11. Zara

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La mattina dopo io e Josh iniziamo a correre alla rinfusa in giro per casa sua . Siamo rimasti a letto troppo e ora lui e' in ritardo per la lezione e io per il lavoro. Che poi, mi chiedo io a che cosa serva andare a lavorare per lui dato che a quanto pare è economicamente stabile. Adesso ci siamo vestiti, lavati i denti, sistemati e non abbiamo nemmeno tempo per il caffè. Credo che nessuno rivolgerà la parola ne  a me ne  a lui fino alla prima tazza di caffè, dato che potremmo anche essere in grado di accoltellare qualcuno in queste condizioni. Saliamo in macchina dopo aver preso, cioè  buttato casualmente degli oggetti all'interno di uno zaino, i libri per la lezione lui, e io i miei vestiti. Allacciamo le cinture, tiriamo un respiro di sollievo e poi scoppiamo a ridere guardandoci negli occhi. " Siamo veramente un casino, nemmeno a svegliarci riusciamo in due!" -" Signore che dramma questa mattinata! Prossima volta mettiamo quattro sveglie con il rumore di un ambulanza. Così dovremmo svegliarci, in teoria." dice lui senza pensarci molto su. Ma quando realizza che ha alluso ad una prossima volta rimedia subito borbottando un - se vuoi, ovviamente.-.  Io lo guardo e gli prendo la mano per tranquillizarlo.  " Per me va più che bene. Se mi dai poi il tempo di riordinare un pò la mia super reggia, potrai venire tu da me. " ci guardiamo a lungo, con solo il rumore in sottofondo della pioggia a tenerci compagnia e a incoraggiarci a dire quelle cose che rimangono sospese nell'aria e nel tempo.   aspettate, ho detto rumore della pioggia!  il tempo di distogliere entrambi lo sguardo che realizziamo che abbiamo i finestrini abbassati e che siamo quasi completamente fradici. " cazzo la mia auto! " sbotta lui tirando su i finestrini. io intanto non so se scoppiare a ridere o se rimanere seria. vedendo già com'è incominciata la mattinata e vedendo come sta proseguendo, secondo me dovremmo segregarci in casa per evitare di fare danni troppo gravi. aspetta magari.... " e se al posto di andare a lezione  e a lavorare, rimanessimo a casa tutto il giorno? possiamo andare da me, se ti va bene l'idea della mia bravata." dico accompagnando il tutto con il mio tipico sorrisetto impertinente. lui nemmeno mi risponde, si limita solamente a ingranare la marcia e a partire verso il campus, dato che io abito li accanto. arriviamo sotto la mia umile dimora, scendiamo e io inizio a cercare le chiavi. fatto sta però, che appena mettiamo piede fuori siamo entrambi completamente fradici. iniziamo a correre sotto la pioggia come due adolescenti alle prese con il loro primo amore.  josh mi prende per mano e mi trascina sotto il mio portico. nel frattempo io rido coma la matta che sono. ora siamo al coperto e io non so nemmeno come ho fatto a ritrovarmi abbracciata a lui. ci guardiamo per attimi che sembrano infiniti, finche' lui non mi prende il volto tra le mani e mi bacia dolcemente, poi con impeto e di nuovo dolcemente.   " saliamo?" domando  conscia di avere ancora uno sguardo sognante tanto quanto lui. saliamo e ci dividiamo, perchè abbiamo prestabilito un confine muto e invisibile da non dover superare in questo momento.  entriamo, mi tolgo le scarpe e lo invito ad accomodarsi. fortunatamente la casa è in condizioni ottimali dato che è da un pò di tempo che io e Grace non ci diamo alla pazza gioia dei festini per ventenni. ci sono solo alcuni vestiti in giro che si possono buttare nell'armadio, delle cartacce da buttare e per il resto la mia casa potrebbe essere uscita da una rivista. trovo che la mia abitazione mi rappresenti molto: divano grigio chiaro, pavimenti in piastrelle nere opache e i muri grigio scuro e alcune pareti bianche. l'arredamento è per lo più in legno di mogano. lui si guarda attorno cercando di memorizzare più dettagli possibili, immagino. io da casa sua ho capito molto di lui: non gli piacciono le cose superficiali e che gli basta il minimo indispensabile. bene, di me invece capirà che mi piacciono da morire le cose sfarzose e superficiali e che io in casa ho anche cose che probabilmente non mi serviranno mai. lato positivo della vicenda: ci compensiamo. dopo aver esaminato la mia tana si toglie le scarpe e si avvicina a me con un passo da predatore e calcolatore, che pensavo non gli si addicesse. ma ora che lo vedo così....cavolo, come ho fatto a non capire sin da subito che lui è un mezzo dongiovanni! però, non mi sento una preda. non mi sento come quando il mio vicino mi aveva rubato una delle cose più belle del mondo ma la peggiore per me da quel momento. lui si avvicina, mi mette le mani sui fianchi e mi avvicina a lui. molto vicina. " allora, sei tu la padrona di casa quindi decidi tu cosa dobbiamo fare per questa giornata che abbiamo rubato al mondo." oddio, se dovessi essere sincera saremmo messi male. molto male. per mia fortuna ho sempre un piano B. " potremmo guardare dei film, stare sotto la coperta sul divano a bere del tè caldo e poi ordinare d'asporto per pranzo. al pomeriggio ci penseremo poi." lui sorride, almeno è un buon segno. " che film? se è uno di quei film super sdolcinati sappi che non mi opporrò perchè devo ammettere che piacciono anche a me. ma questo è un segreto solo mio e tuo, intesi? "alle  ultime parole mi sussurra all'orecchio e io deglutisco a vuoto. " allora siamo d'accordo. il tuo segreto è al sicuro, tranquillo. una delle doti di cui vado fiera è la lealtà nei confronti di chi mi fido, e mi sà che io di te mi fido. comunque come film guardiamo Orgoglio e Pregiudizio. mettiti comodo sul divano che preparo il tè, prendo la coperta e poi lo metto." gli dico. prendo vado in cucina e inizio a mettere su l'acqua  per la nostra bevanda calda. vado a prendere le coperte e le butto sul divano prima di tornare a controllare l'acqua. prendo due tazze, le riempio, metto i filtri dentro e mi avvio per il salotto. poso le tazze fumanti sul tavolino da caffè e raggiungo il telecomando. apro netflix e faccio partire il film, dato che è nella lista di quelli che ho scaricato. mi giro e mi allungo per sedermi sul divano, quando realizzo che Josh si è completamente sdraiato sopra e che mi guarda con sfida. io allora mi metto sopra, e lui si sposta per far aderire la sua schiena allo schienale. prende le coperte e le sistema sopra i nostri corpi intrecciati, mentre io recupero le tazze e gliene cedo una. si scorge e mi sussurra all'orecchio in un bisbiglio quasi impercettibile " se al posto di andare a lezione mi spettasse questo tutti i giorni, credo che sarei anche contento di lavorare in un supermercato." .  detto ciò mi abbraccia e partono i titoli di testa.   

In The Past LoversWhere stories live. Discover now