Il postino

520 149 55
                                    

Parole generate: CONFINE, MIAO, PARCHEGGIO, POSTINO, OTTOBRE, PICCO, POSATE, GRACCHIÒ, NASTRO, VAPORE

Era un postino. Non amava quel lavoro, avrebbe preferito fare altro. Il problema era trovare il lavoro perfetto o, perlomeno, accettabile. Prima faceva il cameriere: un altro lavoro insoddisfacente. C'era da ammettere, però, che la paga non era affatto male per servire qualche pietanza ai tavoli e sistemare le posate e le tovaglie. Tuttavia, decise di cambiare di nuovo lavoro per provare cose nuove, emozioni nuove, magari.
Doveva occuparsi dell'ultima consegna della giornata: un piccolo pacchetto, a cui era allegato un foglio con istruzioni ben precise. Innanzitutto avrebbe dovuto lasciare il pacco davanti la porta del proprietario e non davanti al cancello esterno. E davanti al cancello esterno, era appena arrivato il postino. Tirava un fastidioso vento freddo, tipico d'ottobre, ed il postino chiuse del tutto la zip del suo giubbetto. Citofonò.
«Sì?» gracchiò qualcuno.
«Il postino.» Il cancello si aprì in quell'istante.
«In fondo al parcheggio, ragazzo. Mi raccomando.»
Attraversò il vialetto e poi attraversò una porta dai vetri oscurati. Il postino si ritrovò in quello che sembrava essere un parcheggio immenso, gelido e pieno di vapore come se vi fosse nebbia. Si avventurò con calma, passo dopo passo, avanzando sempre di più per trovare la porta che l'avrebbe fatto arrivare all'interno del palazzo.
Aveva camminato ormai per cinquanta o cento metri. Ancora nessuna porta, neanche in lontananza. Nulla. Letteralmente nulla.
Il postino non accelerò il passo: anzi, rallentò e proseguì con timore. Sentiva il suo respiro diventare pesante e rumoroso. Il battito del suo cuore riecheggiava e lo spaventava sempre di più. Ma c'era un altro suono che pareva volerlo far crepare dalla paura: un fruscio e dei passi. Come se qualcuno si stesse muovendo velocemente, saltando, per raggiungerlo.
Il postino si girava e controllava attorno a sè se ci fosse davvero qualcuno. No. Nessuno. Nulla.
Eppure quel rumore si stava avvicinando.
«Miao!» esclamò qualcuno alle sue spalle.
Il postino sobbalzò e si lasciò sfuggire un breve urlo, che bloccò subito ponendo le sue mani sulla bocca.
Appena l'eco del grido cessò, quell'essere parlò di nuovo. «Chi sei? Il postino
Era un gatto che parlava. Sì: un gatto parlante. Peccato che il postino non era sotto sostanze stupefacenti, nè era ubriaco.
«Non mi rispondi?» continuò il gatto. «So che starai pensando che è strano che un gatto parli e che bla bla bla... Ma sono reale, giuro! Come lo sei tu e come lo è questo posto, per quanto sinistro e bizzarro sia...»
Il postino non sapeva se ricominciare ad urlare o scappare via. Sapeva, però, che se avesse riportato indietro il pacco senza averlo consegnato, avrebbe rischiato grosso. Se era intenzionato ad abbandonare il lavoro, si sarebbe licenziato lui stesso, insomma. Ma detestava fare male il suo lavoro.
«Anch'io ero spaventato la prima volta che sono stato qui» continuò a dire il gatto, quasi a rassicurare il postino. «Ti aiuterò io, non preoccuparti.» Gli saltò addosso, su una spalla, per leggere il foglio che aveva in mano. «Mmh» disse. «Il signor Squawk... So dove abita.» Scese per terra e gli fece cenno di seguirlo.
«Non sei di molte parole... Se sei spaventato...»
«Ti prego,» lo interruppe con la voce rotta «non parlare...»
Il gatto lo guardó mentre camminava facendogli strada. «Caspita... Sei davvero terrorizzato...»
«Ho detto di non parlare!»
Batté le palpebre per la sorpresa. «Caspita, caspita... C'è un bel po' di strada da fare: almeno parliamo un po'.»
Il postino rimase zitto.
Il gatto lo prese come una risposta positiva. «Il mio nome è Miao, piacere di conoscerti.» Vide il postino fare una smorfia perplessa. «So cosa stai pensando: risparmia ogni battutina. Venivo sempre deriso dai miei compagni di classe... Che infanzia terribile. L'unica cosa positiva è che quando faccio il verso, annuncio la mia presenza! Letteralmente!»
