Capitolo 13. Tanti auguri

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Pov. Dylan


Ho sempre odiato il mio compleanno.
Non l'ho mai sentito "mio".

A casa mia le feste si facevano in grande, piene di sconosciuti e gente importante, di regali costosi da parte di mio padre, che pensava che comprarmeli avrebbe rimediato al suo comportamento di merda.

Per questo da anni non lo festeggio più.

È sempre stato un modo di mio padre per far veder agli altri che bella ed unita famiglia fosse la nostra, per sottolineare tutti i soldi che aveva e come trattava bene i suoi figli durante il loro giorno speciale.

È sempre stato più un omaggio a lui che a me e Michael.

Ma purtroppo mio fratello non l'ha mai pensata come me, quindi da anni partecipo al suo compleanno ricevendo anch'io regali e auguri non voluti e non richiesti.

Preferirei starmene a casa, a scolarmi una bottiglia di whisky qualsiasi, con una bella ragazza e magari qualche canna.

Preferirei festeggiare solo con gli amici stretti, una cosa piccola ed in intimità, e non invitare cento persone che nemmeno mi conoscono ma vengono spinte dalla frase "ce l'open bar".

Perciò, come ogni 8 giugno da quattro anni a questa parte, mi ritrovo in camera a mettermi una camicia, per andare in un locale qualsiasi, a festeggiare un compleanno che preferirei tutti si scordassero.

E lo faccio solo per Michael, perché per quanto io non voglia festeggiare il mio, oggi è anche il suo giorno, ed io devo e voglio essergli accanto come ho sempre fatto.

Ho deciso di indossare una camicia bianca della Polo, un pantalone nero classico, la giacca nera del completo, e le Vans ai piedi. Perché ok essere eleganti, ma finche non andrò sottoterra non indosserò un paio di scarpe eleganti da pinguino.

Faccio passare il rullo del deodorante sotto la camicia e lo metto sotto le braccia sentendo già il caldo impossessarsi di me, poi prendo il profumo e lo spruzzo sul collo, dietro le orecchie, sui polsi e sulle ginocchia.

Perché Anita ogni volta attaccava il pippoto e diceva che cosi si lascia la scia quando si cammina, ed ormai mi ha ripetuto questo meccanismo cosi tante volte, che farlo è diventata un'abitudine.

Nel mentre che aspetto i due principini, che come al solito sono in ritardo, mi avvicino alla finestra e mi accendo una sigaretta. Butto fuori il fumo e penso a quante ne dovrò accendere stasera per non sbroccare contro tutte le persone che mi daranno pacche sulle spalle e mi sorrideranno facendomi gli auguri.

Aspiro di nuovo e mi chiedo se occhietti belli si presenterà stasera, dato che nessuno la vede e riesce a sentirla da cinque giorni. Probabilmente nemmeno saprà che è il nostro compleanno, e da una parte forse è meglio cosi.

Spengo la cicca nel posacenere e mi avvio verso camera di Luca per vedere a che punto è.

Lo trovo davanti lo specchio mentre si sistema i capelli e si scatta delle foto.

<<sei apposto marpione, stasera li stendi>> esclamo facendolo sobbalzare.

<<ah ah, divertente>> mi risponde piccato lui.

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