Pretty Girl - M.B.

Where in the world did you hide it?

Attenzione! Questo capitolo contiene contenuti forti riguardo l'abuso fisico! Sconsiglio la lettura se siete sensibili.

"1° luglio 2020", diceva la schermata sul mio cellulare. Cinque chiamate perse da mamma.
Non la richiamai. Non l'avevo mai fatto e di certo non l'avrei fatto quel giorno.

Mi trovavo in un bar vicino all'università insieme ad un bambino a cui facevo da babysitter. Si chiamava Tim ed era la creatura più ingenua e dolce del mondo. Lo portavo spesso in quel bar perché era un posto molto accogliente dove ci si sente a casa. Chiacchieravamo sempre fino a poco prima di cena, poi lo riportavo a casa e mentre io gli preparavo da mangiare lui disegnava. Mi diceva spesso che gli sarebbe piaciuto diventare un pittore.
Infatti, anche in quel momento, davanti alla sua brioche al cioccolato, ne stava parlando.
«Chloe, mi stai ascoltando?» mi domandò. Ops.
«Scusa piccolo, stavo solo pensando. Di cosa stavi parlando?»
«Dicevo che mi piacerebbe farmi regalare dei pennelli e degli acquarelli per Natale, così posso imparare a dipingere».
Sorrisi e allungai la mano per accarezzargli la testa. Io e lui eravamo simili e opposti allo stesso tempo. Sognavamo in grande ed eravamo dolci, ma mentre il mondo aveva trattato bene lui si era permesso di abbandonare me senza neanche chiedermi scusa.

Proprio in quel momento, una ragazza inciampò davanti ai miei occhi, facendo volare la sua borsetta nera. Aveva un cappello con visiera blu e gli occhiali da sole e una tuta bianca a macchie rosa. «Ti sei fatta male?» le domandai, alzandomi dal posto a sedere e aiutandola a raccogliere la borsa e il suo contenuto. «Si, si. Non ti preoccupare» disse strappandomi la borsa dalle mani. «Grazie» disse, alzandosi di fretta.
Non so cosa mi prese, ma la afferrai per il polso e la feci voltare. Non avrei dovuto, perché la riconobbi all'istante.
«Madison?!» esclamai, un po' troppo ad alta voce, perché mi mise una mano sopra la bocca e mi fece segno di stare in silenzio. Mi guardò per un millesimo di secondo, poi si guardò alle spalle e infine si tolse gli occhiali.
«Jules! Ma che fine avevi fatto?» mi chiese, posando le sue mani sui miei gomiti. Aveva un sorriso enorme sul viso, ma si affievolì poco dopo. «Non sei più tornata...»
«Lo so, scusami. I tuoi vestiti ce li ho ancora perciò non ti preoccupare perché te li restituirò» dissi tutto d'un fiato. Non la guardavo in faccia, non riuscivo.
«I vestiti? Davvero li hai tenuti?» rise. «Non volevo tornassi per restituirmi i vestiti ma per sapere come stassi».
Annuì e le feci segno di sedersi. Mi sedetti anche io, accanto a Tim, che era così educato da non intromettersi nella conversazione.

«Questo è Tim, gli faccio da babysitter». Il bambino salutò flebilmente con la mano e Madison ricambiò con un sorriso smagliante e un dolce "ciao". «Vado all'università qua vicino e mi servono i soldi per pagare l'iscrizione» spiegai.
«Capisco, quindi sei fuori sede?»
«Già».
«Dev'essere dura...»
«Non immagini quanto» mormorai. Calò il silenzio. Mi accorsi che il trucco che aveva indosso la rendeva molto più donna di quel che sembrasse l'anno scorso. Inoltre, aveva i capelli colorati con delle ciocche bionde.
«Ad ogni modo, questo è il mio instagram» disse, scrivendo su un tovagliolo il suo nickname. Mi sorprese quel gesto. Davvero pensava non la conoscessi? Presi il tovagliolo. Aveva una bella calligrafia. «Scrivimi pure quando hai tempo, e non ti preoccupare per i vestiti» aggiunse, poi prese il suo ordine e se ne andò.

Rimasi in silenzio per un po', ma per fortuna ci pensò Tim a parlare per primo.
«Chi è Jules?»
«È una lunga storia, lascia stare».
Altro silenzio.
«È molto bella Madison!»
Non risposi, ma per qualche motivo sentii le guance riscaldarsi.

*******

Nonostante non volessi ulteriori noie, scrissi a Madison. Anzi, iniziammo a scriverci spesso. Così spesso che si era imparata il mio orario delle lezioni e anche quando iniziavo a studiare, motivo per cui non disturbava mai. Non ci incontravamo, tuttavia, poiché entrambe eravamo troppo impegnate.