Aglio e Olio

211 13 5
                                    

Il bigliettino che si era ritrovato appiccicato alla porta il pomeriggio seguente e che recitava una serie di numeri era firmato "- il tuo secondo filosofo preferito :)".

E bene, Manuel a quanto pare iniziava già con le bugie, perché era un po' improbabile che quel bigliettino appartenesse a Dante, ma quella era l'unica condizione per la veridicità del suo contenuto.

Nello stomaco di Simone nel frattempo farfalle ed elefanti stavano quasi sicuramente organizzando una festa di compleanno, per quanto scompiglio c'era.
Manuel gli aveva davvero lasciato il suo numero di telefono.

Manuel voleva continuare a sentirlo, a conoscerlo, a paragli.

Lo trovava interessante abbastanza da non limitarsi a salutarlo sporadicamente quando l'avrebbe incontrato per le scale come si fa tra vicini.
Manuel voleva essergli amico.

Forse voleva essere qualcosa in più.

No, no, la mente di Simone stava divagando.
Certo, è utile avere il contatto di un vicino, può sempre succedere qualcosa ed avere la necessità di contattarlo.

Quel gesto non dimostrava niente, né la loro amicizia, né tanto meno qualcosa in più.
Quelle dannate farfalle avrebbero dovuto farsi inghiottire da quegli stupidissimi elefanti che saltellavano nel suo stomaco come se niente fosse, così tanto per incasinargli ancora di più la vita.
Le crepe nel muro c'erano ancora, e Simone era ancora solo a guardarle.

D'altro canto Simone era sempre stato un ragazzo estremamente educato, e non scrivere al suo vicino dopo questo gesto sarebbe stato davvero poco gentile.

To: Manuel

Ciao! indovina chi sono :)
Fammi indovinare: 👶🍼

Che dovrebbe significare?
Te l'ho già detto: che sei
piccolino

Era un commento stupido, e questo lo sapeva: lui non era piccolo, né d'età, né tantomeno di stazza.
Avrebbe potuto stendere Manuel con una mano se solo avesse voluto, ma era un commento piacevole.

Lui piccolo vicino all'altro ragazzo ci si sentiva veramente, e lo faceva stare bene, lo faceva sentire al sicuro.

Soprattutto lo faceva arrossire come se avesse appena preso fuoco.

Passarono i successivi giorni a scriversi costantemente, si raccontavano delle loro giornate, delle lezioni, di quel famoso incontro con la relatrice che alla fine era andato sorprendentemente bene, o almeno così gli aveva detto Manuel.

Quando non avevano niente di rilevante da dirsi Manuel riempiva la loro conversazione di quegli stupidi stickers che girano nei gruppi di amici, e Simone, che non aveva mai avuto amici, tantomeno un gruppo di tali, era costretto a ricambiare con quei due che aveva trovato nel gruppo di rugby e che raffiguravano la faccia stremata del suo allenatore.
Quella situazione avrebbe dovuto farlo sentire inadeguato.

Dimostrava che Manuel aveva un sacco di gente intorno, che parlava con un sacco di gente così come parlava con Simone, che dunque non era così speciale.

Avrebbe dovuto aggiungere crepe nel suo muro, che era così rovinato che a momenti pareva crollare, ma non lo fece.
Non si sentiva inadeguato, non si sentiva solo, né inutile.

Si sentiva cercato, capito, desiderato.
Soprattutto si sentiva leggero, ed immaginò che cosa volesse dire essere Manuel e sentirsi così ogni giorno, tutto il giorno.

Erano le tre del pomeriggio e Simone si era da poco deciso ad abbandonare il divano sul quale si era gettato appena rincasato dalle lezioni, e provare a mangiare qualcosa.

Non gli piaceva cucinare per se stesso, ancor meno di quanto gli piacesse mangiare da solo, quindi si limitò a sbattere l'intero contenuto di una confezione congelata di sofficini in forno.
Almeno così avrebbe potuto mangiarli anche per cena.
Se solo l'avessero visto i suoi genitori, se solo l'avesse visto il suo allenatore.

Crepe Nel Muro Where stories live. Discover now