredda e monotona Torino di dicembre.

Non si era mai trattato di una città fredda in modo eccessivo, né troppo calda, quanto di un'asfissiante via di mezzo tale da non offrire né temperature tropicali nei mesi estivi – sostituite da una forse peggiore afa che la rendeva invivibile – e nemmeno da ricoprirla di un bianco perenne in quelli invernali.

Le Alpi che la circondavano per buona parte, difatti, creavano una sorta di barriera, una cupola accogliente, o opprimente a seconda dei punti di vista, che manteneva sempre una base di temperanza tra il calore statico dovuto alla mancanza del vento, ostacolato per l'appunto dai rilievi montuosi, e il gelo proveniente dalle vette che invece si imbiancavano sempre già intorno a novembre.

Proprio per questo motivo, le rare volte in cui il vapore acqueo in atmosfera solidificava per discendere in soffice neve, destava così tanto stupore e meraviglia negli animi grigi dei suoi abitanti, la cui speranza era ormai stata spazzata via da anni e anni di delusione, da rimanerne incantati. Questo, almeno, per quanto riguardava i bambini, i quali vedevano nella neve un'ispirazione unica e inimitabile per sbizzarrirsi in quei giochi pazzi e sfrenati che solo quando nevicava erano possibili.

Per gli altri, le neve poteva essere un pregio così come un difetto: agli anziani ricordava i bei tempi andati in cui quel soffice "gioco" precipitato dal cielo altro non era che una normalità quotidiana e sorridevano alla loro infanzia ormai conclusa e spesso dimenticata; per i bambini "un po' più cresciuti" che piacesse oppure no, rappresentava per lo più la speranza di una chiusura temporanea della scuola; infine, per quanto riguardava molti degli adulti, si trattava più che altro di un impaccio, una scomodità che andava ad aggiungersi ai problemi quotidiani, ostacolando percorsi e quant'altro, e impedendogli, così, di poterla apprezzare per il miracolo che era.

Difatti, che fosse o meno un evento gradito, restava pur sempre un dolce e inaspettato miracolo. Tra i tanti giorni in cui poteva accadere, per giunta, il cielo aveva deciso di imbiancare Torino proprio la mattina del 24 dicembre, la Vigilia di Natale.

E, come per magia, la tristezza e la monotonia tipiche di quella città spenta sembravano essersi del tutto dissipate, accendendola.

Nelle strade del centro, così come in alcune zone di periferia, il candido velo bianco veniva tinto a tratti di rosso, di giallo, e di verde dalle numerose e soffuse piccole lucine colorate esposte nelle vetrine, appese ai balconi, agli abeti, e alle pareti, oltre che dalle luminarie che sovrastavano alcune strade, con immagini di stelle, fiocchi di neve, presepi, e una vasta gamma di tipologie di Babbo Natale che sorridevano e salutavano i bambini o si arrampicavano su finestre e balconi. Il tutto era acceso da canti soavi e melodie natalizie che alleggerivano le anime dei più freddi e facevano sorridere anche i cuori più cupi.

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