CAPITOLO 4 IL GRANDE PROBLEMA DI LEI

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Il giorno dopo, la sveglia del cellulare aveva deciso che sarei dovuta arrivare tardi alle lezioni. A dire il vero era stato il destino a far sì che io arrivassi tardi a scuola, altrimenti non sarebbe potuto accadere quello che sto per raccontarvi.

Quando arrivai davanti il cancello dell'istituto, era ormai già tutto chiuso. Le lezioni sarebbero iniziate a breve ed io non ero nemmeno riuscita a varcare il cancello principale.

«Cavolo, sono in ritardo per l'assemblea che ha indetto ieri il preside!»

Se non fossi entrata quel giorno non avrei mai perso la testa per quel ragazzo. Se non mi fossi arrampicata, non avrei poi scatenato una serie di eventi che ricordandoli ancora oggi, mi fanno morire dalle risate.

Decisi di scavalcare il cancello, infischiandomene del regolamento. Speravo solamente che nessuno mi avrebbe vista. O per lo meno che nessuno passasse lì sotto. Quel giorno, avevo deciso di mettermi una gonna. Quindi le mie grazie erano esposte al mondo intero!

«Anche se non dovrei farlo...» Mi arrampicai e riuscii a scavalcare il cancello. Sfortuna volle, però, che misi male un piede e quindi scivolai. Lanciai un urlo rapido e quasi acuto.

Fu proprio durante la caduta che lo vidi per la seconda volta. Il tizio che avevo incontrato a Parigi. Lo travolsi completamente cadendogli sulla faccia. Non potevo iniziare la mattinata in modo migliore! Mi scansai immediatamente da lui, in modo molto impacciato. Arrossii immediatamente, abbassandomi subito la gonna. «M-mi dispiace» gli dissi, guardando verso il basso. Il ragazzo alzò un sopracciglio, guardandomi un po' perplesso.

«Non ti vuoi spostare? Sono in ritardo!» mi ammonì, guardandomi accigliato. Nell'imbarazzo più totale, mi affrettai ad alzarmi da lui. «Cerca di fare più attenzione, mi hai fatto male!» concluse scocciato. Si alzò in piedi e si diresse verso l'entrata della segreteria.

La scuola aveva due entrate: quella principale, dove solitamente entravano tutti gli studenti, e quella secondaria, che porta alla presidenza e all'aula magna. Il ragazzo passò per quest'ultima, mentre io decisi di prendere quella principale, anche perché era più facile arrivare alla mia classe.

Che sfortuna, tra tutti i posti dove lo avrei potuto incontrare una seconda volta, proprio a scuola? Ma perché il destino è così crudele?

Entrai in classe e mi andai a sedere al mio solito posto, primo banco, fila accanto alla finestra. Dietro di me c'erano due ragazzi che portavano lo stesso nome: Matthew. Ironia della sorte. Solo che uno aveva gli occhi marroni, i capelli neri ed un incarnato abbronzato, mentre l'altro era l'esatto contrario. Capelli chiari, occhi verdi e pelle molto chiara. Era di qualche centimetro più basso del suo compagno di banco.

«Come mai sei arrivata in ritardo?» mi domandò Simon, appena mi sedetti.

«Ho avuto un imprevisto giù in cortile. Poi dopo ti spiego meglio» dissi, poco prima che entrò la professoressa di letteratura. Al suo seguito c'era anche un ragazzo. Il ragazzo che avevo investito poco prima, lo stalker di Parigi. Mi alzai immediatamente in piedi, strusciando la sedia e facendo girare tutti i presenti nella mia direzione. La professoressa mi guardò per perplessa, mentre lo stalker abbozzò un sorriso. «Qualcosa non va, Mindy?» mi domandò.

«Ecco...» Non sapendo come giustificare il mio comportamento, le rifilai l'unica domanda che mi venne in mente in quel momento. Perché, dopotutto, non le potevo dire che conoscevo quel ragazzo e che si era intrufolato nella mia camera a Parigi. «Potrei andare in bagno?»

«Ma è appena la prima ora. È vietato andare in bagno.»

«Lo so, però è urgente.»

La professoressa sospirò, esasperata mi disse: «D'accordo, però sbrigati.»

Mi affrettai ad andare in bagno e non appena fui lì, scrissi un messaggio a Charlotte.

Lo stalker di Parigi è in classe con me!

Premetti il tasto di invio e mi andai a sciacquare le mani. «Non è possibile! Deve essere un incubo...» Chiusi il rubinetto e sgrullai le mani per far cadere le gocce d'acqua, poi me ne tornai in classe. Sperando di essere pronta ad affrontare lo stalker.

Tutta colpa di un sognoWhere stories live. Discover now