I. Nel profondo della foresta

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A tutte le ragazze che sanno che essere damigelle in difficoltà è più facile, ma scelgono lo stesso di salvarsi da sole.
Brianna sarebbe fiera di voi.

***

"Alza il braccio!"
Brianna strinse i denti e rotolò sul fianco, rialzandosi di scatto, le gambe tese e frementi sotto di lei.
Alcune ciocche rosso fuoco le erano sfuggite dalla treccia e ora le ricadevano sul viso imperlato di sudore, ma non aveva tempo di scostarsele.
"È alzato!" replicò.
Sir Oliver Morgan inarcò un sopracciglio, facendo cozzare la lama della sua spada con quella di lei, che per l'impatto alzò il braccio.
"Ora è alzato" specificò "in una vera battaglia questo potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte"
"In una vera battaglia avrei alzato il braccio"
"Bree"
Brianna sospirò e alzò la mano libera in segno di resa.
"D'accordo, scusa" disse "riproviamo?"
Oliver si passò una mano tra i capelli biondi, leggermente umidi per l'allenamento, e poi rinfoderò la spada.
Quando tornò a guardare Brianna negli occhi, con il suo sguardo color caffè, le si seccò la gola.
D'altronde erano anni che, ogni volta che Oliver la guardava, Brianna si sentiva le gambe diventare molli.
Era più grande di lei di parecchi anni, ma erano cresciuti insieme da che ne aveva memoria: Oliver era il primo cavaliere del padre di lei, il re dell'alba Rufus Orphelin, la persona di cui il sovrano si fidava di più di tutti e alla quale affidava le missioni militari del regno.
Ed era anche la persona di cui Brianna era innamorata da così tanto tempo che ne aveva perso il conto.
Non sapeva quando fosse successo precisamente, sapeva solo che un gionro aveva incontrato lo sguardo di Oliver e le parole che era stata sul punto di dire erano completamente scomparse, sostituite dal suo cuore che aveva compiuto un balzo degno di un acrobata e aveva iniziato a battere più in fretta, molto più in fretta.
"Non posso" rispose Oliver, avvicinandosi "e nemmeno tu puoi, ricordi? Il corteo per la festa del primo dio inizia fra poco"
Fu il turno di Brianna di passarsi una mano sul viso, tra i riccioli rossi.
"Non me lo ricordare" brontolò "per indossare l'abito che mia made ha scelto ci vogliono almeno quattro domestiche e un'intera mezz'ora"
"Non dicono che la bellezza sia dura?"
"Non ne vale la pena"
Oliver rise.
"Lascia giudicare a me" disse.
Il cuore di Brianna perse un battito.
Non era mai successo nulla tra di loro e una parte di lei temeva che lui la vedesse solo come una sorella minore, ma c'erano delle volte, volte come questa, in cui sperava che forse un giorno...
"Sempre se mi troverai" ribattè in fretta, con un sorrisetto "e non sarai troppo impegnato a cacciare qualche cinghiale"
"Vorresti essere al mio posto? Ad una battuta di caccia con almeno altri venti nobili che non faranno altro che spettegolare di ciò che sta accadendo negli altri regni e lanciare battutine sul fatto che io sia con loro al posto del re?"
"Sì! Saprei gestire venti nobili molto meglio che un intero popolo"
"Per questo ci saranno le tue lady e i tuoi genitori, sai, il re e la regina"
"Non credo che questo migliori le cose"
La verità era che Brianna adorava passeggiare per le strade della città del regno dell'alba, dove il suo popolo viveva, ma lo preferiva di gran lunga quando vi andava avvolta da un mantello per non farsi riconoscere.
Quando invece doveva fare le sue comparse ufficiali come principessa dell'alba, al fianco del re e della regina suoi genitori, si sentiva costantemente fuori posto.
Aveva sempre almeno un centinaio di occhi puntati addosso, che misuravano ogni suo gesto o parola, pronti ad acclamarla o a rivoltarsi contro di lei.
Si era chiesta più volte cosa pensasse il popolo dell'alba della sua principessa.
Oliver allungò la mano e le scostò una ciocca vermiglia che le era ricaduta sul viso, per poi tirargliela senza farle male.
"Forse oltre al vestito dovresti calcolare il tempo di mettere a posto i capelli" disse.
Brianna si finse offesa e gli tirò uno schiaffo sulla mano, che lui allontanò dal suo viso.
"Attento alle parole, sir Oliver" replicò "io sono pur sempre la tua principessa e una mia parola può farti perdere il tuo ruolo a palazzo"
"Non lo faresti mai"
"Suppongo dipenda da cosa saresti disposto a fare per comprare il mio silenzio"
Brianna si rese conto troppo tardi di come le sue parole sarebbero potute essere interpretate e fu avvolta dalla paura, come se all'improvviso su un ponte di legno avesse messo un piede nel punto in cui la trave non c'era e il vuoto avesse iniziato a chiamarla per attrarla a sè.
E poi arrivò un pensiero più forte e chiaro degli altri, che disse: Fallo, Oliver, ciò che hai capito è la cosa giusta. Fai la tua scelta.
Ma Oliver si limitò a farle un mezzo sorriso, poi sparì oltre il cortile dove si stavano allenando.
Brianna buttò fuori il fiato che non si era accorta di star trattenendo.
Fece un passo avanti e si appoggiò al muretto di pietra che circondava il cortile, posando la spada a terra.
Ora che c'era silenzio intorno a lei poteva sentire i movimenti nel castello: i domestici che correvano di qua e di là per preparare il banchetto di quella sera, dove i genitori di Brianna avrebbero intrattenuto i nobili e i duchi giunti nel regno per la festa del primo dio, gli stallieri che tiravano a lucido le stalle dove questi avrebbero lasciato i loro cavalli e carrozze.
E questa storia sarebbe andata avanti per alcuni mesi ancora, perchè l'estate era la parte dell'anno in cui venivano celebrate le feste in onore dei quattro dei.
"Vostra Grazia! Cosa ci fate ancora qui?" esclamò una voce.
Brianna ritornò alla realtà e vide che davanti a lei vi era una ragazza poco più grande, con le mani sui fianchi che la guardava.
"È già così tardi, Layla?" fece.
La sua lady inarcò un sopracciglio.
"E va bene" sospirò Brianna, staccandosi dal muretto e ruotando il collo per rilassarlo "andiamo a prepararci per questa festa"
"Non è una festa, è una parata celebrativa, Vostra Grazia"
"Rimane sempre qualcosa a cui sono costretta a partecipare sebbene io non voglia"
"Penso sia questo ciò che comporta essere una principessa"
"Ogni volta è un colpo al cuore"
Layla rise e i suoi occhi nocciola brillarono.
Era una ragazza minuta, ma forse era solo Brianna ad essere più alta delle altre ragazze sue coetanee.
Tecnicamente, le domestiche non avrebbero dovuto mostrare così tanto le proprie emozioni, ma Brianna pensava che non fosse giusto: non erano forse umani anche loro? Non erano forse persone anche loro?
Solo perchè erano nati in una famiglia di basso ceto sociale non significava che dovessero essere trattati come inferiori.
Dove si nasce è solo questione di fortuna.
Quando arrivarono nelle stanze personali di Brianna, Layla fu affiancata da altre due domestiche che prepararono un bagno caldo per la principessa.
Nonostante tutto, Brianna doveva ammettere che essere la figlia del re aveva i suoi vantaggi: fare un bagno in una vasca d'avorio non era affatto male.
Soprattutto dopo due ore di allenamento con la spada, pensò.
Si immaginò come dovesse averla vista Oliver, attraverso i suoi occhi: una ragazza che tentava di essere chi non era, con la treccia sfatta e il viso imperlato di sudore?
O forse vedeva qualcos'altro?
Brianna trattenne il fiato e si immerse completamente sotto la superficie dell'acqua, chiudendo gli occhi.
Il vero problema era il fatto che prima o poi avrebbe dovuto sposarsi, perché ormai era in età da matrimonio.
E non aveva molte possibilità di poter scegliere chi sarebbe stato suo marito, inoltre Oliver di sicuro sarebbe stato fuori questione.
Riemerse e riprese fiato, con l'acqua che le correva lungo il corpo e le provocava piccoli brividi.
Aveva sempre saputo che il suo sarebbe stato un matrimonio di convenienza, di alleanza politica, ma fin da piccola aveva sperato che forse per lei sarebbe stato diverso.
A volte l'amore sbocciava dove meno se lo si aspettava, giusto?
Layla l'aiutò ad asciugarsi e poi iniziò ad allacciarle il corsetto del vestito.
"Deve essere così stretto?" si lamentò Brianna, con i denti serrati e il fiato che cominciava a mancarle "Respirare è un requisito fondamentale per continuare a vivere"
"È stretto il giusto, Vostra Grazia"
Lei alzò gli occhi al cielo.
"Se morirò per asfissia mi avrai sulla tua coscienza" insistè.
"Non accadrà" Layla sorrise e poi sembrò illuminarsi "sapete la nuova voce che è giunta stamattina?"
Brianna scosse la testa, incuriosita.
Se volevi sapere notizie e pettegolezzi freschi, le domestiche erano la scelta migliore.
"Il principe Benjamin è tornato nel regno della notte" rivelò.
Le terminazioni nervose di Brianna ebbero un fremito, come sempre quando Benjamin Lyrion veniva nominato.
"Ah sì?" fece, distrattamente "Non è un argomento di mio interesse"
Layla non colse l'antifona, perchè proseguì.
"A quanto pare ha finito il suo anno di studi in giro per i regni e ora è tornato a casa"
"Che bello"
La domestica fece una breve pausa.
"Dicono che sia diventato davvero bello" commentò.
"Dicono anche che esistano unicorni nelle foreste di Meileen ma non per questo è vero" ribattè Brianna e il tono le uscì più secco di quanto avesse desiderato.
Sapeva di essere ingiusta, perchè non era Layla il motivo del suo cambiamento, ma Benjamin Lyrion.
Benjamin oh-quanto-sono-bello-perchè-tutti-non-mi-amano? Lyrion.
E Brianna lo odiava.
"Non dovreste fare quello che maestro Silas dice sempre?" fece Layla "Dimenticare il passato e seppellire l'ascia di guerra?"
Brianna alzò il mento.
"Io lucido la mia ascia più volte al giorno e la coccolo pure" replicò.
Un tempo, il regno dell'alba e della notte erano un solo regno che viveva in pace e armonia: il fiume che separava le due parti di terra era un punto d'incontro, in cui i due popoli si incontravano per scambiarsi notizie e festeggiare insieme le feste delle divinità.
Finchè non era successo qualcosa e il fiume era diventato una trincea, con il ponte che separava i due regni costantemente sorvegliato da sentinelle.
Brianna era troppo piccola per sapere davvero cosa fosse successo o forse, cosa molto più probabile, nessuno si era preso la briga di dirle la verità proprio perchè ancora piccola.
Se c'era però qualcosa che lei ricordava perfettamente era il fatto che quando i due regni erano uno solo, anche le due famiglie reali erano alleate ed erano solite passare l'estate insieme, oltre che altri eventi mondani.
"Non vuoi giocare con il principino?" le diceva sempre sua madre, perchè Evelyn Lyrion, la sorella maggiore di Benjamin, era sempre malata.
Così Brianna era costretta ad assecondarla e giocare con lui, che aveva il terribile vizio di prenderla in giro, farle i dispetti – solo perchè era fin troppo magrolina e non aveva molto equilibrio – e fare il saputello.
Dalla prima volta in cui avevano giocato insieme, lei lo aveva odiato e le cose non erano cambiate con gli anni.
Lo aveva visto sempre meno, tanto che se non fosse stato per un ritratto che anni prima aveva visto non avrebbe saputo riconoscerlo.
"Comunque, d'ora in avanti puoi anche evitare di dirmi ciò che gli succede" concluse Brianna "non sono interessata a sapere di Benjamin Lyrion"
Layla annuì rispettosamente e fece un inchino.
"Ho finito, Vostra Grazia" aggiunse "siete bellissima"
Brianna non era mai stata una ragazza vanitosa, sebbene il castello fosse tappezzato da specchi: lei aveva sempre preferito spendere il suo tempo facendo cose effettivamente utili piuttosto che rimirarsi e acconciarsi i capelli.
Doveva però ammettere che il vestito bianco e oro che aveva indosso con le lunghe maniche che cadevano quasi fino a toccare terra e la gonna che l'avvolgeva era davvero bello.
"Grazie, Layla" Brianna le sorrise e poi uscì dalla stanza.
Scese varie rampe di scale e svoltò vari corridoi, sempre seguita dalle domestiche, finchè non giunse nel salone principale.
I suoi genitori la stavano già aspettando: i capelli rosso fuoco di sua madre Leanna spiccavano sopra l'abito bianco – il colore della festa del primo dio – mentre lei parlava con suo padre Rufus.
"Dico che sarebbe meglio entrare dalla porta est" stava dicendo "è da lì che sorge il sole!"
"Sì, ma se entriamo da quella ovest seguiamo il percorso del sole, che è il simbolo del dio che celebriamo oggi" ribattè Rufus "perciò ha più senso"
"E se non entrassimo proprio con il corteo?" propose Brianna.
Leanna si voltò e i suoi occhi verdi si illuminarono.
"Bree, finalmente sei arrivata!" esclamò, avvicinandosele.
Lei adocchiò immediatamente la tiara argentata nelle mani della madre e si affrettò a mettere le mani davanti a sè, come uno scudo.
Era una corona finemente decorata, come se fossero tanti piccoli rami sottili intrecciati in modo da creare l'oggetto.
"No, per favore" implorò "anche la tiara, sul serio?"
Leanna inarcò un sopracciglio ramato.
"Sei la principessa" replicò.
Brianna lanciò un'occhiata a suo padre in cerca di sostegno.
"Ascolta tua madre" le disse, con un sorriso angelico "sei la principessa"
"Tu intanto non hai la corona"
"I domestici la stanno lucidando"
"Cade proprio a fagiolo, non è vero?"
"Bree?" intervenne Leanna.
Brianna sospirò, anche se un sorriso stava giocherellando sulle sue labbra.
Il rapporto che lei e suo padre avevano era speciale, non c'erano altre parole per descriverlo.
Erano capaci di capire cosa l'altro stesse pensando con un solo sguardo e c'erano delle volte in cui scoppiavano a ridere insieme, senza che nessuno avesse proferito parola ma il motivo era lo stesso per entrambi.
Brianna ricordava quando, da piccola, Rufus andava in camera sua e le raccontava le storie della buonanotte quando lei non voleva mai andare a dormire, narrando di cavalieri e principesse, draghi e stregoni.
"Voglio avere una spada!" diceva lei, alzandosi in piedi sul letto.
Rufus rideva, con la sua risata calda che gli illuminava tutto il viso.
"L'avrai, principessa" le rispondeva "quando sarai grande abbastanza"
Era stato lui a regalarle la sua prima spada.
"Ecco, ora sei davvero perfetta" commentò Leanna, tirandosi indietro e osservando la figlia.
Brianna inclinò il capo e sentì la tiara scivolarle di lato, ma ad uno sguardo di fuoco della madre si affrettò a rimettersi dritta.
"D'accordo d'accordo" disse, alzando le mani in segno di resa "prima andiamo prima torniamo, giusto? Andiamo a questa parata"
Leanna iniflò il suo braccio sotto quello del marito, mnetre Brianna lo affiancava alla sua sinistra.
"Pensavo avresti detto pagliacciata" le bisbigliò Rufus all'orecchio.
"Avrei voluto" ammise Brianna, lanciando un'occhiata alla madre "ma ho voluto evitare problemi con la massima autorità"
"Scelta saggia per la tua età"
Quando uscirono dal portone del palazzo, Brianna si sorprese nel constatare che il popolo era già arrivato fin lì.
Il sentiero acciottolato era decorato con striscioni e decorazioni floreali, in onore del primo dio.
Il popolo batteva le mani mentre la famiglia reale sfilava, salutando con la mano, un simbolo di forza e potenza.
I lunghi abiti bianchi di Brianna e Leanna erano decorati con delle rifiniture che ricordavano le rose, il simbolo della loro casata, gli Orphelin.
Ed erano rose quelle che il popolo stava lanciando alla famiglia, con grida e saluti.
Erano vestiti anche loro di bianco e le bambine avevano le rose, anch'esse bianche, acconciate nei capelli.
"Guardate!" gridò una, che doveva aver su per giù una dozzina d'anni "C'è la principessa!"
Brianna sorrise, pensando che ormai la sua faccia avrebbe avuto impresso quell'espressione per sempre.
Le faceva piacere vedere l'ammirazione dei bambini o delle madri, ma la sentiva falsa.
Sentiva di essere lei stessa falsa.
Cos'aveva mai fatto di reale e concreto per il suo popolo?
Proseguirono lungo il sentiero, entrando nella città vera e propria che distava poche miglia dal castello.
La piazza cittadina era cosparsa di fiori e di donne che cantavano, bambini che ballavano rincorrendosi e ridendo.
La statua del primo dio era al centro della piazza, decorata a sua volta con rose bianche.
"E tu che non volevi metterti il vestito" disse all'improvviso una voce.
Brianna alzò lo sguardo e si ritrovò Oliver accanto a sè, in sella ad uno stallone scuro.
Il sole era proprio dietro di lui, creando un'aura dorata quasi come se fosse lui stesso il primo dio.
"Mi sto tutt'ora lamentando internamente" gli comunicò, con un sorriso "vai?"
Lui annuì, lanciando un'occhiata verso la foresta che si apriva poco distante da dov'erano.
"Gli altri nobili mi stanno aspettando" spiegò "ma volevo venire a vedere con i miei occhi se Layla fosse riuscita a infilarti dentro un vestito"
Il cuore di Brianna fece una capriola.
"Ha faticato molto" rispose, pregando di non essere arrossita.
Oliver rise.
"Vai, i tuoi genitori sono già parecchio più avanti di te"
"Torni per cena?"
Lui le fece l'occhiolino.
"Solo se non caccerò niente" rispose, poi incitò il cavallo e si allontanò al trotto.
Brianna rimase a guardarlo andare via, come se all'improvviso la confusione e il clamore intorno a lei non esistessero più, ma il suo mondo si fosse ridotto ad Oliver solo.
All'improvviso, qualcuno le venne addosso e lei per poco non perse l'equilibrio.
"Vostra Grazia!" esclamò la voce di una ragazza.
Brianna pensò che dovesse avere solo pochi anni meno di lei e chiaramente i suoi abiti bianchi non erano raffinati, era più come se avesse cercato in tutti i modi di trovare dei pezzi di stoffa bianca e li avessi cuciti insieme per creare un vestito.
Adorò l'inventiva.
"Perdonatemi, vi prego" continuò lei, mortificata "non vi ho proprio vista, non so che dire, io-"
"Ti sembra il modo di parlare alla tua principessa, ragazza?" esclamò una voce, risentita.
Un uomo la superò e si parò davanti alla povera ragazza, che sembrava più mortificata che mai.
Era rotondetto, con dei lunghi baffi biondo platino come i pochi capelli che aveva ancora sul capo.
"Duca Roderick" lo riconobbe Brianna, celando un sospiro "va tutto bene. Vi ringrazio per l'aiuto, ma questa ragazza non ha fatto nulla di male. Le sono andata contro io"
Il duca si voltò e la guardò con i suoi occhi strabici, inclinando la testa.
"Ma ha appena detto..." fece.
Brianna sorrise gentilmente.
"Aveva paura di dirmi che fossi stata io ad andarle addosso ma è andata così" spiegò "lei non ha nulla di cui scusarsi, sono io quella che deve. Ti chiedo scusa, ero distratta"
La ragazza era completamente confusa, ma alla fine capì l'antifona e si inchinò, con il capo basso, poi scappò via.
"È andata davvero così, Vostra Grazia?" fece Roderick.
Brianna contò mentalmente fino a dieci e si impose di rimanere impassibile.
Si chiese come facesse suo padre a sopportare nobili del genere tutto il giorno.
Perchè Roderick non era andato a caccia con Oliver?
"Ve lo confermo, duca" rispose.
Alla fine insistette per accompagnarla lungo il resto del corteo, una mano gentilmente – secondo lui per lo meno, Brianna non vedeva l'ora di allontanarsi – posata sul suo braccio per guidarla.
Continuava a parlarle degli alberi da frutto che crescevano nella sua magione, dei cavalli di razza che aveva nelle sue scuderie, dei merletti e delle sete che avrebbe potuto comprare con il suo denaro.
Qua e là azzardò perfino una velata proposta di matrimonio che Brianna finse di non sentire.
La verità era che il duca Roderick era una persona che le dava i brividi, forse un po' per il suo sguardo lascivo e i suoi modi invadenti.
Quando poi tentò di far scivolare la mano più in basso, Brianna scattò.
"Mi sento accaldata, voi no?" fece, fissandolo con insistenza "Che ne dite di prendermi qualcosa da bere al pozzo, per favore?"
Roderick sembrò voler replicare, poi alla fine annuì.
"Ma certo, Vostra Grazia" disse e si congedò.
Lei fece un respiro profondo e il suo sguardo cercò istintivamente la foresta poco lontana.
Come sempre quando non c'era, i suoi occhi non facevano che vagare alla ricerca di Oliver.
Potrei raggiungerlo, pensò.
I suoi genitori non si vedevano da nessuna parte, probabilmente perchè stavano continuando la parata.
Tutti erano troppo intenti a festeggiare e bere vino per fare caso a lei, troppo brilli per ricordarsi fosse la principessa.
Brianna sgusciò fuori dal sentiero e si ritrovò davanti all'entrata del bosco.
Fu allora che lo vide.
Un guizzo blu, così fugace che pensò che la sua mente avesse iniziato a giocarle brutti scherzi.
Fece un passo avanti e poi lo vide di nuovo: non c'erano dubbi, si trattava di un fuoco fatuo.
Brianna sorrise.
Se c'era una cosa che fin da piccola aveva sempre amato, erano proprio i fuochi fatui.
Misteriosi sprazzi di magia che comparivano nel buio della foresta e secondo la leggende ti portavano da ciò che desideravi di più, che tu ne fossi consapevole o meno.
Se quello non era un segno del destino non sapeva proprio cosa lo fosse.
Si lanciò all'inseguimento del fuoco fatuo, che scomparve dopo qualche istante, ricomparendo qualche metro più in là e così per parecchi minuti.
Brianna era ormai nel profondo della foresta, che si stava facendo più fitta e intricata, ma lei non aveva paura.
Non l'aveva mai.
Sentiva di starsi avvicinando ad Oliver, sentiva che il fuoco fatuo la stava portando da lui.
Il suo cuore aveva iniziato a battere sempre più forte, come un tamburo di guerra.
All'improvviso, per acchiappare l'ultimo fuoco fatuo, mise il piede su un pezzo di terra particolarmente fragile e sentì il suolo cedere sotto di lei.
Brianna non riuscì ad evitare di lanciare un grido, mentre cadeva giù dal pendio, i rami che le graffiavano il viso e le mani.
Quando si fermò, riaprì gli occhi di scatto e si guardò intorno.
Sentiva il cuore batterle rimbombante nelle orecchie.
Realizzò di non aver più la tiara sul capo e pensò che sua madre l'avrebbe uccisa.
Sempre se non mi uccide prima un animale feroce, si disse.
Non era mai stata in quella parte della foresta, pensò, il che era strano perchè con suo padre era solita andare a fare lunghe cavalcate proprio lì.
Fu allora che la vide: una grotta bianca, come se fosse fatta di porcellana, che si ergeva davanti a lei.
Sopra di essa vi erano scritte parole che non riusciva comprendere, come se fossero di una lingua dimenticata perchè troppo antica.
L'ennesimo fuoco fatuo comparve all'entrata della grotta, immobile a differenza degli altri.
A Brianna parve di sentire una voce lieve, fioca, bisbigliare al suo orecchio.
"Vieni" diceva "avvicinati"
Si mise in piedi a forza e mosse un passo avanti, circospetta.
Tutta l'avventatezza e l'irruenza che aveva provato prima durate l'inseguimento sembrava scomparsa, svanita nel nulla.
Eppure quel misterioso luogo la intrigava, in qualche modo.
Le sembrava di avere una fune legata in vita e che qualcuno la stesse pian piano tirando verso la grotta, ma così lentamete e impercettibilmente che era difficile capire se fosse vero o solo una mera illusione della mente di Brianna.
Voleva scoprire cosa vi fosse all'interno.
Mosse un passo in avanti e poi un altro, finchè non vi entrò completamente.
Brianna trattenne il fiato.
Non sapeva esattamente cosa aspettarsi, ma di sicuro non quello che aveva davanti.
La grotta era completamente vuota.
"Che idiota" mormorò Brianna "cosa stavo pensando?"
Aveva letto troppi racconti di cavalieri e dame.
Credeva forse sarebbe diventata l'eroina di qualche storia?
Scosse la testa.
E fu allora che la vista le si oscurò e poi divenne brillante come un incendio.
Brianna barcollò, appoggiandosi alla parete della grotta.
Aveva il fiato corto e per un istante pensò che le sue mani stessero brillando.
Sbattè le palpebre, ma erano del solito rosa.
Devo andarmene, pensò.
Sentiva l'urgenza di farlo.
Quasi inciampò sui suoi stessi piedi mentre brancolava fuori dalla grotta e rivedeva la luce del sole che spuntava oltre le fronde intricate e ramificate degli alberi.
Quando fu abbastanza lontana, si azzardò a lanciare un ultimo sguardo alla grotta dietro di sè.
Sembrava una grotta normalissima, perchè allora le aveva trasmesso tutte quelle sensazioni?
Il sole stava iniziando a tramontare, tingendo di cremisi e oro il cielo.
Non era sicuro stare di notte da sola nella foresta.
Per fortuna una delle cose che suo padre le aveva insegnato era saper seguire le tracce, perciò riuscì a ritrovare la strada che aveva percorso per giungere lì.
Era in uno spiazzo senza alberi quando sentì all'improvviso dei rami calpestati dietro di lei.
Brianna si immobilizzò.
Un'altra cosa che Rufus le aveva insegnato? Riconoscere i passi di un grosso animale quando ne sentiva uno.
I passi si fecero più vicini e all'improvviso Brianna sentì il suono di un respiro forte.
Lentamente, attenta a non fare movimenti affrettati, si voltò.
Le venne voglia di urlare ma si morse la lingua quando vide che un enorme orso scuro si ergeva di fronte a lei e la fissava, gli occhi neri come la notte.
Deglutì.
Quante possibilità c'erano che Oliver e gli altri nobili fossero stati sulle tracce proprio di quella belva e ora spuntassero salvandola da quella situaizone?
"Buono" mormorò Brianna, facendo un piccolo passo indietro.
Mettersi a correre era fuori discussione: l'orso l'avrebbe sicuramente seguita e in una gara di velocità non ci sarebbe stata competizione.
"Non voglio farti niente" continuò a bassa voce, cercado di usare un tono gentile e suadente, come quello che si usa per addomesticare un cane randagio.
Non doveva far vedere la sua paura, ma dentro di sè avrebbe voluto solo piangere.
L'orso prese a ringhiare.
Dei, aiutatemi, pensò, parteciperò a tutti i cortei in vostro onore senza lamentarmi nemmeno una volta.
Non sarebbe potuta rimanere lì per sempre, lo sapeva.
Brianna fece un respiro profondo.
Fu quando mosse un passo indietro che colpì un ramo e sotto il suo peso esso si spezzò in due.
Brianna trattenne il fiato e l'orso scattò sull'attenti.
Non ebbe nemmeno il tempo di gridare che la belva si lanciò in avanti, ringhiando.
Lei gridò.
E, all'improvviso, tutto divenne brillante, come se fosse scoppiato un incendio.
No, pensò Brianna, sentendo il corpo che bruciava, è davvero scoppiato un incendio.
Fiamme dorate e scarlatte danzavano intorno a lei, come a proteggerla, come un'armatura di fuoco.
La pelliccia scura dell'orso aveva preso fuoco sulla parte sinistra e ora la belva stava gemendo di dolore, cercando di spegnere il fuoco.
Brianna aveva il petto che le si alzava e abbassava velocemente, come se avesse corso per miglia.
Quando l'orso si voltò e scappò via, probabilmente alla ricerca del fiume più vicino, lei si rese conto di star tremando.
Sono stata io, pensò, sono stata io.
Le mani bruciavano.
"Bree?" disse una voce roca, all'improvviso.
Lei si voltò di scatto e incontrò gli occhi castani di Oliver, che la guardavano completamente terrorizzati.
Oliver, che le puntava una freccia dritta al cuore.

A promise of thorns and rosesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora