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Il freddo pungente le strinava il viso, aveva le mani intorpidite e i denti le battevano senza controllo. Affrontare il clima norvegese con una giacca primaverile era da pazzi, ma Gwen non aveva altro che quella.

La cittadina di Skarsvåg, un gruppetto di una decina di case, era deserta. Nell'unica strada che l'attraversava erano radunati alcuni stregoni provenienti da ogni santuario ed erano tutti intirizziti e in attesa di ordini.

Strange e Gwen li raggiunsero e la ragazza iniziò a saltellare sul posto. Era abbastanza sicura che avrebbe perso le dita delle mani e dei piedi nell'arco di pochi minuti.

Stephen, che forse da quella mattina aveva avuto modo di mettersi qualche strato in più addosso, fece un cenno di mano apparentemente rivolto al vuoto. La cappa si sollevò dalle sue spalle e andò a posarsi su quelle della strega, che ne prese i lembi e ci si avvoltolò dentro cercando di imbacuccarsi il più possibile.

«Aggiornamenti?» domandò lo stregone agli altri.

Wong scosse la testa. «Gli uomini di pietra sono immobili come... be', come pietra. Dell'Incantatrice ancora nessun segno.»

«Dovremmo andare dentro la grotta» disse lo stregone a capo del santuario di Londra. «Nico e Stan ci faranno da guide» propose indicando i due giovani esploratori che avevano scoperto il nascondiglio.

Gwen ne apprendeva i nomi solo in quel momento, quando li vide scambiarsi un'occhiata preoccupata.

«Bene» convenne Wong. «Voi due fate strada. Io, Albert, Stephen e Gwen vi seguiremo. Tutti gli altri restano qui.» Guardò la dozzina di stregoni che sarebbero rimasti. «Tenete d'occhio i soldati di roccia. E se entro un'ora non avete nostre notizie, chiamate rinforzi e venite a cercarci. Tutto chiaro?»

Gli stregoni annuirono, poi iniziarono a disperdersi per raggiungere le postazioni migliori per accerchiare l'esercito di statue. Gwen, invece, seguì gli altri cinque del suo gruppo attraverso la landa desolata e gelida in direzione nord, verso i fiordi. Camminarono proprio attraverso quella schiera di soldati di pietra. Immobili e silenti, sembravano lapidi piantate ordinatamente nel terreno ghiacciato e arido. Mettevano i brividi, che si aggiungevano a quelli per il freddo.

Nico e Stan erano in testa al gruppo e procedevano fianco a fianco sfiorandosi le spalle. Subito dietro di loro Strange e Wong cincischiavano parole che il vento portava via prima che Gwen potesse sentire. Lei era in fondo al gruppo insieme ad Albert.

«Mi dispiace per quello che è successo all'assemblea» le disse d'un tratto.

La strega, stretta nel mantello e con le mani sottobraccio per tenerle calde, lo guardò incuriosita e grata. «Non è stata colpa sua.»

«No, ma ci tenevo a dirtelo. A Londra ci sono un paio di streghe che stenderebbero Chen con uno schiocco di dita e io le rispetto molto. Volevo solo che sapessi che non la penso come lui.

«La ringrazio.»

«E mi scuso anche per non essermi presentato prima. Sono Albert Croft, custode del santuario di Londra. Sai, a queste riunioni ci conosciamo più o meno tutti e non vengono fatte le presentazioni. Ma avevi ragione, avevi diritto a sapere chi fossimo.»

«Stai attento a darle troppa ragione, Albert, o sarà la tua fine» disse Strange davanti a loro, voltandosi appena per rivolgere uno sguardo canzonatorio a Gwen.

Lo stregone di Londra rise. «Vale anche per quei due là davanti. Questi giovani maghi ci metteranno presto i piedi in testa, eh, Stephen!»

I fiordi erano sempre più vicini e loro si stavano lasciando l'esercito di roccia alle spalle. Avvicinarsi al mare peggiorava di gran lunga la situazione, il vento era sempre più forte e gelido. Gwen aveva la sensazione che le si stessero ghiacciando i bulbi oculari e sentiva l'aria fredda entrarle dal naso e scendere nei polmoni per poi espandersi ovunque. Al suo ritorno si sarebbe immersa in una vasca di acqua bollente.

MARVEL - The reckless GwitchWo Geschichten leben. Entdecke jetzt