Nastro rosso, nastro blu

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"Questa storia partecipa al "PTSD Awareness Contest indetto da Spoocky sul forum di EFP"

[warning: questa storia tratta tematiche delicate, come violenza e riferimenti ad abusi fisici e psicologici, pur senza entrare troppo nel dettaglio, come da regolamento. Quindi se siete di animo sensibile e queste cose potrebbero turbarvi, passate oltre e non leggete]

Nastro rosso, nastro blu.

Vargas si svegliò di nuovo in preda all'ansia, il cuore che pareva voler scappare dalla cassa toracica e con quella sensazione di cadere nel vuoto dall'alto, di precipitare attraverso le nuvole, senza nessuno che afferrasse la sua mano per frenare la caduta.
Sbatté le palpebre un paio di volte, mettendosi a sedere.
I piedi nudi toccarono il pavimento ruvido e freddo, il mezzelfo si rese conto di essere nuovamente solo in quel grande letto, destinato solo a Callisto, al Re Drago, e che da parecchie notti era occupato anche da lui, per volere dello stesso Callisto.
Era stato salvato mentre precipitava, privo di coscienza dai bastioni del Castello Fluttuante, ma certe volte Vargas si tormentava, desiderando che Callisto non lo avesse fatto.
In fondo lui era solo un mago, neanche troppo potente o influente, e tutti erano convinti che Callisto lo lasciasse restare solo perché se lo portava a letto.
Nessuno era a conoscenza dei loro trascorsi, nessuno sapeva che avevano passato decenni a detestarsi, per poi allearsi per sconfiggere il druido rinnegato Rymsis e che, dalla morte della loro amata Isabeau, per mano dello stesso Vargas, erano finiti ad amarsi.
Il mezzelfo lo sapeva che i loro incontri tra le lenzuola erano fatti più per bisogno, per desiderio di mettere a tacere tutti i sensi di colpa, gli sbagli commessi, i peccati mai confessati, che per sentimento.
Nonostante questo, Callisto gli aveva dimostrato più volte quanto tenesse a lui, certo a suo modo, ma lo aveva fatto. Lo aveva salvato, quando chiunque altro si sarebbe girato dall'altra parte: lo aveva visto precipitare, lanciato giù dai suoi stessi aguzzini e non aveva esitato un attimo a gettarsi lui stesso nel vuoto per salvarlo.
E lui? Se lo meritava? Cosa aveva fatto lui da allora?
Vargas non sopportava più di vedere più quella rassegnazione e quella preoccupazione che, costantemente, leggeva riflessa negli occhi di Callisto quando lo guardava, ma non sapeva come rompere la corazza che gli si era indurita addosso.
Se Valdher e Dodigain, due delle guardie personali dello stregone, erano arrivati a torturarlo e violentarlo, solo perché lo ritenevano colpevole di aver manipolato e di aver plagiato il loro Re Drago era perché per tutti, lui, Simenon Vargas non valeva niente.
Nessuno di loro conosceva il suo vero passato, Vargas non aveva fatto nulla per convincere le persone del contrario, poi, perché avrebbe dovuto?
Avrebbe forse dovuto dire che la sua prima volta con Callisto era capitata perché entrambi erano ubriachi e che lui non desiderava spingersi tanto in là, ma Callisto sì? E che poi piano piano lo stregone era stato in grado di abbattere le difese del mago, facendogli quasi apprezzare il sesso fra loro? Che per il mezzelfo era quanto di più assurdo poteva pensare di se stesso?
E ora voleva solo smettere di pensare, respirare, desiderare persino. Tutto era diventato doloroso e senza colore.
Vargas era prigioniero di questi cupi pensieri da molto tempo, tanto da non sapere più con esattezza se fossero insorti prima o dopo la violenza subìta.
Stava male, ma non voleva ammetterlo. Non poteva. Era cresciuto da solo, convinto che solo i deboli piangessero o soffrissero. Lui doveva sopportare in silenzio. Non voleva pesare nuovamente su Callisto, che, a quante pare, in quell'ammasso di Pietre e villaggio volante, era l'unico che lo capisse, anche se lui si ostinava ad essere muto e scostante.
Il mezzelfo attraversava quelle giornate senza lucidità ormai, convinto com'era di essersi meritato quella violenza fisica ed emotiva.
Da un lato se ne voleva andare da lì, dall'altro si sentiva in debito e in pena per Callisto, che tanto si dava da fare per farlo stare meglio.
Vargas tentò di mettersi in piedi, facendo leva con le braccia sul giaciglio, voleva andare alla finestra e vedere la luna e le stelle, immutabili, lontanissime, luminose, e per questo consolanti.
D'improvviso, però, il pavimento sotto ai suoi piedi cominciò ad ondeggiare, la testa iniziò ad annebbiarsi e Vargas si preparò a cadere di nuovo in se stesso, una caduta libera, senza appigli, costretto a rivedere ancora quelle immagini e quelle sensazioni che lo tormentavano da quasi un mese, chissà se se ne sarebbero mai andati quei ricordi dolorosi, quegli odori sgradevoli che gli davano la nausea e quella voce insopportabile di Dodigain, che lo ingiuriava, mentre lo possedeva ferocemente e che, spesso ritornava a tormentarlo nei momenti  di quiete.

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⏰ Terakhir diperbarui: Jul 09, 2023 ⏰

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