capitolo 2

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Provo con un approccio diverso, rendendo i dialoghi più scorrevoli e naturali:

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«Non resti?» chiede il mio ragazzo mentre infilo il giacchetto.

«Non posso, abbiamo già dormito insieme ieri e l’altro ieri. Oggi devo andare da mamma» rispondo, dandogli un bacio.

«Va bene, salutameli» dice lui, ricambiando il bacio prima di chiudere la porta alle mie spalle. So che gli piacerebbe stessimo sempre insieme, ma siamo ancora troppo giovani per passare tutto il nostro tempo così, attaccati.

Mentre cammino, il telefono squilla. È mamma.

«Sto arrivando» rispondo.

«Hai le chiavi?» chiede. In sottofondo sento la voce di Nicola.

«Sì sì» rispondo, forse un po’ fredda.

«Hope, tutto ok?» insiste lei.

«Mh... sì, ho solo un dubbio, ma niente di grave» rispondo. Almeno, spero.

«Va bene, ti aspettiamo» dice mandandomi un bacio attraverso il telefono, poi riattacca.

La strada verso casa è piuttosto buia; i lampioni ogni tanto si spengono, lasciando tratti di ombra.

«Ehi, bella» sento una voce alle spalle. Accidenti.

«Dai, rispondimi» dice il tipo, avvicinandosi. Nella mano tiene una bottiglia. Aiuto.

«Devo tornare a casa» rispondo, accelerando il passo.

«Resta con me» insiste, afferrandomi per il polso.

«Oh, pezzo di m4rda, lasciala!» una voce familiare rimbomba alle mie spalle. Mi giro e vedo Nicola.

«E tu chi saresti?» borbotta l’uomo.

«Il suo patrigno» risponde Nicola, con uno sguardo deciso. L’uomo si allontana, a passi veloci.

«Tutto ok? Ti ha fatto male?» mi chiede, con preoccupazione negli occhi.

«No, tranquillo… grazie di esserci sempre» rispondo, sollevata. Non è la prima volta che succede, e lui riesce sempre a essere lì per me, come se sapesse.

«Stavolta è merito di tua madre» mi spiega. «Mi ha chiesto di venirti incontro; non si fidava molto di questi posti, e a ragione.»

Camminiamo fianco a fianco, e mi scappa un sorriso.

«Vi invidio, sai?» gli dico, ridendo.

«Perché?» mi guarda incuriosito, ridendo anche lui.

«Perché, nonostante tutto, vi amate sempre di più.»

«Non è così anche con Alessandro?» domanda.

«Sì, però… voi due siete davvero speciali. Anche papà e Marta non sono da meno, eh, ma in voi vedo proprio il vero amore.» Dico, tirando un sassolino col piede.

«Il vero amore c’è, eccome» dice lui sorridendo. «L’ho amata fin dal primo momento, anche quando lei aveva paura che sarei scappato dopo aver saputo di te.» Poi aggiunge: «E alla fine sei diventata come una figlia di sangue.»

Dopo dieci minuti siamo a casa. Appena entriamo, mamma ci accoglie dal divano.

«Hey, amori miei!» esclama alzandosi quando sente la porta chiudersi.

«Ciao, ma’» rispondo, andando in cucina a prendere da bere.

«Com’è andata a casa Morata?» mi chiede, raggiungendomi.

«Bene! Abbiamo mangiato cotoletta, patatine, insalata… e i dolci che ho portato.»

«Ah, brava… a loro porti i dolci e a noi no?» scherza con tono ironico.

«Comunque, la settimana prossima vengono tutti a pranzo» dice poi, andando da Nicola, che nel frattempo è corso a prendere Lucrezia, che piangeva.

Avere tanti fratelli è bellissimo, ma a volte è pesante; ci sono cose che non posso dire o fare, perché ci sono loro intorno.

«Bella, sorellì!» mi saluta Jacopo, passando accanto a me.

«Bella, fratellì!» rispondo, scompigliandogli i capelli.

«Noooo, str0nz4!» si lamenta lui, cercando di rimettersi in ordine allo specchio.

«Jacopo!» urla mamma dalla stanza.

«Ho detto che brava!» ride lui.

«Idiota» gli dice Nicola, entrando per prendere il telefono che aveva lasciato sul tavolo.

Ecco, è proprio in momenti come questi che, nonostante tutto, sento quanto questa famiglia sia davvero il mio posto sicuro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 15 hours ago ⏰

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𝒖𝒏 𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆 𝒏𝒂𝒕𝒐 𝒕𝒂𝒏𝒕𝒊 𝒂𝒏𝒏𝒊 𝒇𝒂|| 𝑀𝑜𝑟𝑎𝑡𝑎 𝐴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora