Verderame

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Olivia aveva uno strano odore, come di acqua stagnante. Forse era di questo che sapeva la natura selvaggia, non di fiori come pensavo ma di marcio.

Era riapparsa quella mattina suonando il campanello, senza nemmeno un graffio, aveva detto la mamma.

Me la ritrovai lì tornata da scuola, a mangiare una tazza di latte e cerali. Aveva ancora indosso il vestito a fiorellini azzurri con cui era sparita due giorni prima, sporco e strappato sulle maniche. Sotto il suo sgabello si stavano raccogliendo delle gocce d'acqua verdastra. Mi sedetti accanto a lei.

La mamma stava preparando le polpette per cena, quelle con il formaggio dentro, le nostre preferite. Tirò fuori la carne trita dal frigo e lo richiuse con un colpo di fianchi, canticchiando. Giravolta, un bacio sulla testolina bionda di Olivia, uova, due passi, ancheggio, prezzemolo.

Olivia mangiava in fretta, ingoiava i cereali quasi senza masticarli. Avevo paura si sarebbe strozzata. Le tolsi il cucchiaio dalla bocca, il metallo cozzò contro i denti.

«Scusa» sussurrai. «Ti ho fatto male?» Lei scosse la testa e lasciò che la imboccassi. Il latte le colò in rigagnoli sottili lungo il mento e sul vestito lercio.

Mamma prese lo strofinaccio e le tamponò le labbra. «Vado a preparare la vasca. Facciamo un bel bagnetto a tutte e due!» Volteggiò via lungo il corridoio.

Perché si comportavano come se non fosse accaduto nulla?

Olivia cacciò la mano nella ciotola della carne e se la ficcò in bocca.

«No!» Le presi il polso e le ripulii il palmo. «Non si mangia la carne cruda, ti fa male».

Rise. Al posto degli incisivi aveva due buchi.

Mi tappai la bocca, inorridita. Le avevo fatto cadere io i denti?

Presi la tazza e ci guardai dentro. Era rimasta solo una manciata di cereali. Li aveva ingoiati. Aveva ingoiato i suoi denti.

Così vicina a lei, notai gli aloni verde rame all'attaccatura delle orecchie e attorno alle narici, come quelli che si formavano nella fontana in giardino.

In bagno osservai la mamma sfilarle il vestito umidiccio, lasciandolo cadere ai suoi piedi assieme alle mutandine. Non l'aveva neanche cambiata fino a quel momento, cos'avevano fatto tutto il giorno?

«Cos'ha Olly?»

Non rispose. Continuò a canticchiare a bocca chiusa e spogliò anche me. Accanto al vestito di mia sorella, il mio grembiule era immacolato e asciutto.

Ci mise una di fronte all'altra nella vasca, come facevamo la domenica, anche se era solo mercoledì.

«Mamma, è strana».

«Adesso la puliamo e tornerà come prima, vero Olly?» Le sfregò le braccia con la spugna a forma di pesce, canterellando.

Lei levò gli occhi azzurri. «Ho fame, mamma».

«Devo finire di preparare le polpette!» Lasciò cadere la spugna e si alzò di scatto.

Rimanemmo lì a mollo nell'acqua. Olivia schiuse le labbra e fece guizzare la punta della lingua nello spazio fra i denti.

Non volevo restare da sola con lei. Mi faceva paura.

Aprii la bocca per chiamare la mamma ma la lingua non si mosse. Era premuta verso il basso, come quando il dottore usava il bastoncino di legno. Qualcosa ci premeva sopra, piccole dita invisibili.

La mia sorellina se ne stava tranquilla dall'altra parte della vasca, gli occhi fissi nei miei. La schiuma le sfiorava le spalle. La puzza che emanava adesso era più forte, più dolce, come la pesca che avevamo dimenticato sul tavolo l'estate prima.

A letto mi si strinse addosso. Strofinò il naso sul mio collo, mi leccò sotto il mento.

«Ho fame, Mel».

Anche dopo il bagno lo percepivo, pungente, sotto lo strato di borotalco. Un odore umido che tappava le narici. L'odore delle cose morte.

Ai ajuns la finalul capitolelor publicate.

⏰ Ultima actualizare: Feb 14, 2023 ⏰

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