quando io sarò nel mio inizio

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è l'una e quaranta. ferragosto in una città del sud. da un balcone rosso carminio, si affaccia una donna. ha i capelli biondi, leggermente arancioni, il pigiama addosso e una sigaretta tra le labbra. guarda lontano, chissà dove. ogni tanto chiude gli occhi, è tardi anche per lei.
qualcuno attraversa la strada e sale sul marciapiede sotto al balcone, avvicinandosi. non troppo però. il giusto per poter vedere la donna.

ogni tanto, spesso, penso a mia nonna. a quanto io le voglia bene, pur non sapendo a pieno come sia andata la sua vita, anche se lei non sa com'è la mia vita. le voglio bene, tanto, perché semplicemente è mia nonna. di solito non è mai così. non voglio bene ai miei parenti solo perché sono miei parenti. nonna è diversa però. è la mia nonna.

quel qualcuno alza lo sguardo, sorride e le guance vanno su, su, su. indossa un abito blu, celestino, grigio, delle scarpe pesanti e un marsupio beige a tracolla. gli occhi si fermano sulla donna in pigiama.

mia nonna ha la casa e la voce che danno di sigarette. non sorride spesso, solo con i nipoti. piange tanto, con chiunque le capiti di fronte. mia nonna ha dovuto affrontare tante, ma proprio tante cose. non le faccio una colpa, se ogni tanto, spesso, vuole stare sola e non ha voglia di fare nulla, proprio nulla. capita anche a me, e quando succede mi pento di tutte le volte che tornavo a casa e mi lamentavo con mamma di come nonna dicesse sempre di voler morire, di voler buttarsi giù dal balcone. mi pento così tanto.

“nonna! nonna!” il sorriso rimane lì, si allarga e si vedono i denti, solo un po'. la donna si gira verso la voce, e anche a distanza di metri si vede il sorriso che fa, come gli occhi si incurvano, le rughe profonde e bellissime. fa ciao con la mano, con la stessa che mantiene la sigaretta.
“dove vai, amore della nonna?”
“vado a porto rosso!”

ci penso spesso, alla nonna. soprattutto quando mamma mi dice che sta di nuovo male. a nonna sono state diagnosticate tante cose, molti anni fa. e da quel momento non è che sia andato proprio tutto bene, anzi.
nonna ha dovuto affrontare tanti problemi, per questo mi pento. e anche perché ogni tanto mi sento vicino a lei. la capisco. ogni tanto cerco di farlo capire anche a mamma, butto qualche battutina su come anche a me verrà lo stesso brutto malore quando farò grande. ma mamma non sembra capire che io sono già grande, lo sono da un po' di anni, purtroppo.

dietro di lei, la luce del soggiorno illumina parte del balcone. è buio e non si vede, ma quel qualcuno sa come la zanzariera abbia un pezzo di nastro adesivo rosso sopra. perché la donna con la sigaretta non vede. non vede tante cose.
l'abito ha uno spacco laterale e la gamba sinistra è scoperta, una mano a cercare di non far vedere troppo a nessuno. “ti sta proprio bene,” un sorriso, tutto rughe e occhi. “grazie, nonna.”

io a nonna voglio tanto bene. ogni tanto ci penso. penso a tante cose. su quello che c'è tra me e nonna. su come non ci conosciamo davvero a fondo forse, anche se le ho chiesto com'è stato conoscere il nonno, e com'è stato vivere in quegli anni, almeno quattro volte. su come però qualcosa la condividiamo, qualche sentimento lo percepiamo alla stessa maniera, lo viviamo alla stessa maniera. chissà.

“vado ora, nonna!”
“va bene.”
“ti voglio bene, tanto!”
“anche la nonna te ne vuole.”
“vengo a trovarti a pranzo uno di questi giorni, va bene?”
“chiamami così ti faccio la pasta tua preferita.”
“ciao, nonna! ti voglio bene!”
“la nonna te ne vuole di più.”
“sei l'amore della mia vita!”
“e tu quello della nonna.”

nonna. nonna, tu non lo sai, ma io sono tante cose. sono tanto. sono io, un io diverso da quello che tu vedi sotto il tuo balcone. e forse non mi vedrai mai davvero, perché è tardi. ma sappi, nonna, che mi hai visto! un po', qualcosa hai visto! anche se non vedi niente e gli occhi sono solo uno dei problemi, nonna. mi hai visto, ogni tanto. quando dicevi di volerti buttare giù anch'io ti vedevo. mi dispiace tanto, nonna. condividere qualcosa è bello, ma non è proprio bello condividere questo. mi dispiace, nonna. perché non mi sono fatto mai vedere più di un minimo, ma ho dovuto comportarmi così! ti prego.
nonna.
un giorno, quando non sarà più tardi, quando il tempo per te non sarà più importante e io sarò nel mio inizio, scriverò di te. scriverò di te e lo pubblicherò, da qualche parte lo pubblicherò. per me e per te. scriverò di te, quando capirò chi sono e potrò mostrarmi interamente al ricordo che avrò di te. al ricordo che so rimarrà intoccabile, puro.
scriverò di te, nonna. scriverò di me, nonna.

tu nella tua fineWhere stories live. Discover now