XVII

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Le sue labbra raggiunsero il lobo del ragazzo, prendendolo tra i denti, tirando e mordendo beandosi dei sospiri pesanti del maggiore. «Non mi hai dato il buongiorno stamani.»

«Mi sono alzato tardi, per colpa tua e delle tue foto di prima mattina.»

Simone rise direttamente nel suo orecchio, «Sei tu che mi hai detto che dobbiamo tenere un profilo basso, sennò ti avrei svegliato molto volentieri di persona stamani.»

Manuel sospirò ancora, mordendosi il labbro inferiore per trattenere un gemito quando sentì la bocca di Simone scendere sul suo collo.

Il suono della campanella li riportò con i piedi per terra, fermando i baci sul collo e allontanandosi dal corpo di Manuel.

«Hai matematica ora, devi andare.» gli schioccò un altro bacio sulle labbra

«Hai memorizzato i miei orari?» rise Simone circondando il volto del professore con le mani e attirandolo in un bacio.

Sospirarono entrambi sulla bocca dell’altro, «Vai, basta. Io devo andare in sala professori.»

«Ti divertiresti molto di più qui con me, e io uguale.» il più piccolo morse il labbro all’altro, facendogli chiudere gli occhi e sospirare per l’ennesima volta.

«Ma se te ami la matematica.»

«Amo di più te.» ribatté facendo ridere il moro «E menomale.» sbuffò allontanando del tutto lo studente da sé.

«Va bene, vado. Ci sentiamo dopo però.» Simone gli rubò un ultimo bacio prima di uscire dalla stanza, lasciando il professore da solo con un sorriso enorme stampato sul volto.

Cosa farei senza di te, Simò.

Era passato un mese da quel giorno con Federico e le cose tra lui e Simone erano tornate alla normalità. Tra fughe e nascondigli, vorrai dire.

Simone e Dante non si parlavano da quando erano tornati a casa dopo aver distrutto la loro privacy a casa di Manuel quella sera. La cosa iniziava a pesare in casa, soprattutto perché il padre non ne voleva proprio sapere di quella relazione che, per ovvie ragioni, erano ancora costretti a tenere nascosta.

Manuel fece passare qualche minuto per poi avviarsi verso la sala professori dove lo aspettavano una pila infinita di compiti da correggere. Accidenti a me e a quando ho avuto la geniale idea di far fare il compito a tutte le classi nella stessa settimana.

«Buongiorno Professor Ferro! La stavamo cercando.» la voce gracchiante della professoressa di italiano lo accolse nella stanza. Menomale che non mi hai trovato 10 minuti fa.

«Buongiorno. Per-cosa, se posso chiedere?»

«Ci servirebbero delle braccia giovani e forti per portare l’albero qui in sala professori.» disse lei sorridente accarezzandogli un braccio. Un brivido di disgusto passò lungo tutta la sua spina dorsale.

«Che… che albero?»

«Quello di Natale, ovviamente! Settimana prossima è Natale noi facciamo sempre l’albero!» e ve lo tenete per voi, bastardi.

Il professore mise su un sorriso, «Certo, mi mostra dov’è?» chiedendole di fare strada.

Dovevo rimanere chiuso in quella stanza con Simone.

-

«Mi stai ascoltando o no?»

Dante si tolse gli occhiali da lettura passando poi due dita sulle palpebre con fare nervoso. «Ti ho sentito si, stai urlando da mezz’ora.»

Stasera Faremo l'Amore Where stories live. Discover now