Eloy

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Ci sono esattamente trentatré scalini.

Li vedo attraverso I due buchi sulla maschera, ma non riesco a scorgere molto altro. Non ci avevo mai fatto caso prima, del numero trentatré, ma immagino che a trovarsi dall'altra parte ci sia ben altro di cui preoccuparsi. E chissà cosa pensavo quando, alla fine della gradinata, c'era Eloy.

"Vediamo chi arriva primo alla collina, va bene?" Mi aveva sfidato, una volta.

Ovviamente avevo vinto io. Vincevo sempre, ma lui continuava a sfidarmi lo stesso e a me stava bene. Battere il figlio del capo villaggio era fonte di enorme soddisfazione. Mi stupiva solo che a lui non dispiacesse affatto perdere.

E' quasi l'alba ormai. La luce di un nuovo giorno è lì, proprio davanti, sembra vicinissima.

Ma irraggiungibile per me.

Io inizio a salire. So che devo farlo, me lo sta suggerendo qualcuno accanto a me. Credo che sia lo sciamano, che prima fomentava la folla alle mie spalle ululando parole sacre ed invitando tutti a fare lo stesso. Le conosco a memoria, ma adesso mi sembra di averle dimenticate.

Più provo a pensarci, più mi torna in mente Eloy.

"I corvi sono creature strane" Lo diceva con una voce adulta, che io non avevo ancora. Quell'inverno le nostre diversità si erano accentuate e mi sembrava di trovarmi di fronte ad una persona diversa. "Tu me li ricordi un po'"

"Sono bestiacce ingorde" Dicevo io. "E portano sfortuna."

Ma Eloy era serio. "Ho sognato che un corvo mi accompagnava verso l'altare. Eri tu."

Un bastone mi colpisce la schiena nuda facendomi avanzare di due scalini a forza.

Tutta la gentilezza di Kinman, lo sciamano, è scomparsa. Mi pare di vedergli il volto iniettato di sangue e rabbia, ma forse è solo il riflesso del sole e del fuoco nei suoi occhi.

Ho fatto solo sette passi e questo non va bene. Ma mi era stato detto di concentrarmi e pregare, cosa che non sto facendo. Non sono sicuro vada bene arrivare alla fine della gradinata senza aver pensato nemmeno una volta al Dio, o alla rinascita o alla morte. Io riesco solo a pensare alle parole di Eloy.

"Sono fiero di essere il figlio del capo e sono fiero di ciò che succederà il giorno del solstizio." Io non ero molto convinto, ma non gliel'ho mai detto. Sono sempre rimasto zitto, quando ne parlava. "E sarà bello incrociare il tuo sguardo. La musica, I canti della gente del villaggio..."

Solo in una cosa era Eloy a battermi. Era bravissimo a capire le cose.

Alla fine mi decido. Faccio altri passi, seguito da Kinman che mi incoraggia compiaciuto.

Sono a metà della scalinata ed inizio a scorgere Danel. C'era lui anche le altre volte. Prende molto sul serio il suo compito. Eloy lo ammirava.

"E' un uomo giusto." A volte quel suo tono solenne mi inquietava. "E' nelle grazie di Ba'al"

Forse è per questo che non gli ho mai detto come mi facevano sentire, queste cerimonie. Non volevo sapesse che sono un codardo.

Il pugnale di Danel brilla talmente tanto alla luce del fuoco che sembra stia per sciogliersi. Ho freddo, coperto solo dalla veste cerimoniale, ma il calore della fornace è un sollievo. L'addome di Moloch mi si rivela in tutto il suo splendore.Trentatré. Possono sembrare parecchi, ma non quando la morte ti aspetta in cima. Mi riparo d'istinto la faccia, quando arrivo di fronte all'immensa statua del mio dio. Danel mi guarda, ma la sua espressione non tradisce emozioni. E' proprio come diceva Eloy. Un uomo giusto.

Riesco a girarmi per la prima volta. Tutto il villaggio è lì per me. Anche il mio amico sarebbe lì, se potesse. Lo sciamano zittisce tutti con un gesto della mano. Ricomincia la sua lagnosa supplica e vorrei solo che smettesse. Sto iniziando a tremare e la sua voce non mi aiuta. Mi fa paura.

"Per grazia di Ba'al" Grida. Gridano tutti.

"Per grazia di Ba'al! Per grazia di Ba'al!"

Nell'eco giubilante mi sembra quasi di scorgere la voce di mia madre, ma io sento solo "tagliamo la testa al corvo, tagliamogli la testa!"

Ho gli occhi puntati addosso. E tra poco quel pugnale mi ucciderà, consacrando la mia vita alla prosperità della mia gente. Diventerò immortale. I miei resti finiranno nel Tophet, insieme a quelli di Eloy. Questo è l'unico pensiero che mi riscalda il cuore.

"Tagliamo la testa al corvo, adesso." Non so se Danel lo dice davvero, comunque vedo che sta per ferirmi a morte. Ho paura.

Gli rifilo un pugno sullo sterno. So che è stato ferito lì, due estati fa, da un toro imbizzarrito. Non è mai guarito. Ma come fa a venirmi in mente proprio adesso?

Il coltello gli cade e io lo afferro in fretta. Lo sciamano è talmente sconcertato che, tentando di fermarmi, cade all'indietro. Lo vedo sofferente mentre rotola giù ed immagino le sue ossa rompersi a causa della caduta. Ma improvvisamente non mi importa della sua sorte.Danel sta male. Lo vedo contorcersi dal dolore. Per lui provo un po' di compassione, perché Eloy aveva sempre parole gentili nei suoi confronti.

Eloy. Mi torna subito in mente quel giorno. Quando vidi la sua mano sgozzare il mio migliore amico e gettarlo nelle fornaci ardenti. Inizio a colpirlo, con gli stessi gesti innocenti di quando io ed Eloy ci picchiavamo per gioco sull'erba fresca. La statua però è lì. Moloch mi sfida e io sono terrorizzato. Lui mi fa paura.

Danel tenta invano di alzarsi, aggrappandosi alla catena che sosteneva il colosso del dio.

Cade, trascinandola con se, ma non ho il coraggio di guardare oltre. Scappo e basta. Ma, prima, getto la maschera a terra. Mi sorride, come faceva sempre Eloy.

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