/e·qui·lì·brio/

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/e·qui·lì·brio/






Se da bambino gli avessero detto che l'equilibrio sarebbe stato uno dei requisiti fondamentali per combattere i giganti, Eren non ci avrebbe mai creduto. Perché in fondo anche se poteva arrivarci con la forza dell'intelletto, era solo un bambino che amava sognare e vedeva i soldati come eroi che erano diventati tali grazie alla forza dell'allenamento. La verità comunque stava nel mezzo: serviva talento per restare nell'esercito, poi una buona dose di forza di volontà e infine l'equilibrio.
E non ci avrebbe mai creduto da bambino che quella parola sarebbe stata una delle chiavi di tutto il suo futuro: di scelte fatte su due piedi che potevano mirare all'equilibrio della situazione in pochissimi secondi. Ma anche di equilibrio meramente sul lato fisico: ricorda quanto ci ha messo per trovare l'equilibrio necessario per stare dritto sul movimento tridimensionale, quando dal basso dei suoi otto anni e con qualche dente mancante gli sembrava così facile per i soldati volare lì in alto.
Lo ricorda come se fosse ieri: la legna pesante sulle spalle, le bretelle che tirano sulla maglietta, la puzza di sudore dei passanti che restavano fermi sotto il sole, come lui, per guardare quelli che erano tornati. Ricorda la ghiaia sotto i piedi, l'odore di pulito di Mikasa che gli stava accanto. Il rumore delle porte della città che si aprivano e se si concentrava bene anche qualche imprecazione che a quella età lui non avrebbe mai detto.

Quelli che erano tornati.

Eccoli lì, rotti ma fieri. Non capiva perché la gente li odiasse così tanto. Nemmeno ora lo capiva fino in fondo.

Ed uno dei sopravvissuti era lì a pochi passi da lui.


Levi non era invecchiato molto da quel giorno, o almeno, lui lo ricordava esattamente con quell'aspetto. I capelli rasati alla perfezione, le unghie curate, la voce profonda. I vestiti puliti. Le lame lucide e taglienti. Il fazzoletto al collo. La pelle bianca e la barba rasata alla perfezione.
È seduto davanti a lui con le gambe divaricate ai piedi del letto mentre finisce di leggere un rapporto. E lui si è infilato come ogni sera nella sua camera.

Equilibrio: che strana parola.

/e·qui·lì·brio/ .

La scandisce nella sua mente, ogni lettera come un passo di marcia. È quello che pensa di aver trovato per la prima volta nella vita: Levi gli da un senso di calma, di pace dopo la battaglia, anche dopo le perdite più grandi, anche se gli sembra più spezzato, più rotto dopo ogni sconfitta.
Ma è rassicurante comunque la sua presenza. È come un thè caldo quando hai mal di gola. Come il miele nel latte. Rassicurante, confortante. In qualche modo.


Levi è tutto quello che conosce della vita. È l'equilibrio dello spirito e l'equilibrio del corpo. È la bellezza in quei pantaloni bianchi, le cinghie sciolte ai piedi che toccano la punta degli stivali. La camicia appena aperta e il fazzoletto sciolto sul letto.

È stanco. Si è già mezzo spogliato.
Il mantello lo ha appeso alla sedia.

Eren invece non è equilibrato come lui: sente ancora l'adrenalina scorrergli nel sangue, percorrergli le vene e infuocargli l'anima. Sa cosa vuole per spegnere il fuoco, per spegnere il cervello, per ritrovare l'equilibrio.
E aspetta con tutte le sue forze proprio come Levi con pazienza e qualche cazzotto gli ha insegnato.

Equilibrio.
Prima il dovere poi il piacere.


