Capitolo 9

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- Se proprio ti interessa, non ci sono stato a letto! -

- Già, ma per una ragazza che è stata l'amante di Elia, anche... -

- Accidenti, Vittorio! Non l'ho NEMMENO BACIATA, vuoi sentirtelo dire? Se proprio metti gente a sorvegliarmi, almeno sceglili con la vista buona, così quando mi scopo una ricca manager, almeno si divertono! -

- Guarda che se era questo il problema... -

- No, maledizione! Rebecca non c'entra, e non c'entra nemmeno il fatto, che, nel tuo cazzo di mondo, si scambi il sesso coi contratti d'affari! Almeno la gente del mio, di mondo, il sesso lo vende per necessità! Non è questo il "problema"! Il problema sei TU, Vittorio! -

- Io? -

Per la prima volta da che era iniziato quel fastidioso battibecco, Vittorio sentì mancare per un attimo la sua sicurezza.

- Perché io? -

Il viso di Artin era alterato: un rossore lieve gli colorava le gote.

- Perché tu - agitò le mani a mezz'aria, camminando su e giù, per poi piazzarsi di nuovo faccia a faccia con lui - tu non riesci a capire niente, non riesci a ascoltare niente! Come puoi non trovare commovente che una donna si conceda di uscire per una notte dalla recita reiterata per ciascun giorno della sua gloriosa carriera? Come puoi non trovare triste il fatto di esserne persino infastidito? E come puoi non trovare meravigliosamente bello e doloroso che una donna sia così innamorata di Elia Avanzini al punto di continuare a chiamarlo per nome, anche se ha di fatto davanti, in modo chiaro come il sole, una persona diversa? Linda è meravigliosa, Vittorio! Meravigliosa nel suo modo assoluto di amare, e meravigliosa nel suo non pretendere nulla in cambio. E io... - la voce di Artin si incrinò e distolse il viso - io mi sento... così devastato... che avrei pagato qualunque cosa perché l'altra sera una persona, una qualunque persona, mi facesse sentire così tanto indispensabile! -

Sbatté i pungi sul muro, poi ci appoggiò la fronte in mezzo.

Vittorio rimase per un momento in silenzio.

- Ed è per questo che sei qui, no? - disse ad un tratto - Perché volevi sentirti indispensabile. Beh, lo sei stato, e per farlo hai accettato le regole del "mio" mondo, quello che disprezzi ed insulti: cerca di ricordarlo, ogni tanto. -

Artin si voltò di scatto verso di lui, e per un attimo a Vittorio sembrò che volesse assestargli uno schiaffo.

- Lo ricordo meglio di quanto tu creda, e sai cosa detesto? Che tu riesca a mettere una scelta come quella a cui sono stato costretto sullo stesso piano della decisione di chiudere un'azienda. Così come, per la stessa ragione, metti sullo stesso piano ciò che io ho fatto con Rebecca e il gesto che ha fatto mia sorella, e tante ragazze come lei. Da un lato si parla di vita e di morte e dall'altro soltanto di... -

- Non mi hai detto tu che vita e morte non sono uguali per tutti, e che è solo una questione di valori?-

- No. Io ho detto che morire e vivere possono essere ugualmente facili o difficili, ed entrambe sono scelte che comportano energia, e forza, e partecipazione. Ma una lunga morte in vita seduti dietro ad una scrivania a fare il conto delle entrate, invece, è faticosa? Dimmelo tu, Vittorio! -

- Stai diventando offensivo. Chi ti credi di essere? Sei solo un poco di buono raccattato per strada! Se Elia non fosse capitato sul tuo cammino... -

- Se Elia non fosse capitato sul mio cammino, forse starei facendo da pappone ad una sorella puttana, o sarei morto di fame sotto un ponte o magari avrei trovato lavoro e avrei riscattato me e la mia famiglia! Neanche la vita si fa coi se e coi ma, Vittorio! E non ci si volta indietro a pentirsi del fatto e del non fatto, perché ogni secondo che perdi lo stai sottraendo a qualcosa che puoi fare adesso! - lo fissò negli occhi, erano arrossati e aggressivi, pieni di quella stessa passione che c'era nelle sue parole - Te lo chiedi mai che cosa puoi fare di importante e di bello adesso? -

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