🧨 Capitolo 5🧨

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Questa sera ho lo sguardo fisso sulle fiamme del caminetto che ardono e bruciano la legna a loro piacimento. Lingue gialle e rosse si impossessano dei miei occhi per lasciar posto a granelli di polvere che appesantiscono il mio cuore.
Dovrei studiare la rivoluzione russa ma, Lenin mi perdoni, non ho nessuna voglia di farlo. Anche perché sento nella mia anima un grosso peso, quasi pari a quello di un lutto, di una mancanza, di un vuoto incolmabile. Per fortuna, questa sera ho l'opportunità di stare da sola perché vedrò Giovanni domani, sua madre ha organizzato una cena in un famoso ristorante di pesce della città per accogliere l'ufficiale rientro di suo padre nel territorio abruzzese. So che Chieti è un buon centro di medicina  e Giovanni è entusiasta di poter avere finalmente suo padre vicino. Durante la sua adolescenza è stata una figura poco presente per via del suo lavoro  ma adesso potrà averlo al suo fianco e io avrò l'onore di conoscerlo.
Dico onore perché in città si vocifera che sia un uomo affascinante e carismatico, capace di togliere il respiro a signore e signorine. Paradossalmente, nonostante la sua fama ignoro il suo nome, in quanto Giovanni si riduce a indicarlo come 'mio padre' e in città , il Dottor. Visconti. Forse, ignoro il suo nome perché per verità, la cosa non mi interessa più di tanto, in quanto data la mia curiosità potrei scoprire qualunque cosa. Lascio perdere questa storia, la ignoro perché il mio cervello è da tutt'altra parte: vorrei solo parlare con il Signor Nessuno. È da circa 12 giorni che quest'enigma di uomo è scomparso dalla mia vita e la mia mente risente profondamente di questo vuoto. Lui saziava la mia brama d'arte , assecondava la mia curiosità, lambiva e alimentava il mio spirito letterario.

E adesso che cosa mi rimane?

Soltanto frustrazione per aver assaggiato un frutto proibito per poi esserne stata immediatamente privata. D'un tratto, il suono della notifica del mio cellulare romba nel salotto.
Alzo la testa come fosse un richiamo ma poi abbasso lo sguardo perché non voglio illudermi: non può essere lui.

"Guarda che ti è arrivato un messaggio" mi informa mio padre, ignavo del fatto che mi sono infatuata di uno sconosciuto della sua età.

Aspetto prima di afferrare il telefono, conto fino a dieci: non può essere lui.
Sto per avere una crisi di nervi, la mi curiosità schizza dal petto, accendo il display.

1 nuovo messaggio dal Signor Nessuno.

Tuffo al cuore, mi ha ricercato. Dopo giorni  di silenzio, di indifferenza e di quasi odio, nei suoi riguardi mi ha cercato.  Ogni sua parola suona come una melodia assuefante, ogni suo  messaggio illumina l'oscurità dei miei pensieri.
Ogni passo che mi concedo verso di lui è come quella canzone che ti fa piangere, ma che comunque continui ad ascoltare perché ti apre l'anima in due. L'inverno  è esploso, l'aria è gelida e il cuore mi batte forte, un'emozione così intensa ed inaspettata che quasi mi spaventa.

"Ho un desiderio desolato di te stasera. Ahimè stasera e sempre.
Ma stasera il desiderio è di qualità nuova.
È come un tremito infinitamente lungo e tenue.
Sono come un mare in cui tremino tutte le gocciole,
tremano tutte le ali dell'anima,
tremano tutte le fibre dei nervi,
tremano tutti i fiori della primavera
e anche le nuvole del cielo
e anche le stelle della notte
e anche la piccola luna trema.
Trema sui tuoi capelli che sono una schiuma bionda.
Ho la bocca piena delle tue spalle,
che sono ora come un fuoco di neve tiepida disciolta in me.
Godo e soffro.
Ti ho dentro di me e vorrei tuttavia sentirti sopra di me.
Non mi hai lasciato tanta musica partendo.
Stanotte tienimi sul tuo cuore,
avvolgimi nel tuo sogno,
incantami col tuo fiato,
sii sola con me solo.
Oh melodia melodia...
Tremano tutte le gocciole del mare."

Ti saluto con questa splendida poesia di Gabriele D'Annunzio e attraverso questo meraviglioso componimento che ti chiedo di vederci.
Ti aspetto, ora nella stanza n. 115 dell'hotel Maya.
Questa è la tua unica e sola opportunità per vedermi.
Non bruciarla, fanciulla curiosa."

Con una scusa e poi un'altra riesco ad uscire di casa alle 22.30, ho il cuore in gola e sento che potrei svenire da un momento all'altro.

"Ma cosa diavolo stai facendo?" urla a squarciagola la mia razionalità ma io la ignoro.
Ho bisogno di questo incontro, necessito di cominciare a vivere davvero e non di continuare a sopravvivere. Correndo lungo le strade della città  mi fermo voltando la testa verso casa di Giovanni.
Respiro intensamente.
Ho il fiatone perché il cuore ha iniziato a correre.

Sto facendo davvero la cosa giusta ?

Lui è lì, nella sua cameretta perché vedo la  luce accesa.
Sento che sta cantando, intona in falsetto
una canzone triste. Sorridendo tra la lacrime riprendo a correre, allontanandomi dalla sua voce che sfuma nella notte come sogno che il sole del mattino forse, dissolverà.
Ecco lo sento, sta per venirmi un infarto. Cerco di camminare ma le gambe tremano e...morire di infarto ora non mi sembra il caso... tanto il Signor Nessuno ha detto di occuparsi di "questioni di cuore" e forse potrà salvarmi.
Intanto, la gente passeggia nelle strade senza fretta, per godersi la città non ancora arroventata dal bruto freddo invernale. Decine di persone camminano in direzioni opposte, donne, uomini, ragazzi che ridono, bambini che corrono, come per festeggiare l'arrivo del Natale. Li guardo passare distrattamente, ascoltando il rumore del mio cuore che sta morendo lentamente d'ansia, aspetto, nervosa che passi il tempo che mi divide da lui.

L' Hotel Maya sembra più lontano che mai, quasi al pari di Sydney... maledizione.

E di nuovo nella mia mente si accende la spia del senso di colpa: sto davvero facendo la cosa giusta?

La risposta è no, so di star facendo qualcosa di sbagliato, proibito ma anche pericoloso. Ma lo desidero e non posso farci nulla.

Cosa accadrà? Non posso saperlo... non lo so e non voglio saperlo.

Voglio silenziare le mie aspettative, le mie ansie, voglio dare fuoco alla mia razionalità.

Che ne sarà di Giovanni?

Altro interrogativo che mi scoppia dentro. Sono confusa. Purtroppo non posso rispondere nemmeno a questo ma sento di essere entrata in un vortice dal quale probabilmente mai uscirò. Persa, cerco l'ignoto in un mare di dubbi. In un cielo, costellato da correnti d'aria, nebulose di passioni che mi trascinano, a loro piacimento in quel che si prospetta in un tradimento.
Rivivo momenti salienti della mia vita, della mia relazione infantile è vuota. Ripercorro giorni sterili, trattengo  la malinconia: ho bisogno di conoscerlo.
In un ottimale silenzio mi trovo di fronte all'Hotel.
Vortici atmosferici, dal cielo alla testa, mi annientano, mi feriscono, mi lacerano anche se fuori c'è la più totale quieto.

Mi butto nella hall mentre un signore con i baffi mi accoglie impacciato.

"Mi perdoni la domanda ma così mi è stato comunicato. Qual è il suo nickname?"

La mia parte razionale mi sta prendendo a schiaffi, ceffoni, pugni. Ho il corpo pieno di lividi ma il mio cuore sta respirando... tutto questo casino per un muscolo così piccolo e involontario.

Ma in fondo quale  altro pezzetto di anatomia umana può fare altrettanto come il cuore?

In pratica è come se avesse un potere più che paranormale.

"Il mio nickname è curiosa" e così a quelle parole mi imbuco nell'ascensore.

"Brutta stronza che non sei altro!!!"  mi ripeto a gran voce, mi flagello e provo a giustificarmi.
Non sono riuscita a disfarmi del suo pensiero, mi sto lasciando travolgere nel suo tumultuoso vortice di emozioni.
Sto per strappare a morsi le porte dell'ascensore perché non vedo l'ora di trovarmi all'interno della stanza 115.

E che mi si stringe il cuore, non lo so,è una strana sensazione, fa male, fa male dentro... ma lo voglio!

Il dolore lo sento diffondersi nelle ossa affondo, maledette parole, maledetta poesia, maledetto Signor Nessuno!

Non riesco a deglutire, mi tremano flebili  le gambe.
Le porte dell'ascensore si aprono, suoni confusi che fuoriescono scoordinati dalle mie labbra,un labirinto di colori mi circonda.
Beh, difficile trovare l'emozione della felicità in un vortice nero, mi traina via e distoglie ogni mio neurone, la malinconia mi avvolge e il desiderio delle sue labbra si focalizza sempre più, come sarà?
Cammino, veloce, paranoica, schizofrenica... più intensamente,momenti di luce scura mi invadono gli occhi sono a trovarmi di fronte la stanza n. 115.

"Fais ce que dois, advienne que pourra!*"sussurro bussando lievemente.

*Fa' quel che devi, accada quel che può.

Triangolo FamigliareWhere stories live. Discover now