Il postino sforzò un sorriso, per non far rimanere male il gatto. Camminare accanto ad un'illusione creata - per qualche strana ragione - dalla sua mente, era angosciante. Quel posto lo era ancora di più. E, come se non bastasse, adesso il pavimento non era più piano, bensì in salita. Ad ogni passo diveniva sempre più ripido, tanto che per qualche momento il postino credeva che se avesse messo male un piede, sarebbe scivolato e si sarebbe schiantato poi sul pavimento.
«Fai attenzione» raccomandò anche il gatto. «Siamo quasi arrivati; manca poco.»
Infatti il postino iniziava a notare un
confine netto davanti a sè: il vapore era ormai sparito e si riusciva a vedere il picco della strada che stavano percorrendo. E poi il vuoto. Come se si trovassero sulla cima di una montagna.
Il postino si affacciò con cautela. Vide, difronte, delle villette incastonate nella roccia. Sembrava si trovassero anche quelle sotto ad una strada in salita, come quella che avevano percorso. Un'unica strada in salita e poi in discesa, interrotta da uno squarcio al centro del punto più alto.
«È quella» indicò il gatto con una zampa. «La casa del signor Squawk.»
«Come faccio a raggiungerla?»
«Salta.»
«Sei matto?!»
«Non è così distante come sembra.»
«Non se ne parla» continuò a controbattere ostinato.
«D'accordo, allora vediamo...» disse guardandosi attorno, e poi scrutando ogni parte del postino. «Apri il pacco.»
«Cosa?!»
«Il pacco del signor Squawk. Aprilo e vediamo se c'è qualcosa che può aiutarti.»
«Non posso aprirlo! Non è mio; devo consegnarlo. Passerò guai se...»
«Farai un favore al signor Squawk, fidati. Lui non sa aprire pacchi e chiede sempre a qualcuno di aprirglieli.»
«No. Scordatelo.» Se voleva lasciare il lavoro si sarebbe licenziato lui stesso, pensava di nuovo.
Il gatto gli saltò addosso e gli rubò il pacchetto. Ritornò per terra e, sfuggendo egregiamente dalle mani del postino, riuscì a scartare il pacco. «Un nastro» disse.
«Oh mio Dio! Ti rendi conto di quello che hai fatto?! Verrò licenziato!»
«Ancora con 'sta storia» sbuffò. «Afferra il nastro, lancialo verso quella villetta dipinta di vernice scura, e non preoccuparti del tuo lavoro.»
«Cosa devo fare?!» chiese sconcertato.
«Fidati. Questo è un nastro speciale. Se desideri che diventi una fune con arpiglio, una collana, un elastico o simili, lo diventerà.»
Il postino prese in mano quel nastro, osservandolo con attenzione. Era un nastro normale e quel gatto lo voleva ingannare.
Il gatto, nel frattempo, saltò alle sue spalle e lo spinse con tutta la sua forza, dicendogli: «Arrivederci, signor postino
Il postino lanciò il nastro tenendo stretta un'estremità - mentre precipitava - pensando ad una delle ragnatele di cui si serviva Spiderman per oscillare tra un palazzo ed un altro. Funzionò, per qualche strana ragione, ed il postino arrivò davanti alla villetta dipinta di vernice scura. Ripose con cura il nastro dentro al pacchetto e lo richiuse. Suonò il campanello e preparò la ricevuta che avrebbe dovuto firmare il signore.
La porta si aprì. Il signor Squawk lo salutò, ed il postino lo guardò con gli occhi sbarrati. «Grazie, ragazzo. Poggia pure il pacco per terra. Prima, però, ti spiacerebbe aprirlo? Sono negato con questi cosi» disse indicando i suoi artigli con le sue ali. Il signor Squawk era un corvo.
Aprì per la seconda volta il pacchetto e lo poggiò per terra. Gli porse una penna e la ricevuta. «U-una firma, prego.»
Afferrò la penna con un artiglio e scrisse sul foglio. «Ecco fatto. Si legge bene?»
Girò verso di sè la ricevuta e lesse ad alta voce: «Alfred... Squawk.»
Sospirò. «Lo so. È davvero terribile. Non sai quante battute ho sentito... ma lasciamo perdere. Grazie di tutto, ragazzo. Tu arrivi dal mondo di sopra, vero?» Gli fece gesto con un'ala, indicando una viuzza tra la sua villetta e quella accanto. «Qui c'è una strada per risalire. Tutto in fondo; sali le scale e sarai di nuovo nel tuo mondo. Arrivederci» lo salutò entrando in casa con il pacchetto stretto in un artiglio.
«A-arrivederci...»

Il giorno seguente, il postino si licenziò. Meglio tornare a sistemare le posate sui tavoli, aveva pensato.

10 parole 1 storiaWhere stories live. Discover now