Cena fatta di negoziazioni

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Arrivò la sera e non appena mi sedetti al tavolo, intorno alle sei, riuscii a sentire l'innegabile tensione che giaceva pesantemente nell'aria. Dopo una lunga giornata in college, la mia agitazione non fece altro che intensificarsi quando mi resi conto che l'indirizzo scarabocchiato in maniera disordinato nel pezzo di carta posizionato all'interno del mio portafoglio era uno dei Bistrot più costosi nell'area di New York. Era anche il più lontano dal mio appartamento, il tempo che mi ci volle per arrivarci non aveva fatto altro che far ribollire la rabbia repressa in me.

Tom era seduto il più confortevole possibile sulla sua sedia, poggiato al lato divaricando le sue lunghe gambe e stava inalando lunghi tiri dalla sigaretta. Superai velocemente il cameriere, che lanciò sia a me che al mio modo di vestire uno sguardo disgustato ed arrivai al tavolo che si trovava all'angolo infondo. Tom non mi guardò nonostante mi trovassi in piedi davanti al tavolo, continuò a fumare cautamente con sguardo fisso sul vuoto. Decisi quindi di schiarire la gola, con braccia incrociate e sopracciglia aggrottate quando finalmente spostò lo sguardo su di me.

"Sei in ritardo." Disse disinteressato, con un forte accento. Inalò un altro tiro dalla sigaretta che si trovava tra le sue labbra, che rilasciò quando decisi di sedermi, il fumo intasava l'aria circostante. Tossii, agitando la mano all'aria in modo da poter respirare.

"E tu mi stai soffiando il fumo in faccia." Risposi continuando a tossire con occhi leggermente lacrimanti a causa del fumo.

La punta della sigaretta diventò di un color ambra mentre i suoi occhi si spostarono dietro di me nuovamente, distratti e con indifferenza. Le sue labbra si separarono leggermente facendo sfuggire altro flusso di fumo che mi colpì nuovamente in viso, causando una serie di tosse secca sfuggirmi dalla gola. "Hai per caso delle scuse per il tuo ritardo?"

"Le ho," tossii di nuovo, spostai la testa dall'area ricoperta dal fumo e dissi. "Se la smettessi di soffiarmi il fumo addosso, potrei dirtele."

Il suo sguardo si spostò sul mio, scuro, totalmente disinteressato e infuriato e nonostante non mi avesse risposto, sentii un leggero sollievo quando premette la sigarette sul posacenere con le sue due lunghe dita.

"Grazie," dissi afferrando il bicchiere d'acqua che si trovava di fronte a me. Feci un lungo sorso, assaporando la sensazione di acqua fresca, in seguito riposi il bicchiere nella sua posizione originale. "Sono in ritardo perché è stata una lunga camminata." 

"Camminata?" Ripetè alzando un sopracciglio. "Hai camminato per venire qui?"

"Sì," lo guardai. "Saranno stati un paio di chilometri."

Tom sbuffò, scuotendo la testa facendo muovere al tempo stesso le treccine color inchiostro contro lo scuro materiale della sua giacca. "Sei un'idiota se hai davvero camminato per venire qui. Avresti potuto prendere un taxi."

"Non ho abbastanza soldi per permettermelo," risposi, "Nonostante vorrei averli così da poterla fare finita con questa storia."

"Nah," sorrise, gli angoli delle sue labbra che si arrotondavano leggermente. Vidi il piercing posizionato sul suo carnoso labbro inferiore che rifletteva la luce e ritrovai il mio sguardo fisso su di esso più a lungo di quanto avrei voluto. "Prima ci goderemo la nostra cena, poi parleremo di Business."

Rilasciai una breve risata infastidita quando guardai il menu di fronte a me. "Mi dispiace, ma non mi goderò un bel niente. Non credo di potermi permettere nemmeno una tazza di caffè qui, figurati una cena."

"Lo avevo intuito," mormorò, il sorriso sul suo viso era ancora evidente. "Ecco perché mi sono dato il permesso di ordinare per te."

Non avevo parole. I miei occhi si spalancarono leggermente osservando i suoi lineamenti, cercando in essi qualsiasi segno di sarcasmo o malizia, ma ahimè non ce n'era. "Tu...Che cosa?"

25 days with Mr. arrogant - Italian Translation Where stories live. Discover now