TRAINING WHEELS

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i love everything you do
when you call me fucking dumb for the stupid shit i do
wanna ride my bike with you
fully undressed, no training wheels left for you

( -messy_writer- )

❛ i love everything you dowhen you call me fucking dumb for the stupid shit i dowanna ride my bike with youfully undressed, no training wheels left for you ❜ ( -messy_writer- )

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Oikawa Tooru osservava il cielo azzurro in silenzio. L'erba verde e fresca circondava il suo corpo immobile. La terra, granulosa al tatto, era l'unica cosa che gli ricordava di essere ancora vivo. Una folata di vento umido, ma rigenerante, lo costrinse a chiudere gli occhi. Quando li riaprì, stava piangendo. Le lacrime scorrevano come fiumi sulle sue guance, limpide e incolori. Cadevano poi verso il terreno, lasciando scie irregolari sulla pelle candida del ragazzo, e andandosi a posare sulla terra secca, trasformandola in umida. Magari, grazie alle sue lacrime, sarebbe cresciuto un fiore. Tooru lo sperava. In quel modo, il suo dolore avrebbe avuto un senso. Chiuse nuovamente gli occhi, e aspettò che la riserva di liquidi nelle sue ghiandole lacrimali finisse. Una nuvola passeggera lasciò scoperto il sole, e il ragazzo percepì il calore di un raggio illuminargli il viso. Forse, le sue lacrime sarebbero evaporate e, anche se in piccolissima parte, avrebbero contribuito alle piogge, che avrebbero a loro volta alimentato la crescita di quei bei fiori che vedeva ormai ovunque. Anche in quel caso, il suo dolore sarebbe stato utile. Com'era la canzone? "Per fare tutto ci vuole un fiore". Ma il fiore chi lo fa? La risposta, lui la sapeva. Erano le lacrime, il dolore, l'origine di tutto. Ma questo, ovviamente, non puoi dirlo in una canzone per bambini. Assodato ciò, il ragazzo decise di lasciarsi andare ad un sonno ristoratore, uno di quelli buoni per l'anima, più che per il corpo. Uno di quelli necessari per dimenticare.

Nel frattempo, Hajime Iwaizumi era arrivato al campo. La strada non era facile: bisognava guidare fino alla periferia, infilarsi in un boschetto al lato della strada, proseguire in bici lungo un sentiero, superare a piedi un ruscello, e solo allora ci si poteva infiltrare nella piccola radura. Essa consisteva in un piccolo prato con la forma di un cerchio irregolare. Era circondata da alberi lungo tutto il perimetro e i raggi del sole arrivavano senza problemi dall'alto. La presenza del ruscello lì vicino permetteva alla terra di rimanere sempre bagnata, quindi nelle stagioni calde crescevano fiori di tutti i tipi e colori. I due l'avevano scoperta da piccoli, durante una delle loro solite avventure. Il bosco lo conoscevano già, ci erano entrati un paio di volte, ma non si erano mai spinti oltre il ruscello. Grosso errore; avrebbero dovuto. Quando la trovarono, fu per un semplice caso. La nonna di Tooru era morta, e lui era corso lì a piangere, proprio come ora. Iwaizumi lo aveva seguito, proprio come ora. Il ragazzo sorrise tra sé a quel ricordo. Si chinò per slacciare le scarpe, poi mise un piede dopo l'altro sulla terra fresca della radura. Gli ci volle un attimo per abituarsi. Fece attenzione a camminare lontano dai fiori, calpestando l'erba solo nei buchi tra un gruppo di steli e l'altro. I fiori sono belli e delicati, bisogna custodirli, o appassiranno, pensò, arrivando finalmente al centro di quel prato quasi magico.

Oikawa era lì, sdraiato sul terreno, le mani aperte ad accarezzare i fili d'erba, gli occhi chiusi pacificamente. Era stupendo, una visione ultraterrena, troppo bella per essere reale. Iwaizumi lo pensava ogni volta. Ed ogni volta si stupiva che egli avesse scelto proprio lui, che in confronto era niente. Si sistemò al fianco del ragazzo, sedendosi in modo da non oscurargli il sole, poi allungò una mano e cancellò le ultime tracce di lacrime dalle sue guance, indugiando qualche secondo con le dita sulla pelle del moro. Hajime amava la sua pelle. Morbida, liscia, chiara, uniforme. Gli faceva venire voglia di toccarla, baciarla, morderla. Cavolo, quante cose avrebbe voluto fare a quella pelle perfetta. Ma in quel momento doveva trattenersi. Fece per sollevare la mano, ma Tooru mosse il viso su di essa chiedendo più carezze, proprio come avrebbe fatto un animale indifeso. Il ragazzo lo accontentò, iniziando a muovere lentamente il pollice sulla superficie levigata della sua guancia. Due occhi color nocciola si scagliarono su di lui, chiedendo aiuto, pregando di continuare quel gesto, come se ne valesse della sua stessa vita. Iwaizumi sorrise; era proprio come un animale indifeso.

"Iwa-chan?"
"Sono qui." 
"Lo so che era un'amichevole, ma riusciremo mai a batterli?"

Già, se lo chiedeva anche lui. Erano ormai anni che non riuscivano a battere la Shiratorizawa. Non importa come, non importa quanto ci provassero, alla fine perdevano sempre. Era questo, ciò che più infestava di nero il cuore di Tooru. Hajime ormai lo aveva capito cosa gli frullava sempre nella testa. Ho perso. E' colpa mia. Non sarò mai abbastanza. Tutte stupidaggini, era ovvio, ma in qualche modo erano proprio quelle stupidaggini che facevano sentire male il ragazzo che amava. E Hajime aveva promesso che avrebbe distrutto tutto ciò che aveva questo potere su di lui, anche se "ciò" erano delle stupide voci che egli si inventava in quella sua zucca vuota. Non rispose alla domanda, ma si chinò a lasciare un lieve bacio delicato sulle sottili labbra del moro.

"Ti va di ballare?"

Lui stesso rimase sorpreso dalla sua proposta, ma in quel momento avrebbe fatto di tutto pur di riuscire a vedere ancora il bellissimo sorriso del suo ragazzo. Quest'ultimo lo osservò un attimo interdetto, per poi prendere la mano tesa verso di lui, trepidante per una risposta. Iwaizumi aiutò l'altro ad alzarsi, poi gli circondò la vita saldamente con un braccio e lo tirò più vicino a sé. Voleva fargli percepire tutto il suo amore, tutto il supporto che era disposto ad offrirgli in quei momenti di fragilità. Oikawa sorrise leggermente e appoggiò la mano destra sulla spalla solida e muscolosa del suo ragazzo. Intrecciarono le dita ancora libere e si guardarono negli occhi per qualche secondo. Il secondo si fece minuto, e nessuno dei due osava muovere un muscolo. Quando le sopracciglia di Tooru si incurvarono, Hajime capì che stava iniziando ad annoiarsi. Un ultimo sguardo dolce, morbido, e il moro capì.

"Iwa-chan, ma tu sai ballare?" Chiese, una risata genuina già pronta ad uscire dalle sue labbra perfette.
"Sinceramente no." Ammise l'altro, facendo finalmente scoppiare il ragazzo, che appoggiò la testa sulla sua spalla, nascondendo il viso sorridente. Iwaizumi aspettò che si calmasse, poi gli posò un bacio sulla fronte, obbligandolo ad alzare lo sguardo su di lui.
"Sei più bello quando ridi." Una scia di rossore si diffuse sul ponte del naso di Oikawa.
"Iwa-chan, ma ti sembrano cose da dire?"
"Davvero Tooru, non sto scherzando. Non nasconderti quando sorridi." A quelle parole, il moro esitò un attimo, poi si allontanò leggermente dal corpo dell'altro.
"Va bene, però tu mi hai promesso un ballo." Ricordò. Iwaizumi trasalì.
"Non so se posso mantenere la mia promessa."
"Stai zitto e balla!"
"Ma non lo so fare!"
"Volteggia e basta!"

Entrambi scoppiarono nuovamente a ridere, ma stavolta Tooru non si nascose. Non l'avrebbe più fatto. Non con Hajime. Con lui non ne aveva bisogno. Con Hajime poteva essere sé stesso, poteva piangere, poteva ridere, poteva anche stare zitto e fermo e sapeva che sarebbe stato amato. In fondo è questo l'amore, no? Accettare una persona con e per i suoi difetti. Anche se essi sono tanti. Oikawa ci credeva davvero. Voleva che anche Iwaizumi ci credesse. E forse era così, altrimenti non sarebbe stato lì a volteggiare con lui nel mezzo di quella radura, mentre i fiori sotto di loro nascevano anche senza lacrime, anche senza dolore, e gli uccellini cantavano le note di una canzone che era solo per loro. Il sole batteva sulle loro teste, le nuvole ormai si erano diradate, il cielo brillava di un azzurro acceso. Tutto non sarebbe potuto essere più perfetto.

"Sai, forse ora non mi importa più se perdiamo con la Shiratorizawa." 
"Ah sì? E perché, così all'improvviso?"

Oikawa sorrise.

"Fai davvero schifo a ballare, Iwa-chan."

( conteggio parole, 1292 )

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( conteggio parole, 1292 )

finalmente sono riuscita a finire questa one-shot per il contest di -messy_writer-, anche se un po' in ritardo ( scusami ).
credo che comunque sia valsa la pena prendermi qualche giorno in più per finirla e revisionarla, anche perché ammetto di averla riscritta qualcosa come tre volte, cambiando trama all'ultimo poiché nulla mi soddisfaceva. alla fine però è venuta abbastanza bella dai, sono contenta.
scrivendola ho tipo ascoltato milioni di volte training wheels ( da cui, ammetto, ho preso anche un po' di ispirazione per alcune cose nel testo ) quindi anche se a sto punto l'avrete già letta vi consiglio di rifarlo con la canzone perché aiuta tantissimo l'atmosfera.
e niente, come al solito lasciate stelline commenti e condividete, che mi fa sempre piacere.

baci stellari,
butterfly <3

TRAINING WHEELS ★ iwaoiWhere stories live. Discover now