2; chance e paure

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Xavier;

Non c'era niente di più rumoroso di un pensiero fisso che non riuscivi a mandar via.
Le avevo tentate tutte ma niente dissuadeva la mia mente da lei così come la percezione vivida del suo sguardo sulla mia pelle.

Sembrava essere bloccata tra i miei pensieri senza vie di fuga.

«Terra chiama Xavier, mi stai ascoltando?» La voce di Ajax mi fece ridestare, il che mi procurò un sussulto.
«Cosa ti turba stavolta?» Aggiunse con un sospiro, fermando i suoi passi.
«Nulla, lascia perdere» Scossi la testa per poi entrare in classe, dirigendomi al solito banco infondo.
«Dalla tua espressione direi che si tratti di Luna» Replicò spiazzandomi.
Era tutto così strano, persino sentire il suo nome.
«Pensavo avessi smesso di vederla..» Dedusse con tono basso, dando un'occhiata veloce in giro.
«È così»
Con tono duro cercai di chiudere quella conversazione abbassando poi lo sguardo sulle mie mani poste sul banco in legno di ciliegio.

Parlando avrei soltanto alimentato il tutto quindi meglio tacere.

«Non capisco dove sia il problema allora» Insistette il ragazzo inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto.
Roteai gli occhi al cielo stufo delle sue domande ma prima che potessi emettere anche un solo suono, dalla porta principale dell'aula spuntò Enid affiancata da lei.

Dannazione.

Un senso di agitazione mi colse alla sprovvista rendendomi visibilmente nervoso.
«Che cazzo ci fa qui? tu sapevi che avrebbe iniziato a frequentare le lezioni oggi?» Chiesi a denti stretti al mio amico, afferrando in modo brusco la sua felpa.
«Ma che ti prende?» Contestò sbarrando gli occhi per la mia reazione inaspettata.
«Ti sei almeno presentato..vero?» Sollecitò attendendo un cenno positivo.
«Non voglio averci niente a che fare»
Fu' l'ultima cosa che riuscii a dire prima che le due si avvicinassero.
«Giorno fanciulle» Salutò Ajax, il quale balzò dalla sedia alla vista della bionda.
«White, potrai comprendere che il posto accanto ad Enid è già riservato ma puoi sederti tranquillamente lì» Spiegò brevemente, assicurandosi che la ragazza restasse ferma per poi indicarle il posto vuoto al mio fianco.

Non ci potevo credere.

La mora d'altro canto, non sapendo cosa fare, mi rivolse uno sguardo che tradussi d'approvazione.
«Certo, puoi sederti qui» Acconsentii distaccato dopo essermi schiarito la voce.
Approffitai della distrazione delle due amiche per potermi voltare incontrando quasi immediatamente gli occhi scuri del mio amico.
«Ma sei idiota?» Sibilai discretamente, assicurandomi che fosse l'unico a sentirmi.
Per sua fortuna quella conversazione morì sul nascere a causa dell'inizio della lezione e la presenza del docente.
Così con rigidità mi voltai in avanti cercando di tenere dritta la schiena ma soprattutto la mente concentrata sull'argomento che la professoressa aveva deciso di tirare fuori.

Il tempo, in quell'istante, sembrò essere mio nemico giurato.
Tutto intorno a me si muoveva a rallentatore mentre combattevo contro me stesso per non voltarmi a guardarla neanche per sbaglio.

Ero teso, un fascio di nervi.

Nonostante avessi gli occhi puntati in avanti riuscivo comunque a scorgere, in modo sfocato, la sua figura.
Il suo corpo era poco distanziato dal mio il che mi aveva permesso di percepire il suo profumo.

Leggero ma marchiante allo stesso tempo.

«Mi aspetto che per settimana prossima voi tutti consegnate il progetto, farete coppia con il vostro compagno attuale di banco» Terminò così la Thornhill afferrando delle scartoffie, uscendo successivamente dall'aula.
«Cazzo!» Deplorai tacito grattandomi la fronte,
percependo così i suoi occhi su di me.
«Sembra che lavoreremo insieme» Attaccò a parlare con tono incerto facendo in modo che la voce mi morisse in gola.
Con un respiro profondo provai ad ammorbidire la mia figura cedendo, subito dopo, nel posarle lo sguardo addosso.
Esaminai sbrigativo il suo viso individuando fulmineamente i suoi occhi grandi, accorgendomi di quanto fosse limpido il verde delle sue iridi.
I suoi capelli scuri creavano un forte contrasto con la sua pelle candida, acutizzando la notevole differenza e infine il piccolo naso leggermente all'insù e le labbra carnose rossastre rendevano il tutto più armonioso.
«In realtà preferisco lavorare per conto mio» Replicai dopo aver riflettuto bene su cosa dire.

say yes to heaven, say yes to me; xavier thorpeWhere stories live. Discover now