Capitolo 10

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"Amélie Cornelia De Angelis!"

Sentii qualcuno scuotermi vigorosamente la spalla, nel tentativo di svegliarmi, ma ero troppo stanca e quel brusco risveglio mi innervosì.

"Mh? Un attimo, ancora cinque minuti…"

Provai a girarmi su un fianco, convinta di trovarmi nel mio letto, e mi lamentai quando mi accorsi di non riuscirci.

"Amélie!" ripetè la voce e riuscii a capire che si trattava di mio padre e dal tono che aveva usato doveva essere parecchio arrabbiato, ma sinceramente non me ne importava molto, perché volevo solo dormire ed essere lasciata in pace.

"Un attimo ho detto!"

Sbuffai sonoramente e mi strofinai gli occhi con i pugni chiusi, allungando le gambe e arricciando le dita dei piedi.
Sentivo un peso bloccarmi dall'alto, ma il mio cervello sembrava aver rimosso la presenza di Alex e, quando mi decisi ad aprire gli occhi, sbiancai vedendo il corpo del moro aggrovigliato al mio.
Alzai subito lo sguardo verso la figura di mio padre, che se ne stava in piedi con le braccia incrociate, picchiettando la punta della scarpa sul parquet lucido e osservandomi attentamente con uno sguardo severo e cupo.

"Oh cazzo…"

"Modera il linguaggio signorina!"

Il tono della sua voce lasciava trasparire tutta l'amarezza che provava per aver trovato sua figlia abbracciata ad un ragazzo e, per di più, senza maglietta.
Mi strofinai una mano sul viso nella speranza di recuperare la lucidità che il sonno mi aveva tolto e iniziai a scuotere violentemente Alex, nel tentativo di svegliarlo.
Per mia fortuna, il ragazzo aprì immediatamente gli occhi e, dopo avermi maledetto e dopo aver messo a fuoco la figura di mio padre, scattò in piedi, arrossendo dalla testa ai piedi.

"Signor De Angelis, che piacere vederla!"

Allungò una mano verso mio padre ma quando capì che questi non aveva nessuna intenzione di ricevere elogi, la abbassò lasciandola cadere lungo il fianco.

"Papà, io… posso spiegarti"

Mi misi seduta cercando con lo sguardo la maglietta che Alex mi aveva sfilato e con mio grande sollievo, la trovai ai piedi del divano.
Mi impossessai velocemente dell'indumento e con altrettanta rapidità lo infilai; poi, mi alzai e mettendomi vicino ad Alex, lo esortai a rivestirsi.

"Spiegarti? Cosa vorresti spiegarmi, tesoro? Penso che la situazione sia già abbastanza chiara!" disse facendo un cenno con il capo in direzione del torso nudo di Alex.

Percepii una nota di alterazione nella sua voce, ma onestamente non mi interessava quello che pensava, soprattutto quando capii che credeva avessi fatto sesso, ma dal momento che non era successo niente, avevo la coscienza a posto.

"Ti sbagli! Non è successo niente! Siamo rientrati dalla gita in barca ed eravamo stanchi, così ci siamo messi sul divano e ci siamo addormentati, tutto qui"

"Nudi?"

"Non eravamo nudi!" puntualizzai scuotendo il capo e aggiunsi: "Faceva solo caldo" 

Abbassai la testa, cercando di non arrossire e di trattenere un sorriso, anche se era abbastanza difficile dal momento che nella mia testa fecero la loro comparsa le immagini di Alex che mi baciava dappertutto.
Strinsi i denti e alzai nuovamente la testa, guardando dritto negli occhi mio padre.
Chissà a cosa pensava?
Magari gli scorrevano per la testa gli stessi pensieri che avevano affollato quella di mia madre nel momento in cui scoprì suo marito con un'altra donna.
La differenza era che io non avevo tradito nessuno.

"Tu, va a casa. Ora!" ordinò puntando un dito contro Alex, che nel frattempo si era rimesso la maglietta.

Il ragazzo non disse niente, mi guardò e chinò il capo, come se volesse scusarsi silenziosamente per avermi fatto finire in quella situazione; certo, era stata sua l'idea di spogliarsi e di tutto quello che successe dopo, ma io glielo lasciai fare, quindi la colpa era di entrambi.
Quando si incamminò verso la porta, lo raggiunsi, dopo aver fulminato con lo sguardo mio padre: non aveva alcun diritto di trattarlo così.

Falso amoreWhere stories live. Discover now