E allora lo osserva: guarda i suoi capelli neri solleticargli la fronte imperlata, i primi bottoni della camicia aperti e le labbra che leggono. I suoi occhi sono nascosti dalla frangia: ha la schiena ricurvata e le braccia poggiate sulle cosce.
Eren non può fare a meno di pensare a quanto gli piaccia Levi, anche con i capelli sudati, anzi soprattutto così. Così umano, così vero.
In quel piccolo angolo che si crea tra loro, di sera, in quella stanza. Gli sembra che tutto il resto non esista, che il mondo non sia quel posto terribile dominato dai giganti, che gli esseri umani siano liberi, che lui possa amare Levi e che Levi possa amare lui.
E aspetta impaziente sul letto con i piedi nudi che strusciano placidamente sulle lenzuola – "Ti manca molto?" – sussurra per non farsi sentire al di fuori dalla camera e forse per non farsi sentire nemmeno da Levi stesso, perché sa quanto sia ligio al lavoro e di facile incazzatura.
-"Il tempo che ci vuole" –
Eren non risponde. Sbuffa appena e lascia cadere la testa sul cuscino. Il suo equilibrio mentale sta velocemente vacillando. Ha voglia di Levi, ha voglia di dimenticare, ha voglia di sesso e di stringerlo.
Ha voglia di dirgli tutte quelle cose che solo a letto si possono dire.
-"Ho quasi finito" – aggiunge poi Levi, senza dire altro. Ma Eren sorride. Lo conosce quel messaggio. Levi fa così quando si accorge di essere stato troppo rude, troppo antipatico soprattutto dopo una battaglia.
-"Va bene" – alza la schiena dal materasso e si appoggia con la fronte contro la sua. È calda. Respira il suo profumo e va dritto nelle vene ed è come benzina sul fuoco: non ci riesce e lo afferra per la mascella e lo fa girare; lo bacia con la lingua, gliela mette in bocca più che può e poi gli morde il labbro. Il respiro sibila contro la sua guancia perché non c'è abbastanza spazio per far passare l'aria. Lo sente mugolare di fastidio ma non si sposta. E l'equilibrio è perso in quell'incendio di anime e corpi che si sta consumando.
Gli mette una mano tra i capelli e lo bacia ancora. Lo vuole, lo vuole più di ogni cosa, più della vendetta, più della rivincita. E Levi lo lascia fare; lo asseconda perché in fondo ne ha bisogno anche lui, di quello, di quell'equilibrio spezzato, rotto come loro.
Levi si volta e gli mette una mano al collo e lo spinge di forza contro il materasso. Basta quello per iniziare a farlo venire duro nei pantaloni. Levi lo nota subito. Sa che gli piace, sa che lo eccita. Gli blocca l'aria nella gola e gli ficca l'indice in bocca – "Vuoi che ti scopi, moccioso?" – "è questo che vuoi?" –
-"Si"- biascica col dito in bocca e l'aria che gli manca nei polmoni.
-"Ti ho detto che ho quasi finito"-
Eren mugola, ha gli occhi lucidi. È rosso in viso. Levi allenta la presa – "Non importa, mi hai fatto venire voglia" – Lo bacia senza togliere la mano dal collo, lo bacia con vigore, la lingua che accarezza la sua e in quel momento sa che anche Levi ha perso il controllo – l'equilibrio - .
Eren allunga la mano sulla sua erezione vestita e la stringe, lo sente duro, lo sente caldo e teso e questo gli fa inarcare i fianchi mentre ancora si baciano. Si sente come in un bagno caldo: il suo corpo va a fuoco. Levi è capace di fargli quello, non lo capisce, non lo controlla. Non ci riesce.
Gli morde il labbro e gli sbottona lentamente la camicia, gli scopre il petto come la prima volta e lo trova – come ogni volta – bellissimo. Sa sempre di pulito Levi, in questo gli ricorda Mikasa. Ma Levi di più, è più pulito, più bello, più simile all'incendio e all'equilibrio allo stesso tempo. È la contraddizione più grande della sua vita; eppure, la sua più grande certezza.
Levi gli apre i pantaloni di scatto, con le cosce che lo intrappolano ai lati, belle e muscolose nel tessuto bianco. Prima di Levi, Eren non era mai stato interessato al sesso, agli uomini. A qualsiasi cosa che non fosse combattere. Poi è arrivato lui, prima come eroe poi come uomo. E ha ucciso e allo stesso tempo dato vita ad una parte di sé. Ormai la sua vita era divisa in prima e dopo di Levi. Glieli fa scivolare sulle cosce lisce e più scure delle sue: poi glieli toglie e li lascia ai piedi del letto con la grazia che lo contraddistingue. Gli lascia il collo arrossato solo per togliergli la camicia – "è veramente troppo facile farti eccitare, moccioso di merda" – mormora, forse più a sé stesso che a lui. Eren però non si imbarazza perché lo vede nello stesso stato: allora con un tacito sguardo gli chiede il permesso di spogliarlo e finisce di slacciargli la camicia, con fretta come solo lui sa fare, poi passa alla cintura e ai pantaloni. Si sente prendere fuoco quando il suo corpo nudo combacia col suo, quando le loro erezioni si incontrano e bollenti danzano come le loro lingue.

c'è qualcosa di poetico in quella danza sporca, perché tutto quello sa che non lo dovrebbero fare, ma è l'unica cosa che lo rende stabile in quella vita priva di ogni senso, priva di equilibri e certezze. Levi e il suo corpo, Levi e il suo profumo, Levi e la sua sboccataggine. Levi e la sua lingua che gli scava in bocca come a volergli risucchiare anche l'ultima particella di ossigeno nei polmoni.
Levi e quel modo di fare rude e delicato allo stesso tempo che lo manda in estasi quando combatte e quando lo scopa.


Non lo prepara, non c'è né bisogno: tanto guarirà in meno di un battito di ciglia. Sente la sua erezione calda premere nel culo, premere per entrare e forzare l'ingresso. Lui cerca di rilassarsi ma il suo cuore scalpita e improvvisamente gli sembra di essere in battaglia: si aggrappa ai capelli di Levi, perde l'equilibrio sui gomiti e si lascia totalmente a lui. Levi gli entra dentro con un colpo più secco di anche, mugola nella sua bocca, mentre gli morde le labbra rosse come sangue e gli graffia la schiena. Non c'è bisogno di parole: inizia a spingere, sente le sue carni cedere, allargarsi per lui e fargli posto, stringerlo in quel modo accogliente che gli ricorda vagamente casa.
Spinge ed Eren sospira come può, cerca ossigeno che non c'è, lo tocca sulla schiena e allarga di più le gambe: lo vuole di più, di più, di più.
Non ha nemmeno la forza di chiamare il suo nome per quanto sono forti le spinte e gli tocca quel punto così dolce e segreto che lo fa tremare, quello che a volte ha cercato da solo ma che non ha mai trovato. Levi sa come toccarlo, sa come sciogliere ogni suo nervo scoperto.


Sa fargli perdere l'equilibrio e poi ritrovarlo in quel bagno di sudore e umori, saliva e graffi. Il letto cigola e non importa a nessuno, nemmeno che qualcuno possa sentirli in quel momento perché, quando stanno insieme non esiste nient'altro.
Le lenzuola sono un disastro sotto i loro corpi, sono la sintesi perfetta di quello che sta succedendo in quel letto. Eren accoglie le spinte di levi, accoglie i mugolii con la sua bocca, lo stringe tra le cosce e non lo lascia andare ma lo asseconda in quel movimento fluido e danzante.
Le mani che gli stringono il collo, poi le braccia e poi il culo.


E poi l'orgasmo arriva come un filo che all'improvviso si spezza; come un elastico che si rompe e rimbalza nel corpo e nella mente, lo colpisce in profondità e non può fare altro che abbandonarsi a quelle sensazioni, a quel mare che lo investe allo stesso tempo mentre levi gli viene dentro ma lui non capisce più niente. Si sente su una nuvola, si sente volare. La schiena bagnata di sudore non tocca il letto ma il cielo.
E all'improvviso tutto torna calmo.
Levi gli stringe le spalle come a consolarlo perché conosce i suoi pensieri, conosce il suo moccioso.
Esce cautamente da lui e si sposta al suo fianco.
E l'equilibrio nel silenzio ritorna, mentre i battiti rallentano.
Perché in fondo la vita era un gioco fatto di equilibri, e quello era l'equilibrio perfetto per loro.






Note dell'autrice:
Non so come sia uscita questa cosina, ma alla fine l'ho scritta. Ammetto che ho perso la mano nello scrivere ma spero comunque che vi sia piaciuta ^^
Ps: all'inizio volevo chiamarla equilibrium ma continuavo a pensare al prosciutto dietetico e niente ridevo da sola non era adatta ad una ff porn, PERò HO RISO TANTO DA SOLA CON ME STESSA.
Un abbraccio, Madeleine

/e·qui·lì·brio/Where stories live. Discover now