Capitolo 12

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Vedo una luce di determinazione negli occhi di Matthew mentre cerca di alzarsi, un desiderio di ritornare alla sua piena forza nonostante la devastazione che ci circonda

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Vedo una luce di determinazione negli occhi di Matthew mentre cerca di alzarsi, un desiderio di ritornare alla sua piena forza nonostante la devastazione che ci circonda.
Tuttavia, il mio istinto mi spinge a esercitare cautela.
Gli occhi si allargano di preoccupazione mentre gli poso con delicatezza una mano sul petto, esercitando una leggera pressione per farlo rimanere sdraiato.

«Matthew, aspetta,» dico con un tono che cerca di combinare il calore della comprensione con l'urgenza della situazione.
«Le onde del mare, generate dall'onda d'urto, sono ancora molto forti. Se ti alzi ora, potresti farti male di nuovo. Dobbiamo aspettare finché la situazione non si stabilizza.»

La mia voce si fonde con il rombo delle onde che si infrangono, una sinfonia di caos che ci circonda da ogni angolo.
Ma il messaggio sembra arrivare a Matthew, e i suoi sforzi per alzarsi si interrompono, il suo corpo rilasciando un sospiro di sconfitta momentanea.

I nostri occhi si incrociano, e nella sua espressione vedo una combinazione di frustrazione e rassegnazione. È come se il suo desiderio di alzarsi e agire si scontri con la realtà implacabile delle circostanze.
Con un cenno, cerco di comunicare che dobbiamo aspettare, dobbiamo essere pazienti e scegliere il momento giusto per muoverci.

Ma poi il suo sguardo si sposta oltre di me, oltre l'orizzonte selvaggio, e si posa su Sebastian e Gabriel.
I loro corpi stesi a terra, ustionati e immobili, sono un richiamo viscerale all'orrore che abbiamo affrontato e che ancora ci circonda. La sua agitazione inizia a crescere, un impeto di emozioni che si traducono in movimenti frenetici.

Con gesti rapidi e incerti, Matthew cerca di alzarsi nuovamente, determinato a raggiungere i nostri amici. Ma le onde del mare lo colpisce con forza, sbattendolo contro il terreno ancor prima di alzarsi del tutto.
La sensazione di impotenza che ci abbraccia è ineluttabile, una conferma crudele della nostra fragilità di fronte alla furia della natura.

«Matthew, aspetta ancora!» urlo, cercando di attirare la sua attenzione. «Le onde non si sono placate, dobbiamo resistere ancora un po'. Raggiungeremo gli altri, ma dobbiamo farlo al momento giusto.»

Con un respiro profondo, Matthew cerca di raccogliere la sua forza interiore, come un guerriero affrontando una battaglia silenziosa. Le sue spalle si abbassano mentre inspira profondamente, cercando di riportare il suo corpo sotto controllo. 

Tuttavia, la sua determinazione viene bruscamente interrotta da un'esplosione di tossa violenta, un'eco della sua esposizione alle radiazioni, un suono che squarcia l'aria circostante come un richiamo disperato alla sua lotta per sopravvivere. Le sue spalle tremano con ogni colpo di tosse, un riverbero fisico della sua lotta per respirare meglio, un suono che riecheggia come un'eco nelle nostre menti.
È un'immagine crudele della vulnerabilità umana, un'immersione nella fragilità di fronte alle forze che ci superano.

Le mie mani si muovono in modo istintivo, raggiungendo Matthew nella sua lotta. 
Cerco di stabilizzarlo, di offrire un qualche tipo di conforto anche se la mia influenza sembra così insignificante rispetto alle radiazioni che circondano l'aria.
La pelle dei suoi bracci è fredda al tatto. Eppure, il suo sguardo torna su di me, un punto di ancoraggio in mezzo al caos.

I suoi occhi sono lacrimanti, ma intrisi di fiducia. È come se la sua espressione rifletta una sorta di accettazione della situazione, una rassegnazione a ciò che è stato scatenato dalla detonazione nucleare. In quegli occhi, vedo anche la determinazione di andare avanti, nonostante tutto.
È una decisione muta ma potente di non arrendersi, di affrontare la sfida con tutto ciò che ha.

La sua tossa si attenua gradualmente, lasciando spazio a un silenzio carico di tensione e di significato.
La mia mano continua a riposare sul suo braccio, un segno di sostegno che parla più forte di qualsiasi parola. 

Nell'aria densa di incertezza, il nostro legame sembra ancora più solido, una connessione che ci mantiene ancorati in questo mare di turbolenze.

Poi, le sue labbra si muovono, e le parole escono come un sussurro carico di paura e ansia: «Non voglio morire a causa delle radiazioni come è successo a Gabriel e a Sebastian!»
Le sue parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco, un richiamo diretto all'orribile realtà che stiamo affrontando. La sua voce, ferma ma intrisa di emozione, è come un'eco delle nostre paure più profonde.

Guardo fisso negli occhi di Matthew, vedendo la fiamma di determinazione che brucia ancora dentro di lui nonostante le avversità. Comprendo l'intensità dei suoi timori, la paura di condividere lo stesso destino tragico che ha colpito i nostri amici.
È come se in quel momento tutto il peso della situazione si concentri in quella dichiarazione, come se ogni pensiero e preoccupazione abbiano trovato voce attraverso le sue parole.

Mi accorgo che la mia mano stringe il suo braccio con più forza, un gesto di consolazione e di comprensione. «Matthew» rispondo con un tono calmo ma risoluto, «Stiamo facendo tutto il possibile per proteggerci dalle radiazioni. Abbiamo preso precauzioni e ci stiamo prendendo cura l'uno dell'altro. Non voglio perdere nessun altro.»

Le sue iridi incontrano le mie, e posso vedere una lotta emotiva riflessa in quegli occhi.
La sua paura è palpabile, ma vedo anche una scintilla di speranza, una volontà di lottare contro le probabilità. «Abbiamo affrontato insieme situazioni difficili finora,» continuo, cercando di infondere fiducia nelle nostre capacità. «E affronteremo anche questa. Siamo una squadra, e insieme possiamo superare qualsiasi ostacolo.»
La mia voce è ferma, portatrice di determinazione e unità.

Con un movimento delicato, poso l'altra mano sulla sua spalla, cercando di trasmettere il mio impegno a proteggerlo, a proteggerci tutti.
«Non sei da solo in questa lotta, Matthew. Siamo qui l'uno per l'altro, e troveremo un modo per sopravvivere.»

Il silenzio torna a scendere su di noi, ma questa volta è diverso. È un silenzio carico di promesse e di determinazione. Le parole che abbiamo condiviso, anche se poche, portano con sé un peso e una forza che ci legano ancora di più.

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