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«Ti prego...non ne posso più.» sussurrò Izuku con le lacrime agli occhi mentre le sue mani si muovevano su quel corpo che conosceva a menadito.

Il ragazzo sotto di lui mutò la sua espressione solitamente annoiata, in un sorriso malvagio che fece venire i brividi all'altro.

«Non puoi continuare a farmi questo.» urlò spostando le mani da quel petto muscoloso, ma freddo verso la gola che prese a stringere con forza, «Voglio un po' di pace.»

«Non puoi.» ansimò il biondo sollevando le braccia e avvolgendolo sulle spalle del verdino per attirarlo a sé, «Devi amarmi, come io ho amato te.»

«Perché mi fai questo? Cosa ti ho mai fatto di male?» chiese con le lacrime che gocciolavano dai suoi occhi dritti sulle guance di quel ragazzo che poco alla volta cominciò ad appiattirsi e a tornare ad essere quel quadro che Izuku aveva osservato fin quasi a consumarsi.

«Tutto.»

La presa sul collo del ragazzo venne meno una volta che tornò ad essere quelle che era sempre stato, una tela colma di ossessione.

Urlò Izuku, urlò con tutto il fiato che aveva in gola mentre si risvegliava da quell'incubo con la fronte madida di sudore e le lacrime che ormai si erano seccate sulle sue tempie.

La disperazione scorreva in lui come una colata di lava nelle sue vene.

Da quando il sensei lo aveva messo nel corso avanzato, i sogni si erano mutati in incubi, le mani del biondo avevano smesso di sfiorarlo con desiderio, anzi avevano smesso ogni contatto con lui, tanto che il verdino si era sentito come privato di quel briciolo di amore che sentiva venire da quel dipinto.

Si sentiva rifiutato dall'amore che provava per lui, fino a quando non era andato a reclamare quel sentimento con la violenza.

Ogni notte stringeva le sue mani macchiate di colore attorno al collo pallido del ragazzo fino a quando non si ritrasformava in un quadro che lui non poteva più toccare.

Con una mossa brutale si scostò di dosso le coperte che si erano arrotolate tra le sue caviglie per poi scendere e andarsi a cambiare.

Izuku non si accorse neppure si essersi infilato la maglietta al contrario mentre con passo svelto si dirigeva nell'ala dell'accademia dedicata alla scultura.

Il giorno prima gli avevano spiegato le basi per lavorare con la creta e con la stessa facilità con cui aveva imparato a dipingere aveva appreso tutto quello che c'era da sapere su cosa fare.

I piedi sbattevano furiosi sulla via che lo avrebbe condotto a smaltire quell'orribile sensazione che si era annidata in lui con l'incubo.

Non pensò che magari l'aula fosse chiusa per la notte, non pensò neanche che avrebbe potuto incorrere in qualche guaio nell'entrare in quella stanza senza il consenso di un sensei.

L'unica cosa che aveva in mente era il sorriso maligno che il biondo gli aveva riservato nel sogno.

Doveva muoversi.

Sentiva che quella sensazione sarebbe presto sparita se le sue mani non si fossero messe subito al lavoro. Non sapeva nemmeno lui perché, ma era urgente che si mettesse a scolpire quell'immagine che gli si era figurata in mente.

Era stato un piccolo barlume di luce in mezzo a tutta l'oscurità che lo stava attanagliando, ma forse se lo avesse carpito, se fosse riuscito a recuperare quel piccolo pezzo che sembrava alla fonte della sua ossessione, forse sarebbe venuto a capo di tutto.

La mano si posò sulla maniglia dell'aula trovandola aperte.

Il suo cuore ebbe un tuffo mentre si precipitava verso il magazzino dove vi erano le scorte di creta.

Blocchi su blocchi vennero adagiati su un immenso tavolo dove piccolo sculture create dagli altri studenti erano poste ordinatamente.

La furia scorreva ancora in lui quando le prime forme presero forma nell'intricato ammasso di materiale.

La luce del sole che sembrava aver fretta di sorgere, fece capolino dalle enormi vetrate, cominciando ad illuminare il ragazzo sporco fin nei capelli di creta.

Davanti a lui il soggetto delle sue ossessioni con quel sorriso sul volto, un pugnale in mano e un cuore nell'altra.

Izuku si sentì per un attimo morire quando vide il cuore nella mano della scultura battere una volta, consapevole in cuor suo che quello era il suo cuore.


Artist's obsessionWhere stories live. Discover now