CAPITOLO 1.

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Non avrei mai pensato di ritrovarmi in un luogo del genere. Era una grigia e piovosa giornata d'autunno in quel di' Oberstdorf: la nebbia fitta non lasciava intravedere le alte vette delle montagne; la pioggia, incessante, batteva sulla strada, e le forti raffiche di vento facevano ondeggiare i grandi abeti verdi e gli alberi ormai tutti impittati di giallo, arancio e marrone. Dalle case, fatte tutte di legno per contrastare il gelido freddo di Dicembre, fuoriuscivano già nuvole grigie di fumo; nonostante fosse ancora fine Ottobre, il freddo era già alle porte e il nevisco iniziava a posarsi sull'erba verde, rendendola bianca. Non ero abituata a tutto ciò. Provenivo da una piccola città del sud, dove il massimo del freddo erano i 10° del mese di Gennaio e dove la pioggia, seppur arrivava funesta, durava poco più di due giorni. Il sole caldo e accogliente, il mare azzurro  e pieno di vita....questo era da dove venivo. Il freddo nordico e rigido, le piogge incessanti e abbondanti che ti riducevano in una pezza bagnata, il buio inquietante del bosco, non mi appartenevano; anzi li detestavo. Ma per volere del fato o del caso, come lo si voglia chiamare, mi ritrovai qui, sola e in balia di un futuro ancora da scrivere. Ma partiamo dall'inizio. Ero stata convocata dalla "Regan Werlang ", una delle principali case editrici riconosciute in Europa, soprattutto nota perla di "",che presentava una filiale ad Oberstdorf, in una soleggiata mattina di fine Settembre. La chiamata era giunta all'improvviso; essendomi laureata da poco nel campo degli studi umanistici, la casa editrice mi aveva convocata per un anno ad occupare il ruolo di Editor: avevo l 'opportunità di parlare direttamente con gli scrittori sui miglioramenti da apportare all'interno dei loro romanzi nonché avevo la facoltà di proporre, nelle varie riunioni, libri emergenti. Il capo ufficio, con voce rigida e penetrante, mi comunicò dall'altro lato del cellulare che per avere quel posto dovevo recarmi subito nella cittadina nordica per firmare, il giorno seguente, il fatidico contratto. Seppur eccitata da quella notizia, il mio viso divenne cereo e la paura mi pietrificò. Non riuscivo a credere a ciò che avevo sentito; io, proprio io, la piccola e timida Angel che non aveva mai messo piede fuori dalla sua calda e materna Isnam adesso doveva partire verso l'ignoto. Ora mi ritrovavo a dover percorre più di mille chilometri in metà giornata, non sapendo nemmeno dove si trovasse di preciso quel posto, com'era il clima e cosa mettere in valigia. E la cosa più sconcertante era dover lasciare per un anno la mia casa, i miei fratelli e i miei amici. Ma dovevo prendere immediatamente una decisione. Mi riscossi dal mio torpore e corsi subito da mio fratello Heaven, l'unico che mi avrebbe calmata e dato un consiglio rassicurante."Heav non ci credo, non mi sembra possibile tutto questo. Sto sognando, sicuro! Avanti pizzicami, dammi uno strattone forte e fammi svegliare!". "Hey hey Ang va piano. Di che razza di sogno stai parlando? Cos'è successo? E non andare su e giù per la stanza... mi farai venire mal di testa! Forza siediti e raccontami tutto." Mi sedetti sulla scrivania con le gambe tremanti e gli raccontai tutto. "Non ci posso credere Heav!! Non so cosa fare; il mio cervello dice una cosa e il cuore un'altra. Cosa devo fare? E' sempre stato uno dei miei più grandi sogni, però tutta questa distanza mi intimorisce. Non sono abbastanza forte, lo sappiamo tutti." Ma mentre dicevo queste parole vidi sul volto di mio fratello una felicità indescrivibile e una fierezza disarmante. "Oh- mio- dio. Angel mati rendi conto di cosa stai dicendo? Non posso credere che sei ancora qui a fare monologhi insignificanti invece di prendere una dannata valigia e partire! Smettila con tutte queste tue paranoie e incomincia a VIVERE! E' il tuo sogno e non vuoi prenderlo al volo? Quest'opportunità ti permetterà di crescere e di diventare forte. Solo tu non vedi quanto lo sei già. Muoviti o invece di chiuderei panni in valigia ci rinchiuderò te e ti spedirò come un pacco sul primo aereo disponibile." Beh c'è da dire che mio fratello aveva sempre creduto in me sin da bambina e per lui ero sempre stata la sorella più studiosa e in gamba. Niente togliere a mia sorella Ninfeld. Con lei avevo sempre avuto un rapporto un pò turbolento: da bambine ci detestavamo e lei amava farmi i dispetti. Io ero la bambina tranquilla e lei il diavolo in persona, totalmente l'opposto del significato del suo nome. Quando litigavamo, perché a lei non andava bene una cosa, mi tirava i capelli e mi insultava e da qui iniziavano le lotte sul letto all'ultimo urlo di implorazione. Col tempo però, era diventata insieme a mio fratello il mio punto di riferimento. Nonostante ero ancora combattuta sulla scelta da prendere chiamai di corsa Riv, il mio migliore amico. Sapevo che mi avrebbe spronata ad andare."Hey Riv ho una notizia da darti....Devo partire all'istante per Oberstdorf, mi hanno chiamata ci credi? Dovrò essere lì entro domani per prendere servizio. Devo andare? ". In cuor mio speravo che almeno qualcuno mi dicesse di no. " Ang dici sul serio? Ma così di punto in bianco? Certo che devi andare; è un'occasione da prendere al volo. E così ti allontanerai anche un pò da tutta  questa merda che ti porti da un pò. Hai già visto l'aereo? E il meteo? Ci saranno 2 gradi lì, dovrai portati giubbini e maglioni pesanti o congelerai." "Riv e tutto il resto? Mi fa cosi paura abbandonare tutto così all'improvviso e iniziare una nuova vita". Avevo sempre avuto questa paura. " Angel devi smetterla e stare tranquilla. Sai che potrai sempre contare su me cosi  ok? Anche se sarai lontana, tu sarai sempre qui con noi. In ogni luogo dove andrai ci saremo anche noi." Aveva usato le mie stesse parole: quelle che avevo dedicato sulla mia tesi di laurea. Ed era vero... " Vabene Riv allora devo sbrigarmi e preparare tutto altrimenti non farò in tempo! Dimmi che almeno mi accompagnerai e non ci lasceremo così". " Ma certo! Ci vediamo tra poco." Ancora non ci credevo... era come stare in una dimensione atemporale. Ma era il mio futuro, il mio sogno. Preparai di corsa le valige, senza capire bene cosa stessi mettendovi dentro: scarpe calde, scarpe per camminare, trapunta o piumone? Mentre mia madre mi stava aiutando a chiudere la valigia sento il suono del clacson di River. "Mamma, Heav , Papà è arrivato River devo andare o farò tardi. Vi voglio bene... tornerò presto e starò bene". Ma chissà se davvero sarei riuscita a sopravvivere lontano da tutti. In macchina Riv cercò di mantenere l'atmosfera leggera, facendomi ascoltare le mie canzoni preferite e parlando delle vacanze che sarebbe venuto a fare ad Oberstdorf insieme a tutta la mia comitiva. Con gli occhi pieni di lacrime sapevo che quello non sarebbe stato un addio ma solo un arrivederci. Salutarci fu straziante: Riv, ci vediamo presto"...     

PER SAPERE COME CONTINUERA' LA STORIA SEGUITEMI... LANCERO' IL SECONDO CAPITOLO TRA POCO E POI APPUNTAMENTO OGNI SETTIMANA :)

Abbandonandomi a ...TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora