E' passato più di un mese dall'inizio del College.
Le lezioni sono diventate più pesanti e fra tre settimane ho il primo esame di scienze politiche.
Appena ho un pò di tempo libero in ufficio al Daily Bugle, mi metto subito a studiare.
Non sbagliavano affatto le voci sugli esami.
Gli argomenti, anche se sono pochi, sono molto difficili.
Ho paura di non farcela la prima volta.
Al lavoro va tutto bene, in questa prima settimana di ottobre ho sistemato l'ufficio con le mie cose.
Eddie ogni cinque minuti viene nel mio ufficio a sparlare degli altri dipendenti, di quanto sono tristi e depressi, secondo lui. Dice che non sorridono mai.
E non la smette di parlare delle sue uscite con Gwen e di quanto sia bella. Quel ragazzo ha letteralmente perso la testa per Gwen.
Con Peter, tra studio, lavoro e impegni vari, anche se abitiamo nello stesso palazzo, ci vediamo e ci sentiamo pochissimo e spesso, quelle poche volte che ci incontriamo, litighiamo e basta.
Dice che Andrew è sempre attaccato a me per tutta la mattina.
Anche se continuo a ripetergli che è solo amicizia e basta, lui non mi crede, vede qualcosa oltre l'amicizia da parte di Andrew.
Forse è solo stressato per i primi esami e per via dei suoi orari notturni al bar, pensa Elisabeth.
Mi fa stare male questa cosa, e penso che se continueremo ad andare avanti così, la nostra relazione finirà.
Oggi, dopo molto tempo, ci incontriamo da Starbucks, infatti sono quasi arrivata.
Voglio parlare con lui e chiarire tutto.
Lo amo più di me stessa, e forse lui non lo capisce.
Apro la grande porta ed entro.
Subito sento i muscoli distendersi.
Fuori sembra pieno inverno, e siamo solo alla fine della prima settimana di ottobre.
Guardo nei vari tavoli occupati dalla gente e non vedo Peter.
Forse deve ancora arrivare.
Mi siedo ad un tavolo vicino le grandi finestre quadrate e guardo fuori la caotica strada.
-Ciao - sento una voce leggermente fredda.
-Ciao Peter - ricambio il saluto.
Indossa una felpa larga beige, un paio di pantaloni neri e le converse scure.
I capelli sono disordinati, come sempre, e i suoi occhi sono diversi. Non sono gli occhi di Peter. Sono freddi e cupi.
Si siede e guarda anche lui la strada.
Cerco di guardarlo negli occhi, di creare un contatto visivo con lui, come abbiamo sempre fatto, ma lui evita questa cosa.
-Ho brutti presentimenti per oggi.
-Cosa vuoi? - finalmente mi guarda.
-Il solito.
Si alza e va verso la cassa per prendere due ciambelle al cioccolato e due caffè caldi.
Cosa ho sbagliato? Perchè si comporta così con me?
Non so che pensare.
Arriva al tavolo con in mano due piccoli vassoi rettangolari di legno chiaro.
Mi porge il mio senza dire nulla.
Iniziamo a mangiare in silenzio.
Sto iniziando ad innervosirmi.
Se dobbiamo stare in silenzio me ne vado.
-Non hai nulla da dire? - dico con un leggero tono di rabbia.
Toglie lo sguardo dalla finestra e lo poggia su di me.
-No - dice freddo.
-Allora posso andare via?
Rimane in silenzio.
-Tu non hai nulla da dire? - mi dice ad un tratto.
Prendo un respiro e, con quella poca calma che ho, inizio a parlare.
-Senti, io non voglio litigare con te. Se sei diventato così per la mia amicizia con Andrew, sei uno stupido. Ti ho sempre detto che è solo amicizia. A m i c i z i a. Io non cambierei mai nessun ragazzo con te, perchè ti amo. Ti amo più di me stessa.
Sento gli occhi pizzicare.
Non devo piangere.
Lui mi guarda.
Tira un sospiro e mi accarezza la mano.
-Ophelia, io ti amo da morire. Ho paura di perderti. La gelosia a volte prende il sopravvento e non riesco a controllarmi. Mi fido ciecamente di te, ma degli altri no. Non sai mai cosa possono fare.
Sento le guance bagnate.
Avviciniamo i nostri visi e, dopo tanto tempo, torniamo ad assaporare le nostre labbra.
Mi erano mancate quelle morbide labbra.
-Comunque, ho chiesto un giorno libero al bar. Per una ricerca di tecnologia, devo incontrare il Dottor Octavius. Vuoi venire? Mi accompagnerà Harry, visto che era un amico di suo padre, ma non resterà tutto il tempo.
-Certo.
-Ha detto pomeriggio alle diciassette in punto.
Paghiamo alla cassa e, mano nella mano, passeggiamo per Central Park.
Sono contenta che abbiamo risolto le cose.Sono le cinque meno dieci e stiamo aspettando Harry in un bar vicino casa sua.
Fa troppo freddo per aspettare sotto casa sua.
Dopo circa cinque minuti lo vediamo fuori la porta.
Usciamo ed entriamo nella sua lucida limousine nera.
Parliamo di varie cose tra cui il College e di quanto sono difficili i primi esami.
Dopo un pò arriviamo davanti la casa del Dottor Octavius.
Il muro scuro di mattoni è altissimo.
Ci sono delle scale scure che portano ad una porta di legno quasi nera.
Bussiamo e una donna con i capelli castani mossi raccolti in un semiraccolto, occhi verdi e sereni e con un vestitino a maniche lunghe di lana arancione, ci apre.
-Ciao Harry - si avvicina e lo abbraccia.
-Ciao Rosalie. Questo è il mio amico di cui ti avevo parlato, Peter Parker, e la sua ragazza, Ophelia Grey.
-Piacere.
-Octavius e di la. Vi raggiungo tra un attimo - ed esce dalla stanza.
-Il laboratorio dov'è? - domando mentre mi guardo intorno.
-Dietro quella porta - indica la porta bianca a destra.
Poco dopo arriva Rosalie e ci dice che possiamo entrare.
Il laboratorio è veramente grande.
I muri sono tutti fatti di mattoni scuri.
Ogni angolo è occupato da varie macchine e attrezzature mai viste prima. Di fronte a noi c'è un uomo con i capelli castano chiaro e con un camice bianco che sta lavorando ad una struttura di ferro.
Appena entriamo nella stanza, poggia lo strumento su un tavolo vicino a lui, e si gira verso di noi.
-Octavius.
-Osborn. E' un piacere rivederti - saluta mentre stringe la mano ad Harry.
-Loro sono Peter Parker, il ragazzo di cui ti ho parlato, e Ophelia Grey.
-Piacere ragazzi.
-Beh, io devo andare, ci sentiamo Octavius. Ciao ragazzi.
-Di sicuro, Osborn.
Rimaniamo solo noi tre nella stanza.
-A cosa sta lavorando dottore? - domanda Peter.
-Questo è un nuovo progetto a cui sto lavorando da molto tempo. Domani lo scoprirai. Allora, in cosa ti devo il mio aiuto?
-Sto facendo una ricerca per l'esame di tecnologia e materiali, in particolare sulla nanotecnologia. Harry mi ha detto che lei mi avrebbe potuto aiutare.
-Si, certamente. Andiamo di là.
Usciamo dal laboratorio ed entriamo in una stanza, che sembra essere il suo ufficio.
Non è molto grande, ma neanche piccolo. C'è una finestra che dà la vista su Central Park, una grande libreria di acciaio, una scrivania di legno scuro con sopra un mac, un portapenne pieno nero e vari fogli. Di fronte ci sono due sedie di pelle marrone.
Io e Peter ci sediamo.
-Ragazzi volete qualcosa? - ci chiede Rosalie.
-Per me un caffè macchiato - dice il dottor Octavius.
-Anche per me.
-Per te cara?
-Va bene l'acqua.
-Voi frequentate M.i.t., giusto? - ci domanda.
-Si. Io "ingegneria" e lei "lettere, arti e scienze sociali".
-Anche io ho frequentato "ingegneria", mentre mia -moglie "lettere, arti e scienze sociali". Infatti ci siamo conosciuti lì. Immagino che voi due siete una coppia. O sbaglio? - ci chiede sorridendo.
-Certo - dico leggermente imbarazzata.
Subito entra Rosalie con i due caffè, una bottiglia d'acqua e tre bicchieri di plastica.
-Sai Rosalie, anche Ophelia frequenta "lettere, arti e scienze sociali".
-Davvero?
-Si.
-E Peter "ingegneria". Ti viene in mente qualcosa?
La donna sorride e abbassa lo sguardo.
-Ci siamo conosciuti grazie a dei nostri amici durante il primo anno di College. Mi ricordo ancora quel ragazzo timido con la sua valigetta di pelle marrone concentrato solo e unicamente sui libri - ci racconta.
-Poi è successo un po' dal nulla quando ci siamo innamorati. Ti ricordi il nostro primo appuntamento.
-Intendi quello disastroso, quando mi hai fatta scivolare dalle scale bagnate del ristorante?
-Ovviamente.
-Beh, vi lascio lavorare.
-Allora Parker, cominciamo?
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Spidergirl
FantasyCiao a tutti, sono Ophelia Grey. Questa è la mia storia, di come una semplice diciottenne del Queens è diventata un qualcosa di sovraumano, che la gente chiama supereroe, che prova a dare speranza, anche quando tutto sembra perso. (In revisione)