Close Your Eyes And Let It Snow

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Il problema era questo: lasciarlo andare mi lasciava tremendamente vuoto.

Non era etico, che mi fossi preso una cotta per il ragazzo a cui facevo lezioni di scii, dopo una sola settimana, che avessi conosciuto la sua famiglia e che stessimo passando insieme l'ultimo giorno prima che ripartissero per tornare a Londra.

Quella sera, la sera del ballo d'Inverno, lo cercai con lo sguardo per tutta la sala fino a scorgerlo attraverso i vetri freddi e gelati della baita elegante.

Il ballo d'inverno non era affatto un ballo, ma rimaneva uno dei momenti più magici che potessimo passare assieme. Tutti stretti in maglioni comodi e jeans larghi radunati in una sala calda ed illuminata.

Tavoli imbanditi con le classiche leccornie natalizie e bambini che correvano qua e là con sorrisi che arrivavano ai pon pon dei loro cappelli di lana cuciti a mano.
Le mamme che discutevano tra loro davanti al camino caldo pieno di canze per Babbo Natale di tutti i tipi e colori.

Mi ricordai i capelli acconciati di mamma, tenuti fermi da mollettine glitterate con delle piccole renne e una slitta rossa. Misi la mano nella tasca del maglione accarezzando tra la punta delle dita l'accessorio di legno.

Sorrisi ricordandomi di lei, di come giocasse con le gemelle e si fosse occupata del ragazzino che aveva fatto soffrire fizzy prima che io potessi spaccargli la faccia.

A dieci anni ero già abbastanza violento e scontroso, l'età mi aveva cambiato. Almeno un po', sorrisi.

Quella molletta raccontava una storia divisa per capitoli che non sarei mai riuscito a raccontare se non davanti ad un camino con un bastoncino di zucchero in bocca e un pannetto caldo sulle gambe. Ai piedi delle stupide pantofole decorate che portavo ancora adesso, nonostante fossero piccole e rovinate.

Cercai di non piangere prendendo in mano la sciarpa di Harry e raggiungendolo sotto il porticato.
Lo avvicinai posizionandomi al suo fianco, fissandolo di sbieco.

Era perfetto.

Il naso rosso gocciolava mentre piccoli fiocchi di neve si posavano tra i suoi boccoli castani che non osava sfiorare nemmeno con un dito per non farli gonfiare.

Era tutto stretto in una giacca pesantissima, uno stupido cappellino di lana che avevo visto Gemma dargli facendolo sorridere per il gesto stupido.

Fizzy mi mancava da morire. Fin da piccoli mi dava il suo regalo prima, e non avendo molti soldi consisteva semplicemente in piccole magliette personalizzate da lei, di quelle che trovi nel negozio infondo alla strada vicino al negozio di dolciumi, oppure biscotti rossi e bianchi.

"Auguri amore" mi diceva ogni vigilia.
Sento ancora la sua voce tra i fischi del vento contro le montagne.
Sorrisi ridacchiando fissandomi sul ragazzo al mio fianco.

"Ciao" disse tirando su con il naso.

"Ciao, Harry" non lo guardai, nemmeno lui sembrava volerlo fare.
Volevo davvero abbracciarlo, sembrava un cerbiatto perso in mezzo alla neve.

"Dopodomani andiamo via" si morse il labbro inferiore per trattenere le smorfie tristi. Non finsi di non sentire una fitta all'altezza del cuore mentre diceva quelle parole.

"Oh" sussurrai concentrandomi sulle nuvolette di vapore che si formavano quando respiravamo insieme velocemente. Il vapore come l'eco delle parole si dissolse in pochi secondi, lasciando che l'aria fredda solleticasse la poca pelle non coperta.

Sospirai e gli presi la mano, facendolo voltare verso di me.
I suoi occhi verdi erano lucidi e risaltavano come la più bella delle rose in mezzo alle spine.

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⏰ Last updated: Dec 25, 2022 ⏰

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wanderlust [Larry Stylinson]Where stories live. Discover now