Butterfly.

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«È il numero di telefono di Floriana, Jacopo.»

Jacopo sa che è biologicamente impossibile, eppure ha sentito il proprio cuore smettere di battere appena Penelope ha pronunciato quel nome.

Nessuno ha parlato per molto tempo dopo, fino a quando Penelope ha finalmente rotto il silenzio salutandoli con un addio mormorato.

Giulio sposta lo sguardo su Emily e Chicca per poi far avanti e dietro su Matthew e Manuel.

«Penso sia arrivato il momento di ammettere che Simone potrebbe essere in pericolo.» comunica Giulio.

Jacopo si sente come se la realtà fosse fratturata.

Forse gli altri stanno parlando, ma non sente altro che un ronzio nelle orecchie.

Il mondo si deforma intorno a lui, e tutto è troppo, troppo soffocante.

Le luci nella sala sono troppo luminose.

Il suo cuore batte di nuovo, ma batte troppo velocemente.

Sta per esplodergli il petto e atterrare rotto e sanguinoso sul pavimento.

C'è troppo poco ossigeno.

Jacopo non riesce a respirare e la stanza intorno a lui inizia a girare.

La realtà si stava fratturando.

Jacopo inciampa nei propri passi, spingendo via la sedia da lui.

Il rumore che la sedia fa quando colpisce il tavolo è vagamente registrato attraverso il ronzio nelle sue orecchie, ma a Jacopo non importa.

È a malapena a conoscenza del suo stesso corpo che si muove attraverso la stazione di polizia, e che l'ha portato fuori da quella sala— dalla stazione in realtà, ma si ritrova in piedi fuori.

L'aria è fredda e gli punzecchia la pelle rendendola rosata, ma a Jacopo non dispiace.

Ha bisogno di una sigaretta.

La sua mano trema mentre tira fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca interiore della giacca.

Riesce a malapena a posizionare la sigaretta tra le sue labbra, ma non appena prova ad accenderla si scotta con la fiamma.

Fa male.

Ha fatto così male.

Jacopo sente le lacrime rigargli le guance.

«Ehi, tesoro» dice una voce gentile, e improvvisamente Chicca è accanto a lui.

«Mi sono bruciato», dice Jacopo, tenendo il dito verso di lei. «Fa male.» Si sente come un bambino, un bimbo che piange perché si è sbucciato il ginocchio.

Chicca lo culla tra le sue braccia, premendolo contro il suo petto.

Jacopo voleva riavvolgere il tempo a quando lui e Simone erano due ragazzini che ridacchiavano insieme nella loro camera.

Voleva che tutto si fermasse.

Aveva bisogno che la sua vita si fermasse.

È troppo e Jacopo non riesce a gestirlo.

Cerca di allontanarsi da Chicca ma la ragazza non glielo permette.
«Dove vai?»

«Dobbiamo tornare dentro.»

«Jacopo, tu –»

«No. Risolveremo questo caso. Non è una novità. Niente di diverso. Solo un caso. Solo un fottutissimo unsub, solo una nuova vittima.»

«Ok. Torniamo dentro, allora.»

Quando Jacopo e Chicca si riuniscono al resto della squadra, vengo accolti da due dei loro agenti migliori urlarsi contro.

calm down, agent. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora