Capitolo 32. Indelebile

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Capitolo 32. Indelebile pt2

"Te l'ho già detto una volta, mi ricordavi il mare, le luci di Natale, gli schiaffi sul sedere, lo spazzolino uguale"

"Te l'ho già detto una volta, mi ricordavi il mare, le luci di Natale, gli schiaffi sul sedere, lo spazzolino uguale"

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Al suono di quel nome Jungkook s'irrigidì. Probabilmente temeva che ricapitasse una scena come quella con Bogum, per cui strinse nei pugni il lenzuolo bianco mentre la fissava con gli occhi spalancati. Anch'io, in verità, ero abbastanza sorpreso di vederla lì. L'ultima volta che ci eravamo parlati avevamo litigato perché lei si era permessa di raccontare la verità sul nostro allontanamento e di Jungkook a mio padre, e da allora non l'avevo più rivista.

Per tanto la mia bocca rimase spalancata, ma non dissi niente, un po' perché non sapevo come comportarmi e un po' perché l'astio nei suoi confronti persisteva ancora dentro me. In verità mi sentivo un po' in colpa. L'avevo lasciata con una scusa, non le avevo detto la verità sui miei sentimenti per Jungkook e avevo preferito procrastinare quel chiarimento piuttosto che affrontarla di buon grado. Forse la colpa era cinquanta a cinquanta.

Somin attraversò la stanza lentamente, quasi temesse di crollare. I suoi occhi erano lucidi e liquidi, le mani tremavano nervose mentre cercava, probabilmente, il coraggio dentro di sé per rivolgermi la parola e dire qualcosa, il tutto accompagnato dall'infinito senso di pesantezza che avvolgeva quella situazione. Il mio unico desiderio era stato quello di mantenere i rapporti con lei e di essere quantomeno ancora uniti nonostante la rottura, ma lei non aveva voluto e tutto quello che era successo in seguito al nostro allontanamento non aveva fatto altro che ferirmi in maniera dolorosa. Avevamo condiviso sentimenti e ricordi bellissimi, ma Somin aveva preferito buttare ogni cosa nella spazzatura, senza darmi modo di dimostrarle che comunque, anche se non stavamo più insieme, io ancora ci tenevo.

Lanciai un'occhiata a Jungkook mentre lei, a disagio, ci guardava con timidezza e spostava il peso da un piede all'altro. Non seppi cosa fare, lui la guardava con disappunto e antipatia, lei invece sembrava intimorita alla sola idea di aprire la bocca. Certo, non c'erano stati proprio bei momenti tra di noi negli ultimi tempi, non doveva essere facile venire a trovarmi in quelle condizioni.

Dopo aver spostato lo sgabello, per mettersi più vicina, Somin fece un piccolo sorriso di circostanza, dopodiché scoppiò in un pianto disperato. Mi sorprese, a dire il vero, ma la lasciai fare perché quello era un modo per sfogarsi e io non la odiavo poi così tanto da non permetterle nemmeno di piangere per me. Ero sicuro che si fosse preoccupata tanto, che come gli altri fosse venuta a trovarmi durante il mio sonno e che avesse pregato Dio che mi svegliassi, dopotutto eravamo stati insieme per sei anni.
«Ehi Somin, sto bene» dissi quando le sue lacrime continuarono a scorrere per minuti infiniti.
Persino Koo pareva in pena per lei.
«Mi dispiace Taehyung… mi dispiace tantissimo» singhiozzò, era distrutta.
«Calmati. È tutto ok adesso» risposi e istintivamente le misi una mano sulla spalla in segno d'affetto.
Jungkook parve non essersi infastidito, anzi si mordeva la guancia a disagio mentre osservava rattristato la scena.
«Sono stata una stupida. Ero così accecata  dalla rabbia e dalla gelosia da aver dimenticato cosa sei stato per me e cosa continui a essere»
Ecco, forse avrei dovuto immaginarlo. Somin mi amava ancora, anche se fino a quel momento aveva dimostrato il contrario. Probabilmente era stato proprio questo a spingerla a comportarsi in quella maniera. Quando si smette di amare qualcuno, ciò che fa quella persona non ci tocca più, al contrario si fa di tutto per attirare la sua attenzione, anche sbagliando come aveva fatto lei. 

Ho inseguito le stelle|Taekook🦋Where stories live. Discover now