capitolo 9

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Quando arrivammo a Corinto stava facendo buio, al porto i generali dell'esercito ci attendevano per scortarci alla reggia di re Arteserse; il mattino dopo avremmo dovuto spiegare al sovrano la situazione per poi raccogliere l'esercito e partire verso la guerra.

La stanza che io e Astrid condividevamo a Corinto era a dir poco enorme: era completamente fatta di marmo bianco con sfumature rosate, tende di lino bianco schermavano la luce che proveniva dalle grandi finestre che davano sul Mar Mediterraneo, c'erano due letti abbastanza grandi per dormirvi in due erano circondati anch'essi dalle tende che pendevano alle finestre.

"Non capisco perché dei letti ed una stanza così grande solo per due persone, è uno spreco." Dissi sedendomi sul giaciglio che avrei occupato per quella notte.

La semidea alzò le spalle. "sei tu la regale qui, dovresti sapere la motivazione."

"beh, certo che la so, gli ospiti vanno trattati con onore ma questo." Indicai la stanza "è troppo persino per i nostri standard."

"Credo lo facciano per me, sono una dea dopotutto." Ah, io credevo fosse una semplice unione tra una mortale ed un dio ed ora saltava fuori che sarebbe stata capace di polverizzarmi all'istante se solo avesse voluto.

"Non lo sapevo, perdonami per le numerose mancanze di rispetto che ti ho procurato." Le dissi inchinandomi.

"alzati Melissa, devi sapere che non mi è mai piaciuto essere adorata, nemmeno quando ero appena stata nominata dea, non voglio che i mortali abbiano timore di me, solo che sappiano che ci sono se hanno bisogno." Disse lei sedendomi sul letto di fianco a me.

"Quanti anni hai?" le chiesi.

"Quattromila duecentosei e trentaquattro giorni." Disse lei, "Ma ne dimostro diciassette, se è questo che intendi dire."

Magnifico, non solo era una dea ma era anche più grande di me e le andava bene di stare alle mie regole sulla mia nave.

"Credo sia ora di andare a letto, domani ci attende una lunga giornata." Dissi io mentre mi sfilavo la veste.

"Buonanotte." Disse lei nel buio della stanza.

"Melissa?" mi chiamò Astrid.

"Dimmi,"

"Il tuo amico Cole, come se la cava con la spada?"

Risi. "Oh beh, domani lo vedrai."

Meglio che scrivessi il discorso per il funerale del mio amico, se Astrid intendeva sfidarlo non sarebbe finita bene.


Il giorno seguente, dopo una ricca e sontuosa colazione Jason era andato a parlare con il sovrano di Corinto mentre io, Cole e Astrid ci eravamo recati all'arena per allenarci.

La semidea porse un pugnale lungo ed affilato al mio amico invitandolo, quindi, ad un duello.

"Un pugnale? Ci stai provando con me?" rise lui; sapevo che era bravo ma Astrid era una ragazza immortale con millenni di duelli alle spalle, Cole la stava prendendo troppo alla leggera.

"Non perdere la concentrazione Hidratos. In guardia, pronti. A voi!" Dissi io come se fossi un allenatore di quelli che avevamo a Creta.

Mi persi via a guardarli lottare, lo scontro duro parecchi minuti e per buona parte di esse sembrò anche essere piuttosto bilanciato:

Cole studiava la tecnica della semidea senza però mai perdere la concentrazione su ciò che stava facendo.

Avevano due stili di combattimento molto diversi ma a guardarli sembrava quasi che fosse tutto progettato, come una danza; erano eleganti ma aggressivi abbastanza da incutersi timore a vicenda.

Si muovevano disegnando un cerchio, l'uno di fronte all'altra concentrati solo sul loro mondo; era come se tutta la gente che nel frattempo si era ammassata a vederli combattere non esistesse.

Quel combattimento, coì poetico ma allo stesso tempo così tecnicamente preciso, stava facendo conoscere a ogni uno dei due l'altro molto meglio di quanto le parole avrebbero potuto fare.

Ogni affondo, ogni parata, ogni asimo era portatore di qualcosa di molto più profondo e quando, finalmente, la semidea disarmò il mio amico portandogli una lama dietro la nuca e l'altra puntata alla gola capii che tra quei due c'era quel sentimento di cui paralvano i filosofi di Atene, quella sintonia che non aveva bisogno di parole, quel rapporto fatto di sguardi e guidato dall'istinto.

"Non male Cole, bravo. Diventerai un grande eroe di questo passo" disse Astrid porgendo nuovamente il pugnale al mio amico che prontamente lo infoderò per stringere la mano alla ragazza da bravo soldato.

"Grazie Astrid, anche tu sei brava, molto brava." La ragazza arrossisce leggermente per poi sorridere.

"Bene, direi di andare a vedere se Jason ha finito con il re. Prima partiamo prima questa guerra inizierà e prima finirà." Sissi io interrompendo Cole che stava per dire qualcosa alla ragazza.

So cosa starete pensando: ohh, Melissa è gelosa del suo migliore amico. Prima di tutto io non sono gelosa di Cole anche perché tra quei due non c'è assolutamente nulla più che un'amicizia che è normale che si crei quando si è costretti a convivere per un lungo periodo di tempo; e secondo avevo questo brutto presentimento che qualcosa di brutto sarebbe successo a breve.

E i miei presentimenti raramente risultano infondati.

La Ragazza Senza NomeWhere stories live. Discover now