1. meet

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<<muoviti mercoledì, ci farai fare brutta figura>>
<<non ci voglio andare in quel posto>>
<<dai, mia piccola nuvola di pioggia, ti prometto che starai bene>>
e questi sono i miei genitori.
i miei amorevoli genitori, che mi stanno giusto obbligando a frequentare la scuola che hanno frequentato loro solo perché, ai loro tempi, l'hanno adorata.
pensando a quanto io non ci voglia andare, sono già arrivata in macchina.
<<cos'è questa faccia, piccola vipera?>>
<<e lo chiedi, padre?>>
<<non parlare a tuo padre in questo modo>>
<<va bene madre, starò zitta da ora in poi>>
<<no dai, vogliamo parlare con te>>
nonostante questa affermazione, continuo a stare zitta guardando il vuoto.
<<mercoledì, forza... sono sicura che ti troverai bene proprio come noi.
magari troverai anche tu l'amore>>
l'hanno fatto ancora, si sono guardati con quello sguardo vomitevole.
oh, perfetto.
ora stanno pomiciando, di nuovo.
alzo gli occhi al cielo e cerco di non pensare a ciò che ha detto mia madre.
ho sempre odiato l'amore, trovo semplicemente che non faccia per me e, anzi, che sia inutile.
<<finalmente siamo arrivati>> dice mio fratello pugsley.
che posto tremendo, chissà cosa mi aspetta.
dopo essere scesi e aver parlato con la preside i miei genitori finalmente se ne vanno.
<<vuoi che io ti accompagni nella tua stanza, cara?>>
<<no>> rispondo secca alla preside, e mi dirigo verso dove mi è stato indicato poco fa.
entro e noto i bagagli già posizionati da Lurch.
<<benvenuta, nuova coinquilina! oh, sono così felice!>> okay, chi è questo arcobaleno umano? ho quasi la nausea.
<<cosa c'è? non stai bene?>> continua preoccupata dopo aver notato la mia faccia sconvolta.
<<non più adesso>>
<<ma->>
<<devo sistemare, gradirei silenzio>>
<<non se ne parla, noi ora andiamo a fare un bel giro della scuola, oh che bello! ti presenterò a tutti, non vedevo l'ora di conoscerti>>
<<ma io non->> non riesco a finire perché vengo quasi strattonata e quindi sono costretta a fare un giro del posto in cui vorrei essere meno al mondo.
almeno in questo modo magari riesco a capirlo meglio per studiare il mio modo di scappare da qui.
<<questo è il giardino, questo è->> nemmeno ascolto questo essere euforico che mi sono ritrovata in stanza perché sono concentrata a scrutare attentamente le mura e i cancelli.
<<ciao amore>>
questa affermazione rivolta a enid mi fa immediatamente e istintivamente girare per vedere chi sta parlando, non so perché.
<<uuuh eccoti, ajax ti presento mercoledì, è la mia nuova compagna di stanza>>
<<oh che bello, desideravi tanto averne una!
piacere mercoledì, io sono- stai bene? perché mi guardi male?>>
<<è solo il suo sguardo>> mi precede enid.
<<piacere tuo>> dico mentre scruto la sua mano tesa a me, che non stringerò.
<<simpatica...>>
<<ajax! sii più gentile>> lo riprende enid arrabbiata.
<<scusa amore, hai ragione.
se hai bisogno ora conosci me, mercoledì.
ora devo andare, ho lezione>> dice per poi lasciare un bacio rapido sulle labbra di enid.
lo odio già.
e odio vedere gente che si bacia.
<<lui è il mio ragazzo, stiamo insieme da pochi mesi.
tu sei fidanzata?>>
mi limito a guardarla male e lei capisce.
<<non è così male come pensi tu, te lo assicuro.
quando trovi la persona giusta è tutto stupendo.
almeno credo, io sono fidanzata da troppo poco, non ho ancora capito se l'ho trovata>>
<<mi viene la nausea solo a sentire queste cose>>
<<mh certo, scommettiamo che trovi l'amore in poco tempo qui?
so che vuoi fare quella fredda senza sentimenti, ma so anche che invece li hai>>
<<non farmi ridere, i miei muscoli facciali si sconvolgerebbero troppo>>
<<visto che sai anche essere simpatica? ti sto iniziando a sciogliere>> dice, felice.
<<pff>> rispondo, con un minimo, impercettibile, piccolo movimento in su delle labbra.
dopo un'ora di ispezione del posto torniamo in stanza e inizio subito a togliere le cose dai bagagli.
<<ti aiuto>>
<<non preferisci passare il tempo con il tuo ragazzo? com'è che si chiama? alan? astrid? vetrix?>>
<<si chiama ajax>> dice lei, divertita dai nomi che gli ho dato, anche se in realtà ricordavo il suo vero nome.
<<e comunque no, per adesso voglio stare qua ad aiutarti>>
<<proprio quello che speravo...>>
<<perché sento una punta di ironia in questa tua affermazione?>>
<<bho, saranno tue impressioni>>
finiamo dopo poco, con non pochi commenti sul mio "coloratissimo" guardaroba.
<<ora è il momento della scrittura>> dico, andando verso la macchina da scrivere che ho posizionato sulla scrivania.
<<ah, va bene. non voglio disturbarti allora>>
<<oh perfetto, grazie per averlo riconosciuto e per voler porre fine a questa tortura>>
<<vado da ajax>>
<<oh>> perché mi sono lasciata sfuggire questa affermazione? che poi neanche lo è.
spero non se ne sia accorta.
<<perché "oh"?>>
l'ha fatto invece.
<<mi serviva solo un'espressione che rappresentasse quanto poco mi interessa>>
<<vado allora... se hai bisogno sono qualche stanza più in là>>
non rispondo e lei chiude la porta per poi andarsene.
cerco di concentrarmi sul mio romanzo ma non è facile.
d'altronde la mia vita è stata scombussolata in poco tempo.
più che altro non riesco a capire cosa penso di enid.
preferirei buttarla in un fiume o la sua compagnia non mi dispiace troppo?
è presto per dirlo, ma di sicuro finirò per torturarla più di mio fratello perché non la sopporteró più entro qualche giorno.

è già passata un'ora, cosa starà facendo?
e perché ci sto pensando?
concentrati sul tuo romanzo, mercoledì.
non ti interessa niente.
e poi, cosa mai potrebbero fare due adolescenti invaghidi l'uno dell'altra in una stanza da soli per un'ora?
bleah, mi viene il vomito.

okay sono passate due ore, sono le 19 ormai.
dovrei andare a cercarla?
non so neanche perché mi sto facendo questa domanda, la cui risposta è ovvia.
perché dovrei?
non mi interessa nient-
<<sono tornataaaa>> eccola qua, con tutto il suo eccentrismo che odio.
ora ricordo meglio perché non la sopporto.
<<che bella notizia, non vedevo proprio l'ora credimi...>>
<<sempre questo sarcasmo...>>
<<che hai fatto?>>
<<oh, non vuoi davvero che te lo racconti, mercoledì. moriresti istantaneamente di diabete>>
<<hai ragione, avrò perso la testa a volerlo chiedere>>

Difficile | Wenclair. Where stories live. Discover now