Capitolo 1

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La calura mi stava opprimendo, avevo la fronte madida di sudore, sentivo le guance accaldate e l'unica cosa che desideravo era di starmene sdraiata sul divano di casa mia.
Il ragazzo che avevo di fronte mi sorrideva spavaldo, le due fossette che gli contornavano la bocca erano profonde e ben marcate e i suoi occhi mi guardavano giocosi.

"Facciamo un patto?"

Strizzai gli occhi credendo di aver avuto le allucinazioni, pensavo che il caldo mi avesse fritto il cervello e che le orecchie mi stessero giocando un brutto scherzo.
Mi guardai intorno cercando con lo sguardo la presenza di qualcuno ma non vidi nessuno nel giro di tre chilometri, e la cosa non mi procurò una bella sensazione; non che io avessi timore di stare da sola con Alex, ma la sua presenza mi aveva sempre messa in soggezione.
Alex era il tipico ragazzo che per evadere dalle oppressioni familiari, si dava alla pazza gioia con i suoi amici; ogni occasione era buona per far festa, ubriacarsi e rimorchiare ragazze di cui non gli importava niente: la sola soddisfazione per lui era riuscire a portarsi a letto più ragazze possibili, senza preoccuparsi se poi queste si fossero innamorate di lui.
Gli chiesi timorosa che genere di patto volesse stringere con me e lui mi chiese sfacciato di essere la sua ragazza.
Spalancai gli occhi e per poco ebbi paura che mi uscissero dalle orbite, mi strozzai con la mia stessa saliva e iniziai a tossire nervosamente, portandomi una mano sul petto miseramente coperto da una canottiera striminzita.

"Perché? Dov'è la fregatura?"

Il ragazzo mi sorrise sornione, squadrandomi dall'alto dei suoi centottanta centimetri, allungò le mani dietro la testa facendo alzare di poco la maglietta bianca che gli fasciava il busto, rivelando così degli addominali scolpiti sulla pelle liscia.

"In questo modo i miei genitori la smettono di assillarmi, ricordandomi ogni giorno che devo trovare una fidanzata"

Sbuffai annoiata, come se a me potesse importare qualcosa dei suoi problemi familiari: avevo già i miei con cui rompermi la testa.

"E non puoi chiedere a qualche altra ragazza? O meglio ancora, trovartene una vera?"

"Potrei, ma non voglio. Tu vieni da una buona famiglia, una famiglia che non ha mai dato scandalo e che conserva un buon nome. I miei genitori cercano questo per me, non vogliono che io stia assieme ad una sgualdrina capace di farselo mettere in culo da tutti"

Sul mio viso si dipinse una smorfia di disgusto: non ero abituata a sentir parlare così, probabilmente perché ero cresciuta in un contesto abbastanza formale, seppur non rigido.

"Perdona il mio linguaggio scurrile, non era mia intenzione offendere una ragazza carina ed educata come lei, madame"

Imitò un leggero inchino e poi tornò a guardarmi giocoso, e forse anche un po' beffardo.

"Non sono offesa dal suo linguaggio, monsieur"

Provai a stargli al gioco e la cosa lo rese felice credo, o almeno questo è quello che fece trasparire il suo sorriso.

"Mi stupisco solo che un ragazzo di buona famiglia come lei possa utilizzare un vocabolario così colorito: non è scritto nel galateo" gli ricordai, agitando in aria l'indice con uno sguardo severo.

"Hai ragione, è per questo che ho bisogno una ragazza di buona famiglia, così i miei genitori saranno più felici di vedere il loro pargoletto rimettersi sulla buona strada"

L'atmosfera iniziò ad alleggerirsi, nonostante l'afa opprimente di inizio giugno.

"E a me cosa ne viene?"

"La mia fantastica compagnia non ti basta?"

Scossi la testa divertita per il suo modo di comportarsi, completamente diverso dal personaggio che si era creato a scuola.
In dieci minuti era riuscito a farmi cambiare idea su di lui; aveva impiegato anni per costruirsi la sua corazza da ribelle, e ora qui, con me, se la stava togliendo senza il minimo sforzo.
Mi faceva strano ammetterlo, ma quella versione giocosa di Alex mi piaceva ed ero quasi dispiaciuta di non averlo conosciuta prima.

"A parte gli scherzi, pensavo che potesse farti piacere passare un'estate diversa dal solito, niente party noiosi con persone noiose, ma solo feste super esclusive a base di cocktail, gite in barca, bagni al mare la notte, discoteca fino alle cinque del mattino, insomma tutto ciò che i nostri genitori destano, ci stai? Devi solo farmi questo favore"

"E tutto questo divertimento sarebbe offerto da te?"

Alex mi guardò colpevole e si grattò la nuca, scompigliando i capelli già in disordine.

"Da me e dalla carta oro di mio padre... Insomma, lui non sa che farsene di tutti quei soldi, tanto vale che li spenda io, per me e per la mia bellissima fidanzata"

Ammiccò con l'occhiolino e con le fossette.
Sospirai, pensando che quell'estate non avevo niente di meglio da fare se non annoiarmi sul divano di casa, e a quel punto tanto valeva annoiarmi sulle rive di Santorini con un champagne tra le dita.
Così decisi di accettare, stringendo la mano piena di anelli di Alex che si disse soddisfatto della scelta che aveva fatto.

"Ovviamente, tu sarai la mia fidanzata dentro e fuori casa mia, quindi..."

"Vuoi dire che dovrò presentarti ai miei genitori?"

"E io dovrò presentare te ai miei amici, ma vedrai, faremo un figurone insieme!"

"E questo patto include baci e abbracci?"

"Beh questo sta a te deciderlo... Io non mi tiro indietro se tu vuoi... come dire... infilarti nel mio letto"

Lo guardai storto e incrociai imbronciata le braccia sul petto, mettendo inconsapevolmente in evidenza il seno.
La cosa non sfuggì ad Alex, che abbassò lo sguardo su di esso.

"Alex, alza gli occhi su di me!"

Lo ripresi infastidita e mi accorsi che in fondo il personaggio che si era costruito a scuola non era poi così finto.

"Scusa, ma sono un ragazzo"

Si grattò la nuca arrossendo, forse per la sua sfacciataggine o per la pessima figura che aveva appena fatto.
Sospirai decidendo di lasciar perdere e misi in chiaro se non ci sarebbero stati baci, né tantomeno avremmo avuto rapporti intimi.
Lui dovette accettare di suo malgrado, confessando che un po' gli dispiaceva, perché a detta sua e dei suoi amici, ero una bella ragazza.

"Ci vediamo Alex"

Lo liquidai velocemente, impedendogli di mettermi ulteriormente in imbarazzo; lui mi sorrise un'ultima volta, ma prima di andarsene, siglò il nostro patto con un bacio sulla guancia.

Falso amoreWhere stories live. Discover now