THINGS

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«Hai della...».

«Cosa?».

«Eh, qui». Manuel si indica la punta del naso. Non sa come altro comunicare a Simone che si è sporcato con la panna proprio in quel punto.

Per come è abituato, allungherebbe la mano per pulirlo e poi lo bacerebbe, ma l'ultima volta che lo ha toccato, l'altro si è ritratto e quel rifiuto brucia ancora.

Quindi, può semplicemente fare un cenno, mentre lui tiene in mano il suo cono nocciola, cioccolato fondente e panna.

Sono nel centro della città, con più precisione seduti sotto un albero, su un gradino di marmo, davanti alla vista sul Colosseo, con una moltitudine di gente che lo fa soffocare, nel via vai dei turisti.

Quei due coni gelato li hanno pagati decisamente troppo, ma considerato il posto non deve neppure lamentarsi.

Simone non pare recepire bene il suo messaggio perché si pulisce dalla parte opposta rispetto a quanto indicato, così Manuel scuote il capo e «No, di qua» insiste.

Ancora nulla.

Sospira. «Posso?» chiede permesso. Gli sembra stupido domandare l'autorizzazione per un gesto che ha compiuto così tante volte, ma deve ricordarsi che non ha il suo Simone davanti e deve andarci cauto.

L'altro ragazzo annuisce, distratto, e ciò permette a Manuel di allungare una mano reggendo un fazzoletto di carta – uno di quelli che servono a ben poco, ma tant'è – in modo da andare a rimuovere la traccia di panna dal naso.

«Fatto» annuncia, poco dopo.

Simone annuisce. «Grazie,» esclama, deglutendo «uhm, non mi hai ancora raccontato nulla».

«Di cosa?».

«Siamo in giro da un'ora e l'unica cosa che mi hai detto è di andare a prendere un gelato».

«Eh, ce stava la fila comunque».

Alza gli occhi al cielo e lecca via dell'altro gelato dai suoi gusti crema e fiordilatte. «Della nostra teoria,» il modo in cui pronuncia quella parola un po' stride «cos'è? Che vuol dire?».

Manuel sospira. Cerca di non far colare nulla lungo il cono e sulle dita, ma si deve affrettare. Non è bravo a far due cose in contemporanea. «È 'na storia lunga,» comincia, con la bocca mezza piena «ma siamo noi in tutti gli universi».

«Tipo— tipo le anime gemelle che si incontrano sempre e comunque?».

«'Na cosa del genere» quel gelato nemmeno gli va più, gli si è chiuso lo stomaco, però gli dispiace buttarlo, allora ne manda giù un boccone più grande per finirlo più in fretta. «È nato tutto pe' gioco, in realtà, perché stavamo a parla dei se e dei ma, tipo se avessi fatto questo, se non avessi detto questo, 'na roba così» continua.

Gli racconta in linea generale delle loro fasi – classmates, uni-mates, roommates – lo fa con un leggero magone che gli monta sul petto.

Il gelato, senza che lo abbia controllato, gli è comunque colato sulle dita. Finge un colpo di tosse, frattanto che tenta di ripulirsi ancora con quei tovaglioli del demonio.

«È una visione molto bella» commenta Simone.

Manuel ha lo sguardo basso, non scruta il suo volto in quel momento e non può vedere il mezzo sorriso che spunta sulle sue labbra.

«Questo presuppone che— se in questo universo avessimo fatto qualcosa di diverso, saremmo finiti insieme».

«Ne so' convinto» le mani gli sono rimaste appiccicaticce, nonostante tutto, però è riuscito a rimediare abbastanza e sul cono non vi è più alcun gelato che possa colare. «Se qua c'avessi avuto le palle de fa' coming out, invece de nasconderme dietro a un dito, di sicuro le cose sarebbero andate diversamente».

SoulmatesTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon