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𝑆𝐴𝑁𝐸𝑀

                                             ᴛʀᴇ ᴍᴇsɪ ᴅᴏᴘᴏ.

Il tempo era volato, come volava un aereoplano in alto, diretto verso la sua meta. Raggiunsi i quattro mesi di gravidanza, dov'era possibile scoprire se aspettavo una bimba o un bimbo.

Avevo imparato a convivere con quel cuore che non avrebbe smesso di esserci, con la consapevolezza che di lì, a breve, sarei diventata mamma e non c'era cosa più bella. Di certo non sognavo che avvenisse così, ma sarebbe andata bene ad ogni modo.

Avevo avvisato Demir di ogni minimo spostamento, riguardante il piccolo, nonostante non ne avessi alcuna voglia. Lui però, chiedeva informazioni e soprattutto, voleva essere informato del sesso.

Sembrava che volesse assumersi le sue responsabilità di padre, e ignorando la mia voglia di stargli lontano, accettai, non avendo altra scelta. Demir quel giorno, si presentò, cancellando l'idea di far rimanere Can al mio fianco, durante la visita.

«Non esiste» Pronunciai subito. Non avevo alcuna voglia di rimanere vicino a Demir, e di lasciare Can in sala d'attesa.

«È mio figlio»

«Ma io non ti voglio vicino»

«Non ha importanza quello che vuoi tu se quello che porti in grembo, e mio figlio»

«Demir sta calmo con le parole» Si intromise Can, senza mai staccarsi da me.

«Chi sei tu per quel bambino? Nessuno»

«Hai ragione, ma non credi che dev'essere Sanem a decidere? Tu avrai tutto sotto controllo, com'è giusto che sia, considerando che sei suo padre, ma se Sanem non ti vuole, non la obbligare. Nessuno può obbligarla»

«Tu devi stare zitto»

«Demir, sto mantenendo la calma. Ci troviamo in un ospedale e soprattutto, non voglio far preoccupare Sanem, date le sue condizioni, quindi ti prego. Sta calmo»

«Can cosa avresti fatto se la madre di tuo figlio avrebbe deciso di tenerti fuori in un momento così importante?»

«L'avrei rispettata. Demir, devi rispettarla, è il minimo che tu possa fare, dato che è stato per colpa tua»

«Voglio scoprire il sesso di mio figlio e voi due non siete nessuno per impedirmelo» Aveva puntato un dito contro Can, per poi guardare me, con gli occhi di chi non accettava un no come risposta.

«Nessuno ti ha detto che non lo scoprirai, ma non puoi entrare dentro»

«E perché devi entrare tu?»

«Perchè è lui che voglio» Risposi decisa. Avrebbe dovuto capire che non scherzavamo più, ma che al contrario, eravamo seri. Avevo intenzione di non cambiare la situazione, di tenere stretta la mano di Can, e di sentire il cuore di mio figlio battere, ma senza la presenza di Demir.

"Perché ti sei fidanzata con lui? Accidenti a te, Sanem"

«Ah è lui che vuoi? Bene, allora levati dalla testa l'idea che io faccia da padre a questo bambino»

«Non saresti mai stato suo padre» Affermai, senza mai scoppiare a piangere. Demir aveva rovinato la mia esistenza, con quella conseguenza che aveva lasciato soltanto addosso a me.

«Ti sbagli se credi che io ti lasci andare senza che ti assuma le tue responsabilità. Le hai lasciato un peso troppo grosso, e pensi di cavartela così?»

«Non è che mi stai chiedendo di assumermi le responsabilità di padre, perché tu non sei coraggioso e prima o poi andrai via, lasciandola da sola?»

«Demir, conto fino a tre. Se quando raggiungerò quel numero, tu non sarai fuori da qui, ti giuro che ti prendo a cazzotti e non mi fermerò fino a quando non lo vorrò io»

A Love That Fights.Where stories live. Discover now