Capitolo 10

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ISABEL


Un angelo. Ecco chi ho conosciuto quel pomeriggio di novembre su quella panchina.

Faccio lasciare a Trevor tutte le sue cose in camera mia, poi gli do tutto ciò che può servirgli, come degli asciugamani puliti, e gli chiedo cosa voglia per pranzo. Mi risponde che posso decidere io e così, dopo avergli preparato un pranzo da re, decidiamo di addobbare la casa.

"Gli scatoloni sono nel garage" gli dico ed entrambi usciamo per andare a prendere tutto l'occorrente.

Mio padre li ha messi su uno scaffale in alto, così mi guardo intorno e trovo la scala.

"Aspetta, Isa, salgo io" mi ferma Trevor.

"Non preoccuparti, ce la faccio" dico convinta.

"Stai attenta".

"Sì, tranquillo" lo rassicuro, mentre inizio ad arrampicarmi.

Lui è fermo sotto alla scala e me la sta tenendo ferma. Raggiungo l'altezza giusta e tiro verso di me lo scatolone. Si sposta di pochi centimetri poi si blocca. Tiro ancora, ma sembra non venire più avanti di così. Decido di tirare con una botta secca. Lo scatolone non si muove, mentre io perdo l'equilibrio. Non ho nemmeno il tempo di realizzare, che mi sento afferrare da due braccia forti. Riapro gli occhi e vedo Trevor che mi guarda spaventato.

Sono letteralmente caduta dalla scala, ma per fortuna Trevor mi ha presa prima che finissi a terra.

"Ti sei fatta male?" mi chiede.

"No, sto bene".

"Sei sicura?"

"Sì, mi hai presa in tempo" gli dico con un sorriso.

Mi fa tornare con i piedi per terra, ma le sue mani rimangono sui miei fianchi, come se avesse paura che possa cadere di nuovo, mentre osserva ogni angolo del mio viso per notare se ci sia il segno di un cedimento.

"Ti gira la testa o senti qualcosa di strano?" mi chiede premuroso.

"No, sto bene, te lo giuro".

"Ok, ma adesso salgo io sulla scala" dice, poi tenta di stemperare un po' la situazione. "Anche perché tu sei un po' imbranata".

"Ehi" lo richiamo, fingendomi arrabbiata. "Non essere offensivo".

"Non sono offensivo. Sto dicendo la verità" dice, facendomi l'occhiolino e iniziando ad arrampicarsi.

"Offensivo" sussurro, mentre tengo le braccia incrociate.

Lo vedo salire sulla scala e allunga le braccia per prendere la scatola. Nel compiere quel gesto la sua maglietta si alza un po' e il mio sguardo cade sul suo addome. Sono certa che si sia allenato. Quando l'ho conosciuto era magrolino, ma ora, che mangia regolarmente, sta diventando imponente, perciò sono assolutamente certa del suo allentamento.

Distolgo lo sguardo, ma mi rendo conto che è riuscito a prendere la scatola e che sta scendendo dalla scala.

"Tutto bene?" mi chiede, guardando la mia espressione.

"Tutto benissimo" mento con un sorriso forzato.

"Sono sempre più convinto del fatto che tu sia davvero buffa. Prima mi dici che sono offensivo e poi mi guardi con quell'espressione strana" dice, ridendo.

"Io non dico che sei offensivo. Tu sei offensivo. Non c'è bisogno che te lo dica".

Mi guarda con l'aria di chi vuole fartela pagare, poi si volta e torna in casa.

Tutte le notti della tua vitaWhere stories live. Discover now