20 - It's Always Been You

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Desideravo una cosa sola: non essere guardata con occhi diversi.

I rumori hanno cessato di esistere, nemmeno il venticello serale mi fischia più nelle orecchie. Sono sotto i riflettori, lo odio. Anzi, sono sotto raggi x. Adesso nessuno vede più Amy, ma solo la mia malattia.

Rivolgo la mia attenzione alle persone di cui più m'importa il giudizio: i miei amici. Gli leggo in faccia lo shock misto alla delusione, e quella è una coltellata in pieno stomaco.

Veronica nega con la testa, mette fine al contatto visivo solo per allontanarsi a grandi falcate. Claire e Kelly sono attonite, Cat è sul punto di scoppiare a piangere.

Vorrei muovermi da questo benedetto palco ma le mie gambe sembrano fatte di marmo. Mi si blocca il respiro per un lunghissimo secondo, mi sento colpevole.

C'è solo una voce nella mia testa. Scappa, suggerisce.

Devo stare da sola. Voglio urlare, ho bisogno di tranquillizzarmi. Abbasso il capo e scendo di qui, Iris e Josie mi si parano davanti.

«Amy...»
«Ehi...»

Scuoto solo la testa. «No, scusate. Non voglio parlare con nessuno adesso». Spingo il diario verso Iris, affidandoglielo, e vado lontano.

Il cielo, come me, comincia a piangere. L'acqua mi bagna la pelle mentre imbocco la stradina che porta alla mia Isolachenoncè, il mio posto sicuro.

Sento le gambe sul punto di cedere. Trovo appiglio al tronco del salice, mezza bagnata. Una lacrima solitaria e silenziosa mi riga la guancia, sfugge al mio controllo. Appoggio la tempia alla corteccia e abbasso le palpebre.

Calma, Amy. Resta calma.
Va tutto bene.
Sorridi e andrà tutto bene.
Non smettere di sorridere.

Espiro ed inspiro.

Perché Vanessa l'ha fatto?
La colpa però non è stata solo sua, la stupida sono stata io dato che mi sono portata appresso il diario. Mi maledico mentalmente.

Ingoio un singhiozzo a vuoto e osservo l'acqua cadere dolcemente tutt'intorno. Eppure il cielo si sta aprendo, le nuvole stanno scomparendo. È una notte senza stelle questa.

«Dimmi che non è vero»

M'irrigidisco sul posto. «Vai via, ti prego», lo imploro con voce flebile, non lo guardo nemmeno in faccia.

«No che non me ne vado», prosegue serio. «Dimmi solo che è una bugia e che non... non hai un fottuto tumore. Per piacere»

Mi costringo a voltarmi e incrocio i suoi occhi di diamante. Se ne sta sotto l'acqua, non gli importa essere bagnato da capo a piedi. Le mani sono serrate talmente forte che ha le nocche bianche.

A piccoli passi lo raggiungo, esponendomi alle gocce che mi scivolano sulla pelle. Gli sono di fronte, solo mezzo metro a separarci.

«Ho la leucemia», affermo ad alta voce.

Brett nega. «No, non è vero»

«Brett, ti prego...». Allungo una mano per toccargli il braccio ma la lascio ricadere subito. «Non dovevate saperlo»

«Da quanto lo sai?» domanda, sostenendo il mio sguardo.

«Mi è stata diagnosticata lo scorso settembre»
Si passa le mani in faccia. L'occhio mi ricade sulla mano destra che è spaccata a sangue. «Che hai combinato?»

«Cos'ho combinato?», chiede retorico. Accorcia le distanze, i respiri si combinano. «Succede che io ho perso la testa per te. Tutto qui»

Mi s'incendiano le guance.
Il cuore perde un battito.
Mi muoiono le parole in gola.

Our Last SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora