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Jacob

Dovrei concentrarmi sul lavoro ma averla lì dietro il bancone sorridente non aiuta, è uno spettacolo meraviglioso.

Ho continui flashback della sera prima, mi distrae ancora di più.

Dovrei essere stanco visto che non ho dormito, le ho fatto credere di aver dormito perchè so che si sarebbe arrabbiata se le avessi detto la verità.

Sono rimasto a guardarla tutta la notte, mentre le accarezzavo i capelli e realizzavo che avere la mia ragazzina nuda attaccata a me come se fossi la sua ancora di salvezza, era la priorità del momento, che ancora non realizzo.

La mia segretaria non mi ha ancora mandato niente, quindi mi limito a sistemare alcune pratiche anche se sto alternando lo sguardo dal computer a lei.

Non c'è molta gente qui in estate, quindi sta pulendo un pò in giro e sistemando.

Mi suona il telefono è Daphne «Finalmente ti sei degnato di rispondere» si lamenta «Scusa ero occupato» dico guardando la ragazzina «Non ti ho ancora inviato le carte perchè prima volevo parlartene a persona» «Di cosa si tratta?» mi appoggio alla sedia «So che dirai subito di no ma lasciami parlare» «Parla Daphne» la incito. «Ok...» prende un profondo respiro «Il caso di omicidio... si tratta di un ragazzino di diciassette anni, che ha ucciso la madre, questa è l'accusa, anche se ci sono prove certe che non è stato lui perché non era a casa quando è morta, ma tu devi fargli da avvocato... ecco perché non ti ho mandato le carte volevo discuterne con te» mi copro la fronte con la mano esasperato.

Questo è un caso toccante che mi distrugge senza sapere i particolari. «È uno scherzo vero?» chiedo speranzoso «Vorrei lo fosse ma non lo è...» «Non posso Daphne» «Quel ragazzino ha bisogno di te Jacob».

In questi mesi abbiamo preso confidenza, si è subita le mie lamentele riguardo il mio stare lontano da Ginevra e io i suoi litigi con il suo fidanzato.

«Non so se ce la faccio» «Jacob ti ho visto in tribunale, sei bravo nel tuo lavoro» «Chi è che mi ha ingaggiato?» «Il ragazzino» «Con che soldi?» «Quelli di sua madre, era ricca a quanto pare e l'eredità è andata a lui visto che era divorziata dal padre» mi strofino gli occhi.

La ragazzina si siede davanti a me e mi guarda preoccupata.

Devo tirare fuori le palle e aiutare questo ragazzo.

«Va bene» sospiro «Mandami tutto vengo lì domani così posso incontrarlo» «Fiera di te Jacob... viene anche Ginevra?» «Adesso le parlo» «Va bene a dopo» spengo la telefonata e mi strofinò il viso. «Tutto ok?» la guardo e mi mordo il labbro «Cosa è successo?» «Puoi venire a New York con me domani?» mi guarda con occhi sbarrati.

«Domani?» «Si domani» «Ho il lavoro jacob non posso...» «Vai» ci giriamo entrambi a guardare Barb che aveva parlato.

«Vai Ginevra, hai bisogno di una pausa è da un anno che lavori ininterrottamente qui e al locale, hai bisogno di una pausa vai» «Ma Barb...» «Non viene mai nessuno in estate, guardati intorno è vuoto, ti farà bene staccare un pò la testa da tutto, stai via quanto vuoi quando ho bisogno ti chiamo» «Sei sicura?» «Certo che sì».

La ragazzina si gira verso di me si alza dalla sedia e mi abbraccia felice.

«Andremo a New York la grande mela oddio è un sogno» esulta felice.

La stringo a me e sorrido «Sì andremo a New York ragazzina» «Devo farmi la valigia, fa caldo lì?» «Ragazzina ci penserai dopo se fa caldo o no...» «Giusto, comunque come mai devi andare subito domani?» si siede bene sulle mie gambe e io le stringo i fianchi.

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