Against all odds cap.14

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Roma iniziava a ripopolarsi, il controesodo estivo era terminato. Si ritornava al lavoro alla vita di sempre, ma non per lei.
Fece una lunga passeggiata a villa Borghese e poi si sedette su di una panchina per mangiare il gelato.

Trasse un sospiro e riaccese il cellulare, non lo faceva da dieci giorni.
Trovó dozzine di wathsapp, altrettante telefonate e una su tutte spiccò: "Isabella".
Tanto valeva la pena levarsi il pensiero e cliccò sul display.

Squillò un paio di volte.

"Dalia si può sapere che fine hai fatto? Sei una maleducata. Ti aspettavamo a Ios!".
Acida e seccata come al solito.
"Sono tornata ieri, non mi andava di venire" rispose irritata, gli scleri della madre in quel momento non li tollerava,anzi a dirla tutta non vedeva l'ora di affrontarla.

"Le vacanze ti sono andate male? Cerca di moderare il tono. Dopodomani sera dó una cena formale. Ti aspetto alle venti!".
"Vaffanculo tu e la cena. Isabella".
Rimise giù fregandosene delle conseguenze.
La ferita iniziò a pruderle, doveva passare in farmacia per prendere la pomata.
Avrebbe avuto una bella cicatrice anche sulla gamba, ma neanche questo era importante.

Svogliatamente sbrigò diverse commissioni, una volta a casa scelse gli abiti da lavoro per l'indomani, le sue ferie erano terminate.
Si mise ai fornelli, aveva voglia di cucinare, così occupava la mente e si viziava.

Decise di cenare sul terrazzino, immersa tra le sue piantine aromatiche. Mentre apparecchiava però, si rese conto che le mancava il vino e quella sera ne aveva un bisogno disperato.
Infilò un paio di shorts di jeans e una canottiera che aveva acquistato a Malta, durante una vacanza con le sue migliori amiche.

Incrociò i vicini del primo piano e scambiò un saluto veloce. La guardarono straniti per via delle medicazioni facendola pentire di non essersi coperta abbastanza. Giustificò la ferita dicendo che aveva avuto un incidente al mare, mantenendosi vaga. Quella bugia le piacque, avrebbe raccontato che si era tuffata e sfiorato degli scogli.

Richiuse il portone dietro di sé e quando si voltò le mancò il respiro, dall'altra parte della strada c'era Riccardo.
Lui alzò timidamente la mano ma sembrava non voler attraversare, dopo lo shock iniziale e senza dar troppo spazio alla razionalità, gli andò incontro.

Sembrava smagrito e sofferente, indossava una camicia leggera verde salvia e dei pantaloni beige.

"Che ci fai qui?" si mise sulla difensiva. Dentro di sé provò paura, felicità, tristezza  e molto altro ancora, tutto insieme.

"Dalia ho bisogno di parlarti... anche solo un ultima volta. Non voglio spaventarti" rispose cautamente e cercando di non invadere il suo spazio vitale. Sembrava così confusa e il suo nervosismo era tangibile. Qualsiasi mossa sbagliata e non ci sarebbe stato più modo di avvicinarla.

"Come mi hai trovato?!"
"ho delle conoscenze, so che suona un po' da stalker, e poi tu pubblichi sui social molto della tua vita privata".

"Cos'è? Una cazziata perchè metto i cavoli miei in rete?"Iniziò a grattarsi la medicazione.

"Come ti senti?"
"Oh! guarda, a parte che grazie a te, ai nonni e tutto il dannato segreto dovrò riandare in analisi, mi rimarrà una fantastica cicatrice sul braccio e un'altra adorabile sulla coscia, direi tutto sommato bene."

"Mi dispiace da morire".

"Anche tu non hai una bella cera" aveva rilassato le spalle e smesso di grattarsi. Un buon segno.
"Secondo i medici sarei dovuto rimanere a letto ancora qualche giorno, ma ci tenevo a vederti. Non voglio che il tuo ultimo ricordo sia quello di ..."

"Porto l'odore vero?" disse brusca- "so abbastanza cose ora".
"Sì... ti avrei salvata ugualmente e sarei venuto lo stesso anche se tu non l'avessi. Ho fatto la scelta di essere prima uomo e poi il resto".

"Io non voglio che tu sia nell'ombra a vegliarmi, mi angoscerebbe l'idea. Tutta la vita l' ho passata con un guinzaglio al collo, non vorrei toglierlo per poi metterne un altro."

"Per quanto mi riguarda voglio solo che tu sia felice e, se mi dici di sparire lo farò senza indugio. Sei padrona del mio destino quanto ne sei del tuo".

Dalia l'abbracciò, non se l' aspettava, rimase immobile perché aveva paura che si sarebbe ritratta e invece rimase lì.

"Voglio darti una cosa molto importante per me, fanne quello che vuoi ma ti prego devi accettare, è la mia unica richiesta".

"Facciamo che me la dai dopo mangiato, ok? Sto morendo di fame e tu?".
"Idem, allora andiamo ti porto in un posto meraviglioso".

"No, ho già preparato a casa, vieni dai" lo prese per mano trascinandolo verso il portone.
"Ricca' a proposito".
"Dimmi".
"Tu mangi croccantini o cibo normale? Scoppiò a ridere piegandosi in due.

"Sei davvero pessima" si finse offeso, in realtà ancora una volta era riuscita a spiazzarlo, a smorzare la tensione, a rendere tutto semplice.

Mentre continuava a sbellicarsi dalle risate le prese il viso tra le mani e la baciò, senza permesso, senza fronzoli, senza delicatezza. Uno di quei baci che ti graffi con la barba e le labbra si arrossano.

Lei si sottrasse per prendere aria e poi dopo averlo fissato per un secondo sussurrò: "vieni".
Salirono le scale in fretta e senza mai lasciarsi la mano, entrarono in casa.

"Molto carino il tu..." non gli fece finire la frase poiché fu lei questa volta a baciarlo passionalmente, si staccò da lui solo per sfilarsi la canottiera e slacciarsi gli shorts.

"Dalia ma cosa fai?" Chiese bloccandogli le mani.
"Mi spoglio e poi ti spoglio; siamo solo una donna e un uomo che si piacciono tanto. Senza nessun tipo di menata sovrannaturale o pipponi romantici. Non avere paura".

Di paura ne aveva tanta, però in quel momento volle darle ragione, erano solo un uomo e una donna.

Lasciò fare a lei, si abbandonò completamente. Continuava a baciarlo mentre frettolosa gli sbottonava la camicia e gliela tirava giù.
Aveva idealizzato il suo aspetto angelico, invece Dalia era puro fuoco.

Continuava a rimanere immobile ,spaesato, mentre ammirava la sua nudità, quel corpo esile ma al tempo stesso femminile.
Lei al contrario, era impaziente, smaniosa. Gli  prese una mano e se la portò al seno destro.
"Toccami, fammi sentire che mi vuoi".

"Tu mi vuoi davvero?!" Chiese lui, inginocchiandosi per affondare il viso nel suo ventre. Dalia chiuse gli occhi.
Gli infilò le dita nella folta chioma nera, tirando leggermente per richiamare la sua attenzione. Poi lo imitò mettendosi in ginocchio anche lei, e si baciarono con lingue furiose. Con gesti rapidi gli slacciò i pantaloni.

"Non vuoi andare a letto?"chiese con la voce smorzata dal desiderio.

"No!" rispose divertita lei e lo spinse sul pavimento.

"Sono troppo vecchio per queste cose"
"Dov è il tuo lato bestiale?" Con fare provocatorio continuava a stuzzicarlo.
E infine fu lei a prendersi lui.

Il suo corpo lo accolse mentre si perdeva nel piacere chiamando il suo nome.

Fu abbastanza breve e nessuno dei due ne fu pienamente soddisfatto, tanto che dopo pochissimo tempo ricominciarono, questa volta però Riccardo non ebbe paura, si sentì libero di possederla per il suo di piacere.

Più tardi la luna era alta nel cielo e i due abbracciati la contemplavano dal letto. Erano esausti, preda di quella letargia tipica degli amanti.

"Non andare a lavoro domani, rimaniamo a letto tutto il giorno" disse sornione mentre continuava ad accarezzarle la ferita.

"Non iniziare a fare l'appiccicoso, tu sei il mio uomo oggetto, anzi il mio animale".

"Ti hanno mai detto che il tuo umorismo fa davvero schifo!".
"Ma dai, sei anche permaloso?"
"Mi farai impazzire ".
"Ti posso fare una domanda?"
"So già che sparerai una cretinata".
"Dopo questa esperienza sessuale con te posso definirmi zoofila?".
"Che scema!" prese a farle il solletico ma appena i loro corpi si sfiorarono si riaccese la passione.

Dalia di lunaWhere stories live. Discover now