CAPITOLO 13.

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CAPITOLO 13.

Quella mattina sembravo uno zombie. Non avevo dormito per nulla quella notte, pensando e ripensando al bacio che tanto avevo bramato e a ciò che Ashtor mi aveva detto. Mi aveva colpito con le mie stesse parole; come poteva pensare di avere un rapporto professionale dopo quel weekend trascorso insieme? Nei due giorni passati a Christels-See ci eravamo conosciuti un po' più a fondo, mostrando lati di noi sconosciuti all'altro che erano stati rivelatori. Non avrei mai pensato che Ashtor potesse avere un lato così sensibile e dolce, conoscendolo come il classico prepotente e arrogante della situazione; devo dire che amavo entrambi i lati. Dovevo trovare il modo per parlargli; dovevamo chiarire quel bacio, quelle parole lasciate in sospeso tra desiderio e vendetta. Ma non si era presentato a colazione e non avevo la minima idea di dove potesse essere. Dal momento che avevo tutto lo chalet per me, decisi di farmi una bella doccia calda al bagno al piano terra, senza salire nella mia camera da letto. La nevicata era ormai terminata e tra qualche ora un elicottero ci sarebbe venuti a recuperare. Quella sera c'era anche il 'Christmas for All' e avevo davvero bisogno di River per distrarmi un po' e schiarirmi le idee. Mi ricordai che dalla sera prima non mi ero più messa in contatto con lui. Chissà com'era andata la serata con Gwen. Presi il mio iphone e trovai un suo messaggio con un selfie di loro due: "Hey baby, la zuppa era squisita e noi ci siamo divertiti tantissimo a rivederci per intero tutta la saga del Signore degli anelli. Vogliamo sapere tutto della 'tua di serata' 😉 ". Volevo raccontargli che era andata alla grande fino a quando Ashtor non si era staccato da me, diventando lo stronzo a cui non importa nulla se soffri. Non volevo pensarci, quindi mi buttai sotto il getto d'acqua calda, pensando solo a rilassarmi. Quando uscii dal bagno, per andare al piano di sopra, mi schiantai contro qualcuno. Alzai gli occhi e vidi che era lui. Era tutto sudato; indossava dei leggins termici con sopra dei pantaloncini da corsa e una maglia termica a maniche lunghe grigio scuro. Era andato a correre. Mi ispezionò dalla testa ai piedi, togliendosi le cuffie bluetooth dalle orecchie. Il suo sguardo era incandescente e sembrava riuscisse a penetrare persino l'accappatoio che avevo addosso. Seppur avevo caldo in quel momento, me lo strinsi ancora più forte intorno al corpo, non volendo far intravedere la mia pelle nuda. <<Buongiorno signorina Stevens. Ha un aspetto divino stamattina. A quanto vedo qualcuno ha dormito bene stanotte>>. Stava continuando ad osservarmi asciugandosi, con il braccio possente, il sudore dalla fronte. Non avevo dormito per nulla, ed ero sicura che il mio aspetto fosse orribile in quel momento, ma decisi di non dire nulla. Ashtor si avvicinò a me, il suo odore come sempre inebriante; mi accarezzò il collo delicatamente, scendendo poi sul corpo fino ad arrivare alla cintura dell'accappatoio << Hai una pelle stupenda Stevens ed è un vero peccato non poterla vedere. Vado a farmi una doccia, tu vestiti. L'elicottero sta per arrivare>> e così dicendo mi annusò il collo e poi si allontanò verso il bagno. Mi sentivo le guance calde come di ustione e stavo andando in iperventilazione. Corsi sopra e mi chiusi a chiave. Le gambe ancora mi tremavano per la sua vicinanza. Sarebbe bastato un gesto per aprire l'accappatoio e lasciarmi nuda davanti a lui. Cercai di ritornare lucida, per non far aspettare l'elicottero che avevo sentito atterrare qualche minuto prima. Mi vestii in fretta e in furia e in dieci minuti ero pronta per partire. Ashtor comparse da una piccola camera nascosta dietro al bagno al piano terra, vestito in giacca e cravatta. Io ero così trasandata che, in confronto a lui, sembravo il nulla. Non mi guardò nemmeno; si avviò fuori dallo chalet, salutò il guidatore dell'elicottero e lo congedò. Rimasi perplessa...non dovevamo partire subito? Perché lo aveva mandato via? << Sei pronta signorina Stevens? Sarà un volo breve ma intenso>>. Cosa voleva dire? E come saremmo partiti se aveva mandato via il pilota? << Non mi dire che guiderai tu questo aggeggio vero? Sei impazzito?>> Ero incredula. Sapevo che aveva una passione per le auto e le moto ma non avrei mai immaginato gli piacessero gli elicotteri e, ad ogni modo, non sarei salita su quello senza un guidatore. Ashtor si avvicinò di più a me: << No non lo sono. Ho del personale super esperto, scelto con cura per il pilotaggio di aerei o elicotteri. Ma amo avere il controllo su tutto quello che faccio e soprattutto sulla mia vita. Mi rende calmo ed eccitato al tempo stesso. Non ti fidi di me Stevens?>>. L'avevo capito sin da subito che era un maniaco del controllo; ma non mi sarei mossa di un centimetro senza un pilota professionista. Quella situazione mi stava esasperando e ancora di più il fatto che continuava a chiamarmi in quel modo. <<La smetti di chiamarmi così? >> Ashtor si abbassò di poco gli occhiali da sole, sorridendo con fare spavaldo: <<Perché non è forse così che ti chiami?>> , e si avvicinò a me aggiustandomi una ciocca di capelli ribelle. <<No e lo sai. In più se volevi davvero iniziare questo maledetto rapporto professionale dovevi pensarci prima di baciarmi ieri sera. Credo dovremmo parlarne!>> Per un attimo sembrò irrigidirsi; si allontanò da me rimettendosi gli occhiali. << Non c'è nulla di cui parlare. E' stato un semplice gioco. Fine della discussione. Ora entra in elicottero Stevens>>. Davvero per lui non c'era stato nulla? Aveva dimenticato tutto nel giro di una nottata? Ero irritata e ferita allo stesso tempo. << E' stato solo un gioco? Vaffanculo Ashtor! La prossima volta che vorrai giocare con qualcuno cercati un'altra ragazza perché con me hai chiuso! >>. Girai i tacchi e mi incamminai verso lo chalet, senza degnarlo di uno sguardo. Mi sentivo vuota dentro. Ed era una sensazione che conoscevo bene, dato che mi aveva accompagnato per la maggior parte della mia vita quando i miei genitori non mi volevano con loro, lasciandomi da sola in casa o quando, in quelle poche relazioni che avevo avuto, tutti i ragazzi dopo un po' mi lasciavano dicendo che ero stata per loro solo un passatempo. E ora mi sentivo proprio in quel modo con Ashtor. Era consapevole di avermi ferita, lo aveva fatto senza pensarci due volte, pur sapendo l'attrazione e il desiderio che avevo per lui e non si era scomposto di una virgola. Cazzo, era davvero un coglione! Lo sentii imprecare a bassa voce, per poi chiamare qualcuno fino a raggiungermi nel giro di qualche secondo. Mi prese in vita e mi attirò a sé, le mie spalle contro il suo addome. Riuscivo a sentire la tensione dei suoi muscoli e del suo inguine. Si avvicinò al mio orecchio << Angel, ora basta. Sei così fragile eppure così testarda. Non ascolti mai quello che ti viene detto. Vuoi parlarne? Okay avrai tutto il tempo di parlarne sull'elicottero, se vuoi, ma ora devi venire con me!>> Il suo tono era imponente, e non ammetteva obiezioni. All'improvviso mi alzò da terra e incominciò a camminare in direzione opposta alla casa, dritto all'elicottero. Iniziai a calciare, confusa e arrabbiata al tempo stesso. << Non ti conviene gridare Stevens. Non siamo soli qui e se continui a dimenarti sarò costretto a sculacciati!>> A sculacciarmi? Diceva sul serio? Mica ero una bambina. Scoppiai a ridere con molta ilarità. <<Non mi credi Stevens? >> e per mostrarmi che diceva sul serio mi diete una pacca sul sedere. Quel tocco improvviso riaccese tutta la mia libido, eliminando per un attimo la rabbia. Mi aveva toccata e seppur era stato veloce avevo visto le stelle. Avrei voluto durasse di più ma dovevo smetterla di fantasticare, soprattutto dopo quello che aveva detto e come mi aveva trattata! << Ashtor mettimi giù o giuro che te ne pentirai! >> ma la minaccia non funzionò. Mi appoggiò al sedile dell'elicottero e mi attaccò ben stretta per poi salire anche lui. Cercai di liberarmi dall'imbracatura ma fu tutto inutile. <<Ora siamo solo tu ed io, Stevens>>. Ancora con quel cognome. La rabbia si riappropriò del mio corpo; la testa mi sbatteva a causa del nervosismo ed ero stanca di iniziare una discussione che non avrebbe portato a nulla di buono. Mi lasciai andare sul sedile, guardando fuori dal finestrino. <<Sei mai salita su un elicottero fino ad ora?>>. La sua voce risultò curiosa. Non mi andava di parlare ma sapevo che, se non l'avessi risposto, non mi avrebbe lasciata in pace. << No non ci sono mai stata e spero che questa non sia la prima e l'ultima volta!>> dissi, alzando gli occhi al cielo per l'esasperazione. Ashtor invece continuò a guardarmi serio << Non ti accadrà nulla fin quando sarai con me>> e sembrava dicesse la verità. Tuttavia non si rendeva conto che mi aveva ferito più degli altri. << Solo belle parole Ashtor. Forza fai volare questo coso e portami a casa. Ho un ballo a cui andare..>> e così dicendo volammo senza scambiarci più un parola.

Abbandonandomi a ...TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora