Capitolo 25.

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𝓡𝓮𝓫𝓮𝓬𝓬𝓪

Sento due mani avvolgenti e decise afferrarmi per gli avambracci e scuotermi prepotentemente.
Terrorizzata dall'idea che di fronte a me ci sia l'unica persona da cui scappo, non apro nemmeno le palpebre e silenziosamente spero solo che finisca in fretta.

Esattamente come quando ero bambina.
Sono nuovamente catapultata in questo vortice nero pieno di ricordi taglienti che lacerano la mia anima in profondità. Fa così tanto male, che non sento neanche più il dolore. È possibile soffrire così tanto da arrivare al punto di restare inermi al dolore?

La voce calda e familiare di Leonardo mi sussurra dolcemente parole caute. Leo lo riconoscerei anche in mezzo a centinaia di voci; la sua è l'unica che mi tocca ogni vibrazione nervosa e mi porta automaticamente a casa.

Così, spinta da un breve attimo di coraggio, schiudo leggermente gli occhi e lascio entrare la minima luce indispensabile a farmi captare l'immagine di chi mi sta davanti. Intravedo lunghi ricci color miele che danzano leggeri sulla fronte, fino a incontrare i suoi occhi color nocciola che mi ricordano da sempre le piscine di miele quando c'è il sole. Allargo ancora un po' la mia visuale e vedo le sue lentiggini, le sue labbra perfette e rosee.

Finalmente mi sento meno sola.
Capisco che le mani che mi toccano la pelle sono le sue, e così finalmente mi lascio andare.
Sprofondo in un pianto liberatorio e mi aggrappo con ogni minima forza alle sue braccia calde e sicure.
Lui mi accoglie, così come il giorno accoglie il primo raggio di sole che scaccia via il buio.
Mi accoglie come un terreno arido e secco accoglierebbe qualche goccia di pioggia dopo una lunga siccità.

<<Shh, non piangere.. non piangere Becca ci sono io qui>> sussurra al mio orecchio.

Il suo respiro è affannato e sento il suo cuore battere all impazzata sotto di me. Ho la testa appoggiata al suo petto e potrei giurare di non aver mai sentito un battito cardiaco così forte. Leonardo ha paura.
È strano percepire le sue emozioni così forte da farle sembrare quasi mie; io e mio fratello siamo da sempre connessi nella nostra empatia fraterna. Tutto ciò che sento io lo prova anche lui, e viceversa.

<<Lui è qui>> riesco a dire tra un singhiozzo e l'altro dopo aver ripreso a respirare un po' meglio.

<<Non c'è nessuno qui, te lo giuro>> risponde lui, tentando di rasserenarmi.

La sua mano liscia mi accarezza la fronte e sposta qualche ciocca di capelli che si era appicciata alla pelle per via del sudore.
L'altra mi tiene salda a lui afferrandomi dal fianco.
La sua testa è appoggiata sopra alla mia e le sue gambe mi circondano. Siamo entrambi seduti a terra su questo pavimento freddo e decisamente scomodo.

Toc, toc.
Dalla porta d'ingresso sento il rumore delle nocche che incontrano il legno vecchio della porta d'ingresso e subito il mio cuore ricomincia a palpitare.
Sento l'ansia risalire alla velocità della luce e per un attimo sono convinta che a pochi metri da noi ci sia lui.

<<Stai tranquilla, è Riccardo. Gli ho scritto io di venire>> si affretta a dire Leo vedendomi agitare sotto di lui.

<<È aperto Ricky>> aggiunge poi, voltandosi verso la porta per verificare che entri chi stava aspettando.

Perché l'ha fatto venire ? Non voglio che mi veda ancora così. Non voglio nessuno oltre mio fratello in questo momento. Non voglio averlo qui dopo tutto quello che è successo.

<<Perché l'hai fatto venire? Digli di andarsene ti prego>> confesso, non preoccupandomi di non farmi sentire dalla terza persona.

<<Perché entrambi vogliamo proteggerti, e se siamo in due possiamo farlo meglio>> si intromette subito Riccardo.

La sua voce è dolce e frustrata al tempo stesso.
Nel parlare si è abbassato verso di me e si è posizionato a poca distanza. Ora sta in ginocchio davanti a me e Leo, mi guarda dritta negli occhi e nel suo sguardo non leggo la minima compassione.
Grazie a Dio, mi dico tra me e me.
Quella è l'unica cosa che odio forse più della sensazione di essere impotenti.

Non rispondo alla sua affermazione, perché ovviamente Riccardo sa sempre dire la cosa giusta, nel modo giusto e al momento più opportuno.
Leonardo mi lascia andare lentamente facendo meno pressione su di me. Ora sembra rilassarsi anche lui e non avere più quella paura di dovermi trattenere più vicina che mai a se.

<<Vuoi dirmi che è successo? Perché stai così?>> mi domanda poi mio fratello rivolgendomi il suo sguardo.

Racconto a entrambi del messaggio che ho ricevuto poco dopo essere salita a casa. I due si scambiano delle occhiate furiose che mettono paura persino a me che sono la vittima di questa situazione.

<<Ho una pistola in casa, e sappi che sono seriamente disposto a usarla se quell'uomo prova ad avvicinarsi a Rebecca>> commenta Riccardo.

Penso di non aver mai sentito il suo timbro così violento e duro, è pieno di rabbia e lo si percepisce pienamente.

<<Non dire stronzate. Non dobbiamo finirci noi in galera al posto suo>> lo incalza mio fratello.

<<Ci andrei volentieri se bastasse a levarlo di mezzo per sempre>> sta volta i suoi occhi si puntano su di me mentre pronuncia quelle parole.

La sua suona quasi come una promessa.
È dura e dolce allo stesso tempo. Sa di autentico.
Nei suoi occhi vedo quanto ciò che dice sia vero, e quanto sarebbe disposto a rischiare davvero così tanto pur di salvarmi dal mio incubo.
Ma lo fa per me o per semplice etica morale?
Probabilmente la seconda; Rosario è un uomo che farebbe schifo a chiunque.

<<Lo so che lo faresti, per questo ti sto vietando di farlo, per evitarti la galera a vita>> risponde Leo con tono più leggero e sdrammatizzando la situazione.

Fortunatamente lui riesce sempre a cambiare il mio umore e le mie circostanze buie. Nessuno è mai riuscito a farlo così tanto bene. Apparte Ricky.
La prima sera che sono arrivata qui, lui è stato di grande aiuto e non posso negare che la sua presenza abbia ribaltato completamente la situazione.

Era riuscito a tranquillizzarmi; mi aveva parlato di lui da bambino, mi aveva fatta sentire capita e nel suo piccolo mi sentivo che potevo fidarmi. Riccardo non mi farebbe mai male, neanche se gli chiedessi io di farlo. Me lo ha confermato sta sera, quando poteva benissimo approfittare del momento che si era creato tra noi per spingersi oltre, e invece non l'ha fatto per rispettarmi.
Me lo ha confermato anche quando ha scelto di dirmi la verità sulla sua scopata pomeridiana, prima che condividessimo insieme una cosa folle.

Infondo so che lui è stato davvero onesto con me.
So anche che chiunque altro non lo avrebbe fatto.
La natura della mia reazione è stata per lo più la gelosia che mi ha scaturito immaginarlo in mezzo alle gambe di un'altra. Ma ovviamente non l'ho ammesso e mai l'avrei fatto.

<<Sono quasi le sei miei cari.. che ne dite di una bella brioche con la ricotta calda a bordo spiaggia vista alba?>> propone l'oggetto dei miei pensieri.

Riccardo ha appena descritto tutto ciò che per me è la felicita, senza saperlo.
Leonardo sorride a quelle parole e mi concede un'occhiata d'intesa. Lui sa che amo quella proposta e che vorrei catapultarmi velocemente giù dalle scale per correre verso il mare. Lo sa perché lui mi conosce meglio di chiunque altro. E sa anche che ora sono stupita da come Riccardo abbia appena detto di fare qualcosa che io amo fare senza averglielo mai detto.

<<Becca ne sarebbe entusiasta!>> ammette poi.

<<Immaginavo..>> dice sorridendo.

Qualche minuto dopo siamo tutti e tre diretti verso la spiaggia; io cammino in mezzo ai due ragazzi come se fossi scortata dai mie bodyguard personali, e silenziosamente li ringrazio entrambi per quel senso di protezione che avverto dentro di me. Mi sento stranamente bene, al sicuro, felice. Tutti gli incubi del passato sembrano essere andati a dormire silenti. Per ora..

𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora