3

37 1 0
                                    

Era passato così tanto tempo e neanche me ne ero accorta.
-Vivere avventure come questa si può rivelare affascinante avvolte- pensai guardando il cielo diventare azzurro.

Kim si era addormentata a terra, e io ovviamente non avevo chiuso occhio per vegliare su di lei. La presi in spalla, fortunatamente non si svegliò, e cominciai a camminare verso casa sua.  I poliziotti se ne erano già andati quindi entrai senza farmi problemi e poggiai Kim delicatamente sul suo letto, presi un bigliettino e vi scrissi sopra che sarei tornata a casa mia, forse.

Camminavo senza sosta come un cane che cerca il suo padrone, arrivai al primo supermercato e presi quello che mi serviva, poi mi incamminai verso casa e mi preparai a una tirata di orecchie lunga quanto la genesis della bibbia.

Appena misi piede dentro la "baracca" mi resi conto di quanto la mia vita fosse diversa da quella di Kimberly...
Lei aveva una vita lussuosa con dei genitori che l' amavano, mentre io, io avevo una casa che va in pezzi e una madre che non pensava ad altro che a proiettare su di me quello che lei non era  riuscita a fare nella sua vita.

Mi obbligava a essere perfetta, a essere la più brava della classe fino a quando arrivai in prima superiore, da li in poi non le diedi più ascolto, non volevo che mi facesse diventare come lei.

La porta rischiava quasi di cadermi addosso, ma appena vidi mia madre che sedeva sulle gambe del suo nuovo fidanzato mentre si svestiva mi fece rabbrividire quindi la richiusi velocemente facendo molto rumore e me ne andai correndo il più lontano possibile di lì.

Mi guardai le mani, la busta era rimasta davanti alla porta ma non mi interessava, dovevo andarmene il più lontano possibile. Dovevo sparire da quella città e fu quello l'istante in cui presi l'ultima decisione che mi aspettavo di prendere.

Dovevo andare da lui. Dovevo andare da mio padre.

Andai al comune per cercare qualcosa riguardo a lui ed effettivamente la trovai; trovai un numero e un indirizzo, non sapevo se erano validi o no, ma ci speravo.

Mi ero stancata fin troppo non riuscivo più a camminare e per purissima fortuna incontrai Kevin che mi veniva in contro con sua madre nella loro 500 color cremisi.

«Ava? Che ci fai qui?» Mi chiese Kevin affacciandosi dal finestrino.

Io mi sedetti a terra e lo guardai facendogli intuire che ero stanca, poi lo guardai e gli dissi la ragione della mia lunga camminata, diciamo solo che è stata una sorta di maratona.

Fino a un giorno fa ci odiavamo e ora siamo finiti in macchina insieme diretti fino a casa di mio...padre, chi lo avrebbe mai detto?

«Quindi hai camminato per tutta questa strada?! Ma che sorta di mente malata e autolesionista hai?!» mi disse Kevin inducendomi a ridere.

Era da molto che non ridevo...credevo che se avessi riso sarei stata più vulnerabile, ma credo che il mio ragionamento era leggermente errato.

Kevin e io chiacchierammo per tutto il tragitto e all'arrivo ci abbracciammo come due amici, strano e difficile da credere ma vero.

La casa di mio padre era bella, non di certo come quella di Kim, ma di certo no sembrava una casa popolare.
Battei piano la mano contro la porta e aspettai un -chi è?- o un -arrivo!- ma niente, nessuna forma di vita, nessun suono. Stavo per rinunciare a tutto ma la mia coscienza mi impedì di farlo quindi mi limitai a sedermi sui gradini principali della porta d'ingresso e guardai le nuvole cambiare a seconda del vento.

Mentre mi godevo quel bel venticello il rumore di una macchina mi incuriosì.

Era una Cadillac del 56, molto...antiquata ma bella alla vista.

Da essa uscì un uomo più alto di me di almeno 7 centimetri, aveva i capelli rigati che in quei giorni andavano moto di moda, vestiva come una persona normale; maglia nera e jeans blu con delle nike ai piedi.
Aveva uno stile simile al mio solo che nella versione maschile.

Mi vide seduta sul suo davanzale e come chiunque altro si fece due domande,  mi squadrò dall'alto in basso e si avvicinò a me, mi guardò dritta negli occhi e pronunciò le uniche parole che non  mi aspettavo di sentire: 

«Ava? Sei tu?». . . 

𝑀𝑒 𝒶𝓃𝒹 𝑀𝓎𝓈𝑒𝓁𝒻Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora