Capitolo 4

22 3 0
                                    

Erano forse passati due giorni da quando si era addormentata. Era riuscita a bere un bicchiere d'acqua a fatica per cadere subito dopo in un sonno profondo che l'aveva lasciata senza forze. Non poteva andare avanti in quel modo, non mangiava da cinque giorni e non beveva da due. Doveva reagire. Doveva fare qualcosa o sarebbe morta così, e quello sarebbe stato veramente il colmo.

Mentre provava ad alzarsi la porta si aprì di scatto e si richiuse altrettanto velocemente. Un mangiamorte le si avvicinò con passo sicuro ed elegante. Si fermò davanti a lei. La prese da sotto le ascelle e la mise a sedere, sempre al centro della stanza. Si stava premurando che il rame non le togliesse più forze di quanto non gliene avesse tolte il Signore Oscuro. La resse con una mano sulla schiena, era calda e stabile tanto che Hermione si lasciò cadere su di essa senza troppe cerimonie. Oramai era stanca di combattere. Per oggi sarebbe andato bene così. Il mangiamorte appellò con un semplice "Accio" il vassoio accanto alla porta ed Hermione spalancò gli occhi. Perché lui poteva fare magie?

Quando il vassoio le si posò sulle gambe, con una mano tremante prese il bicchiere, senza rendersi conto di stare usando la mano  sinistra, con l'avambraccio scoperto dal maglione che era ormai tutto strappato.
Lei il marchio lo aveva già visto in quella settimana, lo aveva studiato a fondo, le faceva ancora strano guardarlo ma ci stava quasi facendo l'abitudine. Non la faceva più soffrire.

Il mangiamorte, al contrario, trattenne un respiro e quasi perse la presa sulla schiena di Hermione. Lo fissò, lei non poteva vedere i suoi occhi ma sapeva cosa stava guardando. Non poteva vedere la sua espressione, ma sapeva cosa stava pensando "Perché sono io a dovermi occupare di una Sanguemarcio, a doverla toccare?!".

La sua testa non viaggio oltre, finì la zuppa e il pane, e poi guardò di nuovo l'uomo che la reggeva, il suo sguardo era fisso sulla scritta.

Appena si rese conto che aveva finito, lui si alzò e mugugnando qualcosa uscì dalla cella. Lasciandola cadere per terra e pensare a cosa fosse appena successo.

Il mangiamorte tornò a farle visita il giorno dopo, lei, prima del suo arrivo si era strappata une pezzo di maglione e lo aveva legato intorno all'avambraccio di modo da coprire la scritta. Non voleva che lui la guardasse, non voleva sentire ancora il peso del suo sguardo su quella parte di lei che era così vulnerabile.
Stavolta si mise a sedere da sola, non aveva bisogno di sostegno solo di qualcuno che le passasse il vassoio, e lui fece esattamente questo. Poi si sedette davanti a lei e aspettò in silenzio che finisse di mangiare. Prima di andarsene diede un calcio ai sei pezzi di giornale appoggiati per terra facendo finta di farlo involontariamente, ma riuscì ad avvicinarli a lei così che li potesse leggere senza fare sforzi. Non ebbe bisogno di alzarsi. Li lesse. Era il 30 marzo. Il nome di Dean Thomas era sparito dalla lista dei scomparsi e... comparso nell'altra lista.

Un paio di lacrime scivolarono silenziose sulla sua guancia.

Aveva ricominciato a prendere un ciclo sonno-veglia quasi stabile. Andava a dormire verso le cinque e si svegliava alle otto. La stessa cosa fece quel mercoledì 31 marzo. Si trascinò verso il giornale sbrigandosi a tornare al centro e lesse ancora. Nessuno di nuovo. Era più tranquilla. Il pranzo arrivò insieme al mangiamorte, quel giorno era più irrequieto, il passo aveva perso la sicurezza ostentata nei giorni precedenti e la ragazza era quasi certa di aver visto uscire un ciuffo di capelli biondi da sotto la maschera. L'aveva capito dal primo giorno che si trattava di Draco, aveva riconosciuto la sua andatura, il suo portamento. Appena lui le poggiò il vassoio sulle gambe e le diede le spalle per trovare una posizione comoda in cui sedersi lo chiamò

<<M-Malfoy>> il ragazzo si girò di scatto.

<<C-come?>> sussurrò lui quasi terrorizzato.

<<Sono la strega più brillante della mia età ricordi?>> gli sorrise, non sapeva perché. Però in quella casa degli orrori aveva il vitale bisogno di un alleato e lui era la cosa più vicina ad esso che potesse avere.

Il ragazzo sospirò e in un gesto di arresa si tolse la maschera passandosi una mano nella chioma bionda per risistemarla. Si sedette comunque d'avanti a lei.

<<Come l'hai capito?>> Hermione temeva questa domanda, avrebbe dovuto ammettere che aveva passato del tempo ad osservarlo, a studiare il suo comportamento, il suo movimento, le sue mani.

<<Intuito>> rispose semplicemente concentrandosi di nuovo sulla sua zuppa.

Il silenzio non durò a lungo e la domanda che le premeva da più di due settimane non esitò ad uscire. Lo guardò negli occhi esattamente come lui stava guardando lei, con curiosità, preoccupazione e apprensione.

<<Perché?>> chiese senza abbassare lo sguardo.

<<Perché cosa Granger?>> rispose lui reggendo il confronto.

<<Perché hai impedito che le frustate di tua zia mi facessero del male? Perchè mi porti le pagine che mi interessano del Cavillo tutte le mattine? Perché mi aiuti a mangiare e non mi lasci morire di fame? Perché mi chiedi di perdonarti quando sei l'unico in questa cazzo di casa che non mi ha fatto nulla? Perché rischi tutti i giorni la tua vita per me? Sono solo la solita "Sanguesporco">> quando finì con le ultime due frasi stava urlando. Quelle domande aspettavano da troppo tempo una risposta. E ora che la speranza si era accesa meritava di sapere in nome di cosa Malfoy le stesse salvando la vita.

Lui si prese del tempo, ruppe il contatto dei loro occhi e guardò in basso, una ciocca di capelli cadde sul suo viso e la mano di Hermione fece per muoversi in un gesto involontario per riportarli al loro posto. Ordinati. Perché se lui fosse stato in disordine o insicuro. Per lei non c'era speranza. Si trattenne e lui alzando lo sguardo e facendolo incastrare col suo rispose.

<<Perché sono umano Granger, e non sono come loro, non sono come mia madre che non hai mai saputo ribellarsi, non sono come mia zia che prova piacere solo nel vedere il dolore negli occhi dell'altro e soprattutto non sono come mio padre>> la risposta la lascio interdetta, ma non avrebbe lasciato cadere quella storia così facilmente.

<<L'altro giorno, mentre mi stavi reggendo la schiena, ti ho visto fissare la scritta sul mio braccio, Sanguesporco, Malfoy, ti suona famigliare?>> disse con una punta di disprezzo nella voce per gli anni passati.

Lui abbasso la testa come un cane bastonato.

<<Perfavore... non... lo dire...>> balbettò lui scosso dalla frase della ragazza.

<<Non devo dire cosa Malfoy, Sanguesporco? È quello che sono non è così? Stai rinnegando le tue stesse parole? Dimostri molta poca integrità... guarda>> disse con cattiveria, era arrabbiata, non sapeva bene per cosa. Strappò il pezzo di stoffa dal braccio con un gesto violento che le causò un giramento di capo a cui lei non badò. Senza la minima esitazione mise il braccio sotto gli occhi di Malfoy e quando lui li strinse per rifiutarsi di guardare Hermione urlò

<<Guarda, cazzo, sarà li per tutta la vita, tu non riesci a guardarlo per un secondo e io ci devo convivere ogni minuto fino alla fine dei miei giorni>> la voce le era finita, il dolore era alle stelle e la testa le pulsava, ma la frase aveva raggiunto il suo intento. Malfoy guardò la sua cicatrice per tre secondi esatti. Alzò gli occhi nei suoi e la sofferenza era palpabile.

<<Perdonami>> sussurrò ancora e lasciò la stanza.

Perdonami// Dramione Where stories live. Discover now