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EMERY STAVA SEDUTA NELLA SUA CLASSE DI STORIA, con le dita che battevano dolcemente sul banco di legno mentre aspettava che l'insegnante entrasse in classe.

Un movimento con la coda dell'occhio attirò la sua attenzione e la spinse a guardare, trovando Elena che le mostrava una specie di poster e le diceva: "Che ne pensi?".

"Fa schifo", rispose la brunetta, facendo accigliare la doppleganger e Stefan le rivolse un sorriso. Poi lo mostrò a Bonnie, che fece un cenno di approvazione, il che fece sorridere Elena, che alzò le spalle a Emery e Stefan.

Proprio in quel momento, Alaric, che in realtà era Klaus, entrò in classe. "Salve, classe", salutò, "cosa impariamo oggi?".

"Con il ballo del decennio di stasera, abbiamo trattato gli anni Sessanta per tutta la settimana". Rispose Dana, una delle studentesse.

"Giusto. Gli anni Sessanta". Klaus annuì, mentre il suo sguardo cadeva su Elena. La guardò per un po' prima che il suo sguardo cadesse su Emery, che non stava prestando attenzione mentre disegnava sul suo album da disegno, qualcosa che portava sempre con sé. Un sorriso le sfiorava le labbra mentre la matita si muoveva sulla pagina.

Klaus decise di ignorare la ragazza e si schiarì la voce: "Gli anni Sessanta...vorrei poter dire qualcosa di buono sugli anni Sessanta, ma... in realtà facevano un po' schifo. A parte i Beatles, ovviamente. Loro li rendevano sopportabili. Cos'altro c'era? La faccenda dei missili cubani, il fatto che abbiamo camminato sulla luna". Fece una pausa, "c'era il Watergate".

"Il Watergate era negli anni Settanta, Ric". Elena si corresse: "V-voglio dire, signor Saltzman".

"Giusto", mormorò, "tutto si mescola qui, gli anni Sessanta e Settanta. Grazie, Elena".

**

UNA VOLTA FINITA LA CLASSE, gli studenti si affrettarono a uscire per il pranzo. Klaus si sedette al tavolo dell'insegnante e li guardò uscire; i suoi occhi si soffermarono ancora un po' su Elena mentre usciva e non riuscì a trattenere il sorriso che si fece strada sul suo volto.

"È inquietante", lo spaventò una voce che gli fece scattare la testa in direzione di Emery, ancora seduta al suo posto, con la matita tra le dita.

"Sei ancora qui", mormorò Klaus sottovoce, "perché non te ne sei andata? È ora di pranzo".

"Sto facendo una cosa", rispose lei, senza guardarlo mentre fissava il suo disegno. Era un lupo, la testa di un lupo. Le erano sempre piaciuti i lupi, anche se non ne aveva mai visto uno davanti a sé. "E non vado mai a pranzo. Resto sempre qui, lo sai".

"Giusto, giusto", Klaus si schiarì la gola mentre fissava la ragazza, incuriosito. "Cosa stai disegnando?".

"Un lupo", rispose lei, guardandolo con un sorriso, "vuoi vedere?".

"Certo, perché no?". Klaus si diresse verso il tavolo della ragazza e abbassò lo sguardo sul suo quaderno. "Non è male, anzi, per niente. Posso?" Fece un gesto verso il quaderno, ottenendo un cenno da parte di lei. Lo prese e diede un'occhiata più da vicino al disegno prima di decidere di sfogliare la pagina e i suoi occhi videro un disegno molto familiare.

Era una piuma con uccelli che volavano fuori da essa. Il disegno del suo tatuaggio. Le sopracciglia di Klaus si sollevarono a quel punto. "Dove l'hai visto?". Riportò il disegno sul tavolo, permettendole di guardarlo.

"Nei miei sogni", rispose lei con una piccola scrollata di spalle.

"E il lupo", cominciò Klaus, rivolgendole uno sguardo scettico, "hai visto anche quello nei tuoi sogni?".

"Sì", annuì lei, "è piuttosto strano. Ma non importa. Strano è normale a mystic falls, no?".

Klaus si limitò a canticchiare in risposta, fissando confuso il suo tatuaggio. "Hai studiato arte?".

"Ah...", inclinò la testa di lato, con un'espressione confusa sul viso, "no. Me l'hai già chiesto prima. Stai bene? Sei strano...più del solito".

"Sto bene", fece finta di niente, ricordandosi che doveva rimanere nel personaggio, "è solo che...".

"È per la lite con Jenna?". Emery chiese guadagnandosi un cenno di Klaus che non sapeva cosa dire. Non poteva rischiare di far saltare la sua copertura.

Perché Katherine non gli aveva parlato di lei? Chi era? Si chiese.

"Andrà tutto bene", lo rassicurò lei, riponendo il quaderno degli schizzi nella borsa, "credo che dovresti dirglielo prima che lo scopra qualcun altro".

"Tu credi?" Chiese Klaus, mentre nella sua testa si formava all'istante una nuova idea. Se solo lei lo sapesse.

Lei mugugnò e annuì, "vuole la verità, quindi tanto vale dargliela, no?".

"Giusto", Klaus le fece un piccolo sorriso, "grazie per questa meravigliosa idea, amore".

"Da quando chiami le persone 'amore'?". Lei chiese per curiosità, senza sospettare nulla. Klaus si morse la lingua quando si rese conto del suo lapsus: "Non lo faccio. Lascia perdere".

Controllò il telefono prima di emettere un sospiro al messaggio: "Devo andare. Ciao, Ric. Ci vediamo domani".

"Non verrai al ballo?". Chiese Klaus, alzando leggermente le sopracciglia, e lei scosse la testa: "No, i balli non fanno per me. Ma tu divertiti". Poi uscì dall'aula, senza sentirlo borbottare: "Lo farò di sicuro", sottovoce. Non vedeva l'ora di ballare.




𝐂𝐔𝐑𝐒𝐄𝐃 𝐖𝐈𝐓𝐂𝐇 ━━ KLAUS MIKAELSONWhere stories live. Discover now