XXVI. Amore e morte

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Per lunghi istanti, non successe nulla.
Brianna sentiva il proprio cuore martellarle nelle orecchie e poteva sentire il proprio respiro, ma tutto restava perfettamente immobile.
"Non capisco" mormorò Ben, scuotendo la testa "dovrebbe essere qui dentro"
"La strega abita qui dentro?" domandò lei.
Lui si limitò ad annuire, continuando a fissare la corteccia come se custodisse tutti i segreti del mondo.
"Ci deve essere un modo per attirare la sua attenzione" continuò, colpendo il tronco ma ancora non accadde nulla.
"Sentirà se casa sua andrà a fuoco, non pensi?" fece Brianna.
Ben si voltò a guardarla e lentamente sorrise.
"A te l'onore" disse, facendo un passo indietro.
Lei però lo fermò, prendendogli la mano.
"Fallo insieme a me" disse.
Lui si sporse e sfiorò le sue labbra con quelle di lei.
"Sempre"
Con la mano di lui posata sulla propria, Brianna la posò sul tronco.
La corteccia era incredibilmente soffice al contatto, come se fosse ricoperta da uno strato di erba invisibile.
Evocò il fuoco, ma solo una scintilla.
Voleva far sentire la sua presenza, ma non rischiare di bruciare l'intero albero.
Il fumo uscì dalle sue dita e Brianna sentì una scossa.
Scattò indietro, Ben che la sosteneva alle sue spalle.
"Credo mi abbia sentito" mormorò.
Come in risposta, una porta si aprì davanti a loro, all'interno del tronco.
Ben le prese la mano e intrecciò le dita con le sue.
"Sei pronta a scoprire la verità?" domandò.
Lei si voltò a guardarlo e trovò i suoi occhi dorati limpidi e aperti.
Qualsiasi cosa avessero scoperto, lui sarebbe stato con lei.
Sarebbe rimasto al suo fianco per sempre.
"Ormai le sorprese non mi fanno più paura" rispose.
Insieme, varcarono la soglia del tronco e scesero le strette scale a chiocciola che portavano sempre più giù.
La presenza di Ben alle sue spalle era rassicurante, pensò Brianna, perchè se fosse stata da sola in quell'oscurità avrebbe solo desiderato scappare.
Il tronco sembrava allargarsi sempre di più, anche se molto lentamente, tanto che la sensazione di claustrofobia era sempre più forte.
Pareva quasi che le pareti di corteccia si inclinassero per sovrastarli e schiacciarli.
"Non finisce più?" mormorò.
Ben le strinse la mano in un silenzioso segno di conforto.
All'improvviso, quasi inciampando sui loro stessi piedi per la velocità con cui le scale terminarono, Brianna e Ben si ritrovarono in una sala circolare.
"Vedo che avete trovato la strada" disse una voce "quasi non ci speravo più"
Brianna si immobilizzò, analizzando ogni dettaglio della sala in cui si trovavano: era per lo più spoglia, con un letto accatastato in un angolo perfettamente rifatto, un piccolo tavolo al centro circondato da quattro sedie, un pentolone nero sopra le braci morenti di un fuoco in un'insenatura della parete.
Ma non c'era traccia di alcuna figura umana.
"Dove sei?" domandò Brianna.
"Davanti a te, bambina"
Lei lanciò un'occhiata a Ben, ma anche lui sembrava confuso, le sopracciglie aggrottate mentre scrutava lo spazio che li circondava con gli occhi dorati.
All'improvviso ci fu un guizzo e Brianna spostò lo sguardo verso il punto in cui c'era stato, vedendo una figura incappucciata uscire dalla corteccia.
No, pensò, non uscire.
Era sempre stata lì, mimetizzata nella parete come un camaleonte per sfuggire dai predatori.
La figura si tirò indietro il cappuccio del mantello, rivelando una cascata di capelli argentati che le ricadeva sulle spalle ossute.
"Allora" fece la strega di Thulle "siete venuti qui per la profezia o per la maledizione?"
Brianna aggrottò la fronte, senza riuscire a nascondere la propria sorpresa.
Ma di che diavolo stava parlando?
La strega puntò i sui occhi completamente bianchi su Ben.
"Sono stati gli erranti, non è vero?" fece lui, mantenendo la propria compostezza "Quando hanno rubato la mia magia, mi hanno maledetto?"
Brianna si girò di scatto a guardare Ben.
"No" rispose tranquillamente la strega, sedendosi su una delle sedie "ma ne parleremo dopo"
Fece un gesto con la mano, invitandoli a sedere.
Quando loro esitarono, schioccò la lingua.
"Sul serio?" fece "Con mia sorella però vi siete seduti al tavolo. Avete perfino bevuto il suo disgustoso tè"
"Tua sorella?" ripetè Brianna "Tua sorella è la Signora d'Ambra?"
La strega sorrise, rivelando denti neri.
"Quando siamo giunte nel continente, ci siamo stabilite ad Euros per un periodo" raccontò "ma il popolo aveva paura di noi, della nostra magia. Non rispecchiava i canoni che loro conoscevano, le loro tradizioni e le loro usanze. Mia sorella è rimasta lì, in una casa nascosta all'interno della foresta, ma io... io ero più potente di lei. Troppo potente agli occhi del popolo di Euros. Non volevo che le causassero probemi per colpa mia e così me ne sono andata"
Brianna non riuscì a trattenersi.
"Perchè lei non è venuta con te?" domandò.
La strega la guardò e nei suoi occhi bianchi – probabilmente identici a quelli della Signora d'Ambra – passò un lampo di dolore che però fu abilmente nascosto.
"Quante domande quando il racconto non è ancora terminato" la rimproverò "dunque, me ne sono andata e sono giunta fino a qui. In qualche modo questa terra mi ha attratto a sè, che sia stato il suo candore o la sua solitudine non lo so. Mi sono stabilita qui e sono iniziate a girare leggende sulla mia magia, sui miracoli che sapevo fare. La gente veniva da tutto il continente a cercarmi"
Brianna si voltò e incontrò lo sguardo di Ben.
Trovò i suoi occhi dorati che le lanciavano uno sguardo rassicurante e poi lui annuì lievemente.
Sotto il tavolo, trovò la mano di lei e la strinse.
"I miei genitori sono venuti qui diciotto anni fa" disse allora Brianna, guardando la strega "ti hanno chiesto di far scomparire la mia magia del fuoco e tu l'hai fatto"
"Ora però l'hai ritrovata" fece la donna, indicando con un cenno del capo la mano di lei sul tavolo "e la profezia ha avuto inizio"
"Come fai a conoscere la profezia?"
Le braci sotto il pentolone scuro dietro la strega emanarono scintille.
"Mi è comparsa nella mente come un marchio a fuoco dopo che ho usato la mia magia su di te, ancora in fasce" rispose "forse è stato lo scherzo di un dio dispettoso che ho offeso in qualche modo, imprimermi nella mente versi di una storia che non conoscevo. Ci ho messo anni per capire che cosa significasse ciò che avevo inciso nella mente, anni per capire fosse collegato alla neonata che quella coppia del regno dell'alba aveva portato da me perchè la rendessi priva di magia. Ho iniciso i simboli della profezia fuori da qui, come un monito per me stessa. Un giorno ciò che avevo in mente si sarebbe avverato, perchè altimenti sarei impazzita non sapendo perchè quelle parole fossero nella mia mente"
Prese a tracciare segni invisibili con il dito sul tavolo, segni che diventavano bianchi non appena venivano tracciati.
"Quando le stelle cadranno, il sole sorgerà un'ultima volta/ Quando la luna e il sole si eguaglieranno, l'ultimo erede compirà la sua scelta/ Sulle labirintiche vie del Fato, lui solo dovrà camminare/ Non tarderà il momento della resa dei conti, quando sole e notte si incontreranno/" recitò, alzando lo sguardo "E solo allora l'ultimo fiato verrà esalato e un cuore verrà spezzato"
Brianna trattenne il fiato, la mano di Ben che stringeva forte la sua.
Quello era l'ultimo verso che cercavano.
La profezia era completa.
"Sei tu il sole" disse la strega "sei sempre stata tu il sole, Brianna Lyrion"
Lei prese a scuotere la tetsa.
"Orphelin" la corresse "il mio nome è Brianna Orphelin"
La strega la guardò con uno sguardo che parve leggerle l'anima.
"No" replicò "non lo è"
Per un istante il mondo di Brianna divenne completamente nero, come se all'improvviso qualcuno avesse gettato una gigantesca boccetta di inchiostro su di lei in modo che non potesse più vedere nulla.
Le parve di barcollare, come se il mondo stesso avesse iniziato a girare come una trottola impazzita.
Le uscì una risata nervosa.
"Ah sì?" fece "Quindi io e Ben siamo fratelli?"
Sentì Ben irrigidirsi accanto a lei, come se fosse diventato una lastra di ghiaccio.
"Non è possibile" disse subito.
Si voltò a guardarla e nei suoi occhi dorati c'era una disperazione palpabile.
Non poteva crederci, pensò Brianna, ma soprattutto Ben non voleva crederci.
Come avrebbero fatto se fosse stato vero?
"Ce ne saremmo accorti" continuò lui, svelto, come alla ricerca di una spegazione che li togliesse da quella soluzione "l'avremmo sentito. Non possiamo essere fratelli"
"Infatti non lo siete" intervenne la strega "ed è qui che sorge il mio dubbio. Ma andiamo per ordine, volete?"
Brianna si voltò di scatto verso di lei.
"Parla, strega" disse a denti stretti.
Il sollievo che aveva provato a sentire quelle parole fu grande, ma la paura era ancora intensa.
Vide che per Ben era lo stesso.
"Leanna Orphelin è tua madre, ma Rufus Orphelin non è tuo padre" rivelò la strega "tuo padre è Valian Lyrion"
"Valian è mio zio" disse Ben, piano "è il fratello minore di mio padre"
Era forse uno scherzo del destino?
Brianna aprì la bocca e poi la richiuse.
Non erano fratelli, era vero, ma erano cugini?
Negli ultimi tempi aveva pensato che lei e Ben sarebbero potuti essere qualsiasi cosa avessero voluto, che insieme avrebbero potuto costruire qualcosa di permanente e migliorarlo insieme.
Credeva fossero fatti l'uno per l'altra.
E invece non sarebbero mai potuti stare insieme, non come avrebbero voluto.
Brianna doveva pensare ad altro.
Voleva risposte.
"Come fai a saperlo?" domandò alla strega "Come fai a sapere tutte queste cose? Come faccio a crederti?"
"Bambina" fece lei, con incredibile dolcezza "pensaci. Come puoi avere il dono del fuoco che possiedi senza che nessuno della tua famiglia appartenga al regno della notte?"
Il popolo dell'alba non ha la magia degli elementi, aveva detto Ben quel giorno al tavolo con maestro Silas, Chiunque avrebbe potuto dire non fossi la legittima erede al trono.
È ridicolo, aveva ribattuto lei, Leanna e Rufus sono i miei genitori.
Ma era stata tutta una bugia.
"Quando i tuoi genitori mi hanno chiesto di usare la mia magia su di te" continuò la strega "ho richiesto la verità sul perchè tu possedessi la magia. Dissi che non avrei fatto un bel nulla se non mi avessero detto la verità"
Brianna si sentiva un'estranea che osservava gli eventi, incapace di muoversi o parlare.
Rufus, la persona che le aveva regalato la sua prima spada, la persona che le leggeva storie della buonanotte ogni sera per farla addormentare, la persona che aveva detto che sarebbe stata una grande regina un giorno, non era suo padre.
Eppure l'aveva amata come tale, su quello non aveva dubbi.
O era stata un'illusione anche quella?
"Come può mia madre averlo tradito?" mormorò "Come può averlo fatto?"
Per un istante Ben parve combattere una battaglia interna: abbracciarla o starle lontano, memore di ciò che avevano scoperto?
Quanto poteva concedersi ora che lo stesso sangue scorreva nelle vene di entrambi?
Alla fine parve mandare tutto al diavolo perchè prese entrambe le mani di lei e le strinse.
"Questo non cambia niente" bisbigliò, guardandola negli occhi "non cambia niente su di te, Bree. Niente. Sei sempre la stessa persona che eri prima di venire qui, capito? Niente è cambiato"
Nella sua voce c'era una nota di preghiera e supplica, anche se a chi, Brianna non lo avrebbe saputo dire.
Avrebbe voluto credergli, ma tutto era cambiato.
"Non conosco i dettagli" rispose poi la strega "i tuoi genitori hanno ritenuto opportuno rivelarmi solamente il nome del tuo vero padre"
La donna smise di tracciare linee sul tavolo e li guardò.
"Ora il cerchio si è concluso" disse "era arrivato il momento sapessi la verità, Brianna. Conosci tutta la profezia e conosci le tue origini. Non ti resta che l'ultima battaglia da affrontare"
Brianna chiuse gli occhi, escludendo il mondo esterno.
Sentiva ancora la pressione delle dita di Ben che stringevano le sue, il suo respiro caldo che le sfiorava la guancia, il proprio cuore battere all'impazzata nel petto.
"È a questo che alludeva l'ultimo verso della profezia?" domandò poi, la voce un sussurro "È il mio il cuore che verrà spezzato? Le tue parole erano coloro che l'avrebbero spezzato?"
Tutto era cambiato.
Ci fu un lungo silenzio.
"No" rispose la strega alla fine "non ancora, temo. Perchè il sangue che vi scorre nelle vene non è lo stesso"
"Che cosa?" scattò Ben.
"Quando sei entrato in casa mia l'ho capito subito" continuò lei, guardandolo con i suoi occhi bianchi "un'antica maledizione grava sulle tue spalle, Benjamin Lyrion. Una maledizione che si passa di generazione in generazione, ma i Lyrion non la possiedono. Brianna non la possiede. Ma tu sì"
Ben rimase completamente immobile, così tanto che pareva diventato una statua.
Brianna si domandò se stesse ancora respirando.
E si chiese se ciò che stava passando per la mente di Ben in quel momento, ciò che si stava abbattendo su di lui, fosse ciò che stava provando lei.
Per tutta la vita entrambi avevano creduto a  bugie che altri avevano intessuto per loro, per motivi a loro sconosciuti che ora erano venuti a chiedere la riscossione dei propri debiti.
Perchè era chiaro come l'acqua che Ben non era affatto figlio dei sovrani della notte.
Non solo, era anche maledetto.
"Non è vero" mormorò lui, la voce più leggera di una piuma.
Poi prese a scuotere la testa vigorosamente, i capelli neri un ammasso di oscurità che si dimenava.
"Non è vero" ripetè, la voce che si alzava sempre di più "stai mentendo. Non è possibile"
"I miei poteri sono fuori dal comune, bambino" ribattè la strega "posso percepire cose che gli altri portatori di magia non percepiscono. E c'è una maledizione che ti avvolge, una maledizione antica e incredibilmente forte"
Ben deglutì, il pomo d'Adamo che andava su e giù.
Alzò il mento, anche se Brianna notò quanto fosse serrata la mascella.
"E cosa direbbe questa maledizione?" domandò.
"È una maledizione d'amore" rispose la strega "d'amore e morte"
Lui rimase immobile e Brianna trattenne il fiato.
Ci fu un silenzio che parve durare un'eternità, come se il mondo avesse smesso di ruotare intorno al proprio asse e tutto si fosse fermato.
"Quando colui che sopporta la maledizione compirà il ventesimo anno d'età e avrà accanto a sè il suo vero amore" disse la strega "dopo alcuni effimeri momenti di felicità, spirerà"
Fu in quel momento che gli occhi di Ben si incatenarono a quelli di Brianna e lì vi rimasero.
"Non so chi sia la tua vera famiglia" continuò la donna "ma sono certa che una maledizione di questa portata sia ereditaria. Sei troppo giovane per aver contrariato un dio ed essere responsabile della sua rabbia. Tu e Brianna non siete parenti, ma se lei è il tuo vero amore..."
Ben sembrava incapace di distogliere gli occhi da quelli di Brianna.
Sembrava cercasse di dirle qualcosa, ma lei era troppo sconvolta per capire che cosa.
Era così allora?
Ben l'amava e il suo amore per lei l'avrebbe ucciso?
Come poteva una cosa così pura come l'amore essere così terribile?
Essere una forza mortale e fatale?
A Brianna parve che qualcuno avesse scoccato una freccia e le avesse centrato il cuore.
Si sentì mancare.
Perchè in quell'istante aveva capito che non solo Ben l'amava.
Anche lei amava lui.
E ora non avrebbe mai potuto dirglielo.
Ben scosse di nuovo la testa, il volto pallido e gli occhi scurissimi.
"Ben" fece Brianna, piano.
"Ho bisogno di aria" ribattè lui.
In un istante balzò in piedi e si diresse verso le scale da cui erano giunti, senza degnare la strega di un secondo sguardo.
Brianna rimase a fissare il punto in cui Ben era sparito, mentre lottava con tutta se stessa per non alzarsi e precipitarsi a seguirlo.
Lo conosceva abbastanza da sapere che in quel momento desiderava stare da solo.
"Lui ti ama, bambina" fece la strega "e il suo amore per te sarà l'ultima cosa che proverà"
Brianna non voleva pensarci, non in quel momento.
Perché, se ci avesse pensato, allora non avrebbe potuto portare a termine ciò che era venuta a fare lì.
"Perché dovremmo fidarci di te?" domandò quindi.
La strega inarcò un sopracciglio.
"Siete venuti voi da me" ribattè.
Brianna si sporse in avanti.
Si chiese se la strega potesse notare la maschera di impassibilità che si era calata in viso.
"Però niente ci garantisce che ciò che ci hai detto su di me o su Ben sia vero" disse.
"Io non posso mentire"
"E chi ce l'assicura?"
La strega la guardò per un lungo istante, soppesandola con lo sguardo.
Poi, con un sospiro, si tirò su la manica logora, scoprendosi il polso.
"Quando io e mia sorella siamo giunte qui siamo state marchiate" raccontò "il prezzo della nostra magia, in questo mondo, è che non possiamo mentire su ciò che essa percepisce"
Brianna si sporse ancora più in avanti e vide che sulla pelle pallida vi era inciso un triangolo con all'interno un altro triangolo.
"Ogni punta indica i termini della nostra esistenza" continuò "vita, magia e verità"
Brianna aveva già visto quel simbolo, in uno dei libri nella casa di maestro Silas e sapeva che la strega stava dicendo la verità.
Anche la più piccola speranza che quello che avesse detto sulla maledizione non fosse vero scomparve nel nulla.
Si costrinse a rialzare lo sguardo e incontrare quello bianco della donna.
"Tu sai come fa l'Oscurità a creare gli erranti?" domandò allora.
Se avessero scoperto come Lilith li creava, forse avrebbero trovato il modo di salvarli.
Quelle erano persone corrotte dalla magia, ma forse potevano tornare indietro, tornare ad essere umane.
La strega annuì.
"Quando una persona viene in contatto con l'Oscurità, essa ti fa vedere la tua più grande paura" disse "la rende così vivida che sembra reale. Molte persone non sopravvivono a questa vista"
Brianna ripensò al primo corpo che era stato ritrovato nella foresta, senza vita.
"E se non ti uccide?" domandò a bassa voce.
"Diventi un errante" rispose la strega "una creatura completamente sotto il controllo dell'Oscurità, affamata di distruzione"
Un brivido percorse la spina dorsale di Brianna.
"C'è un modo per salvare gli erranti?" chiese "C'è un modo per riportarli indietro?"
La strega scosse la testa.
"Non lo so" rispose "ma temo non ci sia più niente da riportare indietro"
Rimasero in silenzio per qualche istante, come se la donna volesse lasciarle del tempo per rimuginare sulle scoperte di quella serata.
Anche se pochi minuti non sarebbero stati neanche lontanamente sufficienti.
"Se lui smettesse di amarti, probabilmente sopravvivrebbe" disse la strega all'improvviso "o se steste lontani abbastanza a lungo da atrofizzare il sentimento"
Brianna si rese conto di avere di nuovo lo sguardo fisso verso le scale di legno.
"Vai da lui, bambina" disse allora "è giunta l'alba, ormai"
Lei sgranò gli occhi.
"Com'è possibile?" domandò "Quando siamo venuti qui era appena sera"
La strega scrollò le spalle.
"Il tempo scorre diversamente in questa parte di foresta" rispose "penso dipenda dalla mia magia"
La strega si alzò e Brianna fece lo stesso.
"Per quello che vale" continuò "mi dispiace sia capitato a te questo fardello. Mi dispiace sia tu il sole della profezia"
Brianna resse il suo sguardo.
"Dispiace anche a me" rispose.
Si avviò verso le scale, quando la voce della strega la fermò.
"Il mio vero nome è Seraphin" disse alla fine, chinando la testa "ma molti mi chiamano Signora d'Avorio"

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