VII

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Molti soldati caddero, altri sopravvissero. La maggior parte aveva una famiglia, dei figli, delle amanti...solo Touya combatteva come se non gli importasse di nulla, non aveva una famiglia a carico, non aveva figli. Aveva pochi ricordi di chi lo aveva cresciuto, era andato via da casa una volta compiuta la maggiore età. Non ricordava nemmeno che faccia avesse suo padre, non sapeva nemmeno se fosse ancora vivo. Ogni tanto sua madre lo andava a trovare durante la notte, lui la sera si recava sulla riva del mare e lei appariva tra le onde cristalline che si infrangevano sulla sabbia.
Touya non sapeva per cosa combatteva; non era un principe,o un re, che doveva difendere il suo onore, non doveva farlo per la patria siccome non era mai stato così patriottico. Era solo, quindi combatteva perché magari un giorno sarebbe morto durante la guerra e si sarebbe tolto dalle spalle un peso che percepiva già da tanto tempo. La sua esistenza era un peso continuo e lui non sapeva ben definire a cosa fosse dovuto.
Tanto non provava nulla per nessuno e probabilmente l'unica persona per la quale aveva un sentimento l'aveva veduta ad un riccone pervertito.
Quel pennuto, non avrebbe mai lasciato i suoi pensieri e lo accompagnava anche in guerra, pur non essendo lì presente.
Cosa avrebbe mai potuto fare ? Avrebbe potuto andare al palazzo di quello e riprenderselo ? No, sarebbe stato molto pericoloso, avrebbe fatto scoppiare un'altra guerra così facendo e per cosa ? Per un premio di guerra che magari lo odiava anche solo per come era stato trattato. Quei pensieri lo accompagnarono anche la sera stessa, e la sera successiva ancora. Mentre i pochi soldati sopravvissuti si radunavano sfiancati intorno al fuoco, lui invece se ne stava nella sua tenda, sdraiato sul suo letto in paglia, e con la testa tra le nuvole. Di tanto in tanto, qualche suo compagno d'armi andava da lui per chiedergli se volesse andare intorno al fuoco per riscaldarsi e ascoltare vecchie leggende che si tramandavano sugli dei, ma lui puntualmente rifiutava. Preferiva stare da solo, che poi magari più tardi avrebbe raggiunto sua madre sulla riva del mare.
Era una di quelle sere, mentre tutti all'accampamento dormivano nelle proprie tende, il corvino si diresse nel posso prefissato dove aveva l'appuntamento con la donna. Lei era lì, che brillava sotto la luna. La pelle bianca, resa ancora più bianca dai raggi lunari, i piedi nudi venivano bagnati dalle onde che si infrangevano sulla spiaggia. Era avvolta da un'aura bianca, proprio come tutti gli esseri divini. Lui non aveva conosciuto altri dei, all'infuori di sua madre, ma pensò che fosse così anche per loro. Erano puri, divini e potenti, un mortale non sarebbe riuscito a scalfirli nemmeno attraverso l'uso della spada.

<Sei turbato.>
Notò la donna. Lei aveva un animo troppo gentile. Guardava il figlio dall'alto al basso, dove lui era seduto, appoggiato a una roccia e con le mani intorno al viso.
Annuì solo. Non avrebbe potuto mai mentire a una dea, loro sapevano e vedevano tutto.
<È per quel mortale ?>
Hawks era mortale ?
Un essere così...perfetto ?
Rimase stupito e non poco dall'affermazione della donna.
<Madre...come mortale ?>
<Lui non è un dio, ne tantomeno un semidio.
È un semplice mortale.>

Era sconvolto, pensava davvero che un uomo alato fosse qualcosa di divino, ma invece era solo una malformazione. Una perfetta malformazione, avrebbe osato dire. Una stranezza che era piacevole alla vista, alla vista di Touya. Avrebbe voluto tanto toccare le sue piume, vedere le sue reazioni. Sua madre gli aveva accennato che in quei punti fosse davvero molto sensibile. Quindi, già si immaginava la faccia del biondo, mentre erano a letto, uno affianco all'altro e con lui che gli andava a stuzzicare le ali.
Touya era ritornato dalla spiaggia, in quel momento si trovava nella sua tenda steso sul letto e con la mente vagava.
Immaginava le espressioni cariche di goduria che avrebbe potuto fare il biondo a ogni singolo tocco sulle sue piume. Un'esplosione piacevole. Si morse le labbra e la sua mano andò a finire in mezzo alle sue gambe, accarezzandosi l'asta divenuta turgida al solo pensiero. Si prese il membro duro tra le dita, ansimando mentre andava con esse su e giù lungo tutta la sua lunghezza.
Intanto, già pensava a Hawks che veniva tra i loro ventri solo con il piaceva che gli provocava con il tocco delle dita. Fu a quel punto che, preso dal momento, venne anche lui, sporcandosi la mano del proprio seme.